I coreani si offenderanno tantissimo, ma Lost in Starlight non sembra una produzione coreana, è anzi fortemente influenzato dall’animazione giapponese (da Miyazaki e Shinkai). Realistico e poetico, narra di due amanti sinceri, che si divertono e si supportano, lontanissimi dalle coppie tossiche o improbabili dell’osannata tradizione dei k-drama romantici. Quella al centro di Lost In Starlight è una relazione adulta con intimità fisica, problemi reali e ostacoli emotivi, e personaggi normalmente imperfetti e umani in cui immedesimarsi. Jay è fuggito dal suo sogno, Nan-young è consumata dal suo. Tuttavia, invece di cadere nel disastroso effetto di incomprensioni tipico dei K-drama, la coppia si affronta e parla apertamente, si ascolta e si accetta, decidendo di rispettare i rispettivi percorsi personali, decidendo di salvarsi e “ripararsi” a vicenda, decidendo di affidarsi l’uno all’altra per migliorarsi. Due creature imperfette diventano perfette l’uno per l’altra. La regista Han serve allo spettatore una storia coinvolgente e commovente, emozionate e tenera, fatta di poesia, dolcezza, intimità e desiderio, senza renderla sdolcinata o irrealistica. L’attrazione che i due amanti provano è quasi palpabile, la gioia di aver trovato qualcuno che amano e che li ama è contagiosa. “Ricorda, Jay. Lassù nello spazio, c’è una persona che oggi e sempre farà il tifo per te” è la frase che racchiude tutto questo. La musica guida la narrazione e, considerate le inclinazione artistiche di Jay, è fondamentale anche a livello diegetico. La colonna sonora include numerose canzoni d’amore tutte molte belle, spiccano John Park & 1:1 con Take me, Daniel Kim con Bon Voyage, Cifika con Heart to Heart.
