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lunedì, Apr 13

L’Oms si è affidato agli influencer virtuali per comunicare il coronavirus



Da Wired.it :

Si chiama Knox Frost, è un 20enne di Atlanta ed è stato scelto per comunicare al giovane pubblico di Instagram l’emergenza della pandemia. Segni particolari? Non esiste

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stretto una partnership con l’influencer Knox Frost per raccogliere donazioni e sensibilizzare i giovani sui comportamenti da tenere per evitare il contagio da coronavirus. Basterebbe già così, ma vale la pena aggiungerci il dettaglio: Knox Frost, 20enne di Atlanta, non esiste.

Quel nome a metà tra un dado vegetale e una marca di padelle appartiene a un influencer virtuale, che ha pure un milione di follower su Instagram. È un computer generated influencer, opera dei tecnici dell’agenzia americana Influential, che hanno creato il suo volto al computer, e postano quotidianamente le foto della sua vita, con caption scritte in maniera piuttosto accattivante: Knox che gioca a basket, Knox che sta stravaccato sul divano, Knox che passeggia con un flirt, si sbrana i pancake e risponde ai messaggi in privato.

Adesso, Knox parlerà anche dell’emergenza coronavirus (ha già fatto una playlist per combattere la noia da quarantena): “Facciamo vedere che anche i giovani lottano”, ha scritto nel post in cui annunciava la partnership e invitava tutti a donare soldi all’Oms. “Se non potete donare, condividete questo post con amici e familiari”.

La partnership tra un’istituzione e un influencer virtuale è la prima del suo genere, visto che finora i Cgi influencer si erano limitati a pubblicizzare campagne di prodotti aziendali, e potrebbe aprire nuovi scenari nel mondo dell’influencing. La più celebre e più vecchia rimane Lil Miquela (finita anche sulla copertina di Wired): 2 milioni di follower, anno di debutto 2016, nel passato ha pubblicizzato sul suo profilo campagne di Calvin Klein e Prada. Anche lei in questi giorni si è adeguata al trend e ha postato foto di lei intrappolata, come tutti, in casa.

Funzionerà? Per l’Oms sì: “Per quanto sia virtuale, Knox sta avendo un impatto concretissimo sul mondo”, ha detto un portavoce. “Ci sta aiutando a raggiungere le generazioni più giovani, e a convincerle di restare a casa”. Gli influencer virtuali avrebbero pure un altro vantaggio, ha aggiunto il Ceo di Influential, l’agenzia creatrice di Knox: “Essendo non reali, non hanno le debolezze o i difetti degli esseri umani”. Sono più “affidabili”. Noiosi, quasi. Spaventosi, per alcuni. Inumani, certamente.

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[Fonte Wired.it]