La nuova puntata di “Overview – sguardo sui tempi che corrono”, la serie di approfondimenti prodotta da Sky TG24 e realizzata da Tiwi, è un focus su come sta cambiando l’apprendimento delle lingue con l’intelligenza artificiale, quale sarà il futuro di professioni come interpreti e traduttori e come sarà possibile sfruttare le nuove tecnologie per salvare lingue a rischio estinzione
Nel mondo ci sono oltre 8 miliardi di persone che parlano 7.159 lingue differenti, ognuna con proprie regole, grammatiche, alfabeti. La maggior parte sono scritte, altre sono solo orali, 158 sono lingue dei segni.
Alcune sono il frutto di migrazioni risalenti a migliaia di anni fa e incontri tra culture diverse, altre – come l’esperanto – sono lingue costruite a tavolino.
Alcune, come l’inglese, sono parlate da milioni di persone (sono 390milioni i parlanti nativi, che arrivano a quasi 1,6 miliardi se si contano anche le persone non madrelingua). Altre come il sengseng da poche centinaia.
Oggi con l’intelligenza artificiale siamo in grado di parlarle, comprenderle, tradurle. Perché allora ha ancora senso studiare nuove lingue se l’intelligenza artificiale può farlo al posto nostro?

Comunicare in altre lingue ai tempi dell’IA
Possiamo scrivere e-mail in tedesco senza conoscere la lingua. Esistono auricolari che permettono di tradurre simultaneamente la conversazione tra un coreano e un finlandese. Strumenti che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili, oggi grazie a diversi software sono entrati a far parte della nostra vita.
“Credo che gli ultimi anni di sviluppo dell’intelligenza artificiale ci abbiano davvero permesso di creare modelli che non solo sono capaci di tradurre, ma anche di comprendere profondamente la lingua e di scrivere in un modo che appare molto umano – spiega a Sky TG24 Jarek Kutylowski, CEO e founder di DeepL – Sono un grande sostenitore del modo in cui la tecnologia può facilitare la comunicazione e ritengo che l’intelligenza artificiale svolga già un ruolo significativo, anzi straordinario, nelle nostre interazioni. Tuttavia, sono anche un forte sostenitore dell’apprendimento delle lingue. La comprensione culturale che ne deriva, la capacità di parlare direttamente nella lingua dell’altro e la connessione umana che questo comporta fanno una grande differenza”.
I timori per interpreti e traduttori
La vita oggi è indubbiamente più semplice con tutti questi strumenti a disposizione. E tanto è cambiato da quelle prime traduzioni automatiche di Google Translate del 2006. Già 10 anni dopo, ogni giorno venivano tradotte oltre 100 miliardi di parole solo con Google.
Strumenti che, se da un lato semplificano, dall’altro spaventano. Mi riferisco a chi teme che in futuro la propria professione possa sparire del tutto, come, ad esempio, i traduttori.
Diversa la situazione per gli interpreti, che nell’intelligenza artificiale possono trovare un valido aiuto. Ci sono strumenti che permettono, ad esempio, di trasformare il parlato nello scritto e dare loro una mano con cifre, numeri e sigle. Per le traduzioni simultanee, infatti, rapidità e precisione sono fondamentali. E l’intelligenza artificiale deve essere ancora perfezionata.
Alcuni software consentono di personalizzare la traduzione, sulla base delle indicazioni che gli diamo.
Immaginare la nostra quotidianità senza l’intelligenza artificiale è ormai impossibile e sarebbe anche sbagliato farlo. E in questa sfida che ci troviamo ad affrontare, noi restiamo centrali.
Tradurre una lingua, dal latino traducĕre (composto da trans- e duco), “traferire, far passare attraverso, oltre”, non è solo volgere un testo o una parola in un idioma diverso da quello originale, ma riuscire ad adattarlo alla sensibilità dei tempi, a tenere conto della storia che anche un singolo vocabolo porta con sé.
“Il senso di imparare le lingue è proprio quello anche di imparare a vivere in un mondo ormai globalmente connesso e non di utilizzare sempre e solo l’inglese come lingua franca – spiega a Sky TG24 la prof.ssa Giovanna Rocca, Preside della facoltà di Interpretariato e traduzione dell’Università IULM – Accanto a una base grammaticale di acquisizione, di apprendimento del linguaggio, ci vuole sempre la cultura. Questa è la grande novità dell’apprendimento linguistico odierno. La qualità della traduzione non si ha dalle macchine, si ha dall’intervento umano, in grado di capire, correggere e intervenire sugli errori che non sono certo sintattici, ma che possono essere sfumature semantiche”.
L’IA che salva le lingue a rischio di estinzione
Una lingua è anche simbolo e veicolo di una identità culturale. “Una patria”, come la definiva Luis Sepulveda, privato della sua per 30 anni dalla dittatura di Pinochet. Una lingua può mutare, evolvere, contaminarsi. E può scomparire. Questo accade quando la comunità linguistica invecchia e i bambini smettono di impararla e di utilizzare la lingua nativa a favore di quella dominante. Oggi il 44,6% delle lingue è a rischio, un fenomeno che se è vero non avviene a grande velocità, non va tuttavia sottovalutato.
“Io appartengo al gruppo etnolinguistico Karay-a, una comunità indigena delle Filippine – racconta a Sky TG24 Anna Mae Yu Lamentillo, founder di NightOwl AI – Vedo le lingue scomparire ogni giorno. Ho sentito che era qualcosa che dovevo affrontare, perché quando perdi una lingua, non perdi solo delle parole, perdi intere culture e civiltà. Non si tratta solo di vocaboli, ma della nostra storia, del nostro modo di vivere, del modo in cui comunichiamo con gli altri. Per questo ho voluto sviluppare una piattaforma di intelligenza artificiale per preservare le lingue a rischio di estinzione”.

