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sabato, Ago 22

Londra e le sue leggende metropolitane



Da Wired.it :

Dai complotti su Jack lo squartatore ai corvi della Torre, dalla mappa della metropolitana a Jack il saltatore: uno sguardo ad alcune delle leggende più interessanti di Londra tra folklore e turismo

Mappa della metropolitana costruita coi lego (foto: Peter Macdiarmid/Getty Images)

Londra è una delle mete più pubblicizzate per gli appassionati di ghost tourism. C’è solo l’imbarazzo della scelta: numerosi operatori sono in competizione per offrire al turista brividi a buon mercato visitando presunti luoghi stregati o teatro di delitti. Ma non manca il fai da te, e grazie alle guide facilmente reperibili ci si può lanciare nel legend tripping, cioè la visita di luoghi leggendari (o ritenuti tali) accompagnati da un po’ di sospensione dell’incredulità.

L’industria del turismo di massa da sempre sfrutta il territorio, ma fa lo stesso anche con risorse immateriali come il folklore e la tradizione. Nel caso inventandoseli (chiedete pure ad Azzurrina). Ma dove c’è fumo a volte c’è arrosto, e Londra ha un reale patrimonio di leggende metropolitane caratteristiche, al di là della loro turistificazione.

Jack il saltatore

Per gli appassionati dell’era vittoriana e cultori dello steampunk questo personaggio leggendario è molto noto. Un “uomo nero” che di notte aggrediva (soprattutto) le donne, lasciando dietro di sé solo il racconto delle vittime. E qui le cose si complicano, perché dalla sua prima apparizione nel 1837 l’aspetto di Jack non è per niente costante. A seconda della fonte sputava fuoco, era vestito di bianco oppure con un mantello scuro. Aveva artigli di metallo, e per qualcuno sembrava un orso, un diavolo, e addirittura un toro. Ma, almeno stando ai giornali che lo battezzarono Spring-heeled Jack (letteralmente: Jack dai tacchi a molla), una costante c’era: era molto agile, capace di fare balzi sovrumani.

Il picco della popolarità per Jack il saltatore è stato il 1838, poi gli avvistamenti scemarono. Ma la leggenda è rimasta a covare sotto la cenere, e fino ai primi del ‘900 si è continuato a parlare di lui, che nel frattempo era diventato un personaggio dei penny dreadful. Poi arrivò la moderna passione per il paranormale. Le sue capacità sovrumane e di mutaforma, non erano forse un indizio della sua origine extraterrestre? Per questa nuova fase è stato fondamentale il libro The Legend and Bizarre Crimes of Spring Heeled Jack (1961), dove l’autore Peter Haining ha reinventato la leggenda adeguandola ai palati del ventesimo secolo affamati di complotti, con ben poco riguardo per le fonti contemporanee.

Se si prendono in esame queste ultime, come ha fatto lo storico e scrittore Mike Dash, il mistero di Jack diventa più comprensibile e interessante. Prima del suo debutto esistevano già storie simili in circolazione, tipicamente attribuite a demoni-fantasmi. Parte di questi avvistamenti erano dovuti probabilmente alla moda di travestirsi da fantasmi. Allo stesso tempo Jack è simile agli altri “uomini neri” diffusi in moltissime culture. E alcuni di loro erano erano altrettanto acrobatici. Nella Repubblica Ceca, durante la Seconda guerra mondiale, scoppiò un analogo panico per un “uomo molla”. La maggior parte delle imprese del saltatore erano solo voci, impossibili da tracciare sia per la polizia che per i giornali, che erano scettici ma abbastanza possibilisti da dedicare ampio spazio ai casi. Dove invece c’erano nomi e cognomi, l’apparizione spaventosa alla fine si rivelava qualcosa di più ordinario di un fantasma saltatore.

La metropolitana e la peste

Guardiamo una mappa della metropolitana di Londra: perché è così intricata? Alcuni percorsi non sembrano esattamente razionali, almeno al profano. Una teoria è che la costruzione della metropolitana abbia dovuto adattarsi alle fosse della peste. Con questo nome a Londra si intendono in particolare le fosse comuni delle vittime dell’epidemia di peste del 1665-1666, che decimò (letteralmente) la popolazione.

Le fosse della peste esistono ma non sono così comuni. Nonostante le voci cittadine, gli storici non hanno mai trovato prove che gli scavi della metro avessero involontariamente riesumato vittime di peste. Sì, ovviamente sono state trovate ossa umane, perché le città cambiano e cambiano i luoghi di sepoltura, ma delle fosse della peste non c’è traccia nei documenti. E la strana mappa delle linee allora? Come spiega la Bbc, era un problema di costi. Anche quando divenne possibile scavare i tunnel sotto gli edifici, senza demolirli, i costruttori erano per legge obbligati ad acquistare la proprietà, perché le persone temevano il crollo. Così ogni volta che era possibile il tunnel passava sotto gli edifici pubblici: ecco il perché delle strane svolte.

