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mercoledì, Mar 31

L’ondata di razzismo anti-asiatico negli Stati Uniti è finita anche su LinkedIn



Da Wired.it :

Diversi utenti – tutti con nomi, cognomi e posizioni lavorative in bella vista – hanno commentato con insulti xenofobi un post virale che condannava le violenze contro gli asiatici. E LinkedIn ci ha messo un po’ prima di agire

Linkedin

Nonostante LinkedIn sia tradizionalmente considerato al di fuori dei social network classici, dal momento in cui il suo pubblico lo frequenta principalmente per motivi professionali, l’odio razziale è riuscito ad approdare e dilagare anche su questa piattaforma.

Il tutto è partito da un post pubblicato da Ingrid Fung, venture capitalist di origini asiatiche, che parlava delle violenze ai danni degli asiatici americani. Nell’ultimo anno, da quando la pandemia di coronavirus si è diffusa partendo dalla Cina, gli episodi di razzismo verso le persone d’origine asiatica sono aumentati drammaticamente. Questo è vero in particolare per gli Stati Uniti, dove di recente 8 donne asiatiche sono rimaste vittime di una sparatoria nell’area di Atlanta, un 58enne vietnamita è stato assalito vicino a Broadway con un colpo di mazza da baseball alla testa e, arrivando a questi giorni, una donna 65enne è stata brutalmente pestata a New York. Episodi di violenza gratuita motivati dall’odio razziale che hanno addirittura spinto il presidente Joe Biden a varare delle misure per proteggere gli asiatici americani dalla discriminazione e dagli attacchi violenti.

Su LinkedIn il post, condiviso in un secondo momento su Twitter e Facebook, ha attirato moltissimi commenti in dissenso con l’autrice, che lo dipingevano come tendenzioso o addirittura un prodotto della propaganda del Partito comunista cinese, e intanto riversavano ulteriori attacchi e insulti alle persone di origine orientale.

Ciò che mi ha messo più a disagio è stato il fatto che le persone si sentissero a loro agio ad apporre la loro identità professionale a quello che scrivevano”, ha spiegato Fung a The Verge.Si sentivano così a loro agio, non si aspettavano che ci sarebbero state ripercussioni”. Ripercussioni che infatti non sono arrivate, perché quando Fung ha segnalato i primi repost e commenti alla piattaforma, LinkedIn ha risposto che nessuna delle segnalazioni violava le politiche della community e dell’azienda.

LinkedIn è un portale che è nato con l’intento di diventare un grande archivio di curriculum sempre aggiornati permettendo agli utenti di stringere contatti con possibili partner lavorativi. Negli ultimi anni, però, la piattaforma ha deciso di intraprendere un cammino che l’ha portata a diventare sempre più simile agli altri social network, inserendo contenuti effimeri simili alle Stories di Instagram, un feed di notizie personalizzate e un sistema di videochat.

Peccato che la piattaforma, nonostante abbia superato i 706milioni di utenti, non ha pensato a una maggior moderazione o a un’implementazione delle policy di controllo sui contenuti, che restano più che altro vaghe regole di rispetto del decoro. Dopo la segnalazione di Fung, in ogni caso, LinkedIn è corso ai ripari annullando la decisione iniziale e prendendo provvedimenti sul post vittima di odio anti-asiatico.

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[Fonte Wired.it]