Ogni stagione, per esempio, presentava la parabola di vendetta di una donna vittima di inauditi abusi, o la favola buffa di macchine dotate di intelligenza artificiale che giudicavano l’umanità. La presenza ricorrente di Love, Death and Robots (Volume 4) è… felina. Ci sono mici o loro versioni aliene un po’ ovunque, e di due puntate sono i protagonisti assoluti. Il messaggio, inequivocabile, di The Other Large Thing e di For He Can Creep è “Non si scherza con questi diabolici predatori in miniatura”. Entrambi sono affettuosi attestati di stima alla superiorità e maestosità di tali sfuggenti creature, perfette macchine per uccidere a cui è precluso il dominio del mondo solo a causa del loro ridotto formato. Del primo è protagonista una sorta di Gatto con gli stivali che vive con una coppia white trash, disgustosa e avida che acquista un robot domestico ben più disposto ad accettare il cinico micio Sanchez come padrone piuttosto che i gretti umani.
Insieme gatto e robot uniranno le forze per realizzare il sogno del felino: conquistare il mondo. Sincera e appassionata dichiarazione d’amore verso i mici, ne prende in giro bonariamente l’arrogante ed egocentrica personalità. For He Can Creep è un attestato di ammirazione più rispettoso, al limite dell’adorazione, per questi animali considerati delle divinità in molte culture. In questo contesto non sono loro a essere demoniaci, anzi: il gatto Geoffry, avvicinato da Satana in persona (con l’aspetto del compositore Salieri, villain di un racconto tutto musicato con brani classici prevalentemente mozartiani) per agevolare il patto col Diavolo del suo padrone, un poeta settecentesco, rifiuta