La leggenda metropolitana (in tutti i sensi) è molto sentita dai londinesi. La metro, si sa, è infestata da fantasmi, quindi è più che naturale immaginare di viaggiare circondati da vittime della peste. E anche nel resto della città ci sono storie legate a fosse comuni inesistenti. Ma alla fine la leggenda è diventata realtà, più o meno. Nel 2013 i lavori per un nuovo tunnel ferroviario portarono alla luce le vittime di un’epidemia precedente, la peste nera.

I corvi a guardia della monarchia

Dal regno di Carlo II i corvi della Torre di Londra sono i guardiani della monarchia. Si dice che se volassero via, la Gran Bretagna sarebbe perduta. Frotte di turisti accorrono ogni anno per vedere i magnifici animali della leggenda, ma da dove (e da quando) arriva?

Se ne è occupato, tra gli altri, Boria Sax nell’articolo The Tower Ravens: Invented Tradition, Fakelore, or Modern Myth?. Partiamo da Carlo II: la storiella dice che l’astronomo di corte si lamentava dei corvi che disturbavano le osservazioni. Il re allora decise di sterminarli, ma l’astronomo lo mise in guardia: la Torre senza corvi avrebbe significato sciagura. Da allora per decreto reale i corvi sono protetti, almeno sei animali vivono in cattività alla Torre e l’Osservatorio è stato spostato a Greenwich. Peccato che i corvi siano diurni e quindi ben difficilmente avrebbero potuto disturbare l’astronomo al lavoro. Ma soprattutto non esiste alcun riferimento agli animali della Torre prima del XIX secolo.

I corvi arrivarono alla Torre in epoca vittoriana, come animale simbolo del Medioevo. I guardiani raccontavano ai visitatori come i loro avi pennuti avessero dilaniato i cadaveri dei giustiziati, da Anna Bolena in giù. Diventarono così un simbolo nazionale. La prima apparizione della leggenda che lega i corvi della Torre di Londra e il Regno è solo del 1944. A quel tempo gli animali, scrive Sax, erano diventati delle specie di sentinelle, che avvisavano dell’arrivo di aerei e bombe. Si poteva quindi ben dire, con un po’ di romanticismo, che senza di loro Londra, e quindi la nazione, sarebbe stata perduta.

È certo che la Torre è più affascinante con i corvi, e anche il turismo ne guadagna. Ma, conclude Sax: “Il folklore perde di profondità e forza quando è costretto a servire un governo, o anche una giusta causa. Forse, comunque, una colonia di corvi selvatici potrebbe essere stabilita sulla cima della Torre di Londra. Riforniti di cibo in modo che ritornino, potrebbero poi volare via in cerca di avventure, affrontando nuovi pericoli ma allo stesso tempo generando nuove storie”.

I mille volti di Jack lo squartatore

Jack il saltatore e Jack lo squartatore condividono più del nomignolo. Le imprese di entrambi furono seguitissime dai giornali, e sono protagonisti di simili teorie del complotto. Per esempio, sia per lo squartatore che per il saltatore, si pensava che i responsabili fossero membri dell’alta società, che si accanivano sulla povera gente forti della loro immunità.

I delitti attribuiti a Jack lo squartatore non sono certo solo delle voci di paese. Ma se oggi ancora ne parliamo il merito è della narrazione che si è sviluppata, più che dei fatti. Come scrive lo storico Simon Young, la famosa lettera “dall’Inferno” (1 ottobre 1888, dopo la terza vittima) è stata fondamentale. In precedenza i delitti erano stati attribuiti popolarmente a Leather Apron (grembiule di cuoio). Con questo nomignolo le prostitute identificavano un molestatore che poi fu identificato nel calzolaio John Pizer. Ma Leather Apron rimase nel gergo per indicare un pericoloso individuo che cacciava nei quartieri poveri, descritto in modo terrificante. Un altro “uomo nero”, ma ispirato a reali episodi.

Con la lettera firmata Jack the ripper cambiò tutto. Jack si impose nell’opinione pubblica, usurpando il posto di Leather Apron. All’inizio aveva anche un aspetto simile, poi si evolverà nella figura dell’aristocratico predatore con cilindro e valigia nera. E questa è diventata l’immagine canonica di Jack lo squartatore.

Molti però dubitano dell’autenticità di quella e altre lettere, e si sospetta addirittura che siano state forgiate dagli stessi giornalisti. Nessuno può sapere nemmeno se Jack è mai esistito in carne e ossa, cioè quanti di quei delitti fossero o meno attribuibili alla stessa mano. Le vittime canoniche sono cinque, poi ce ne sono altre generalmente escluse. Ma quanto è stata condizionata la polizia e l’opinione pubblica dalla narrazione giornalistica del serial killer di Whitechapel?

La sola cosa certa è che, allora come ora, a Jack lo squartatore possiamo dare qualunque volto. Alcuni pensavano fosse ebreo, un reale dissoluto, un famoso scrittore, un massone, un satanista, una squadra di maniaci. Il nostro La Stampa, nel 1888, ipotizzava che dietro i delitti ci fosse una congrega di medici a caccia di uteri…

Teorie che facevano vendere giornali come ora fanno vendere libri e tour del brivido, mentre il mistero rimarrà per sempre insoluto.

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[Fonte Wired.it]