IA, tra i limiti di oggi e le potenzialità di domani
Uno dei limiti dell’IA è sicuramente il numero ridotto di idiomi riconosciuti dai chatbots di oggi, un centinaio sul totale delle lingue parlate nel mondo. E non con tutte si ottengono risultati ottimali.
Si hanno pochi problemi se si cercano risposte in inglese, cinese, tedesco, russo, francese, arabo, perché sono numerosissimi i testi digitalizzati in queste lingue. Ma, ad esempio, uno studente indiano potrebbe riscontrare non pochi problemi se volesse analizzare documenti in telugu. Una lingua parlata da quasi 96 milioni di persone, tanti quanti sono gli abitanti di Italia, Belgio, Austria, Portogallo e Croazia insieme. Non è un caso che alcuni degli Stati più toccati dal problema stiano lavorando a progetti che hanno l’obiettivo di superare questo pregiudizio linguistico. L’India è uno di questi: il governo sta sviluppando Bhashini – dal sanscrito “bhasha”, che significa “linguaggio” – che ha l’obiettivo di comprendere, elaborare e produrre testi in decine di lingue indiane.

Lingue dei segni e IA
Un modo per abbattere le barriere, dunque, che è l’obiettivo anche di quelle tecnologie nate per tradurre automaticamente la lingua dei segni in testo scritto o parlato e viceversa. Circa 430 milioni di persone nel mondo soffrono di perdita di udito. Non esiste una lingua dei segni universale. Il database internazionale delle lingue Ethnologue ne enumera 158. Lingue che, però, faticano a essere comprese dagli udenti. È per colmare questo divario esistente che è stato progettato, ad esempio, SignALL, un sistema che permette una traduzione diretta e automatizzata tra udenti e non udenti, senza bisogno di un traduttore umano. A Nairobi, la startup tecnologica Signvrse ha sviluppato l’app TERP360 che, grazie al motion capture e all’intelligenza artificiale, traduce in tempo reale il parlato e il testo scritto nella lingua dei segni keniota, utilizzando un avatar 3D chiamato Ava.
Tecnologie che continueranno in futuro a essere perfezionate, e chissà se si arriverà mai a comprenderle tutte con l’intelligenza artificiale, che deve essere uno strumento che ci permetta di studiare e imparare le lingue con modi e tempi diversi, semplificando la vita di tutti i giorni.
*Traduzione e voice over in coreano realizzata con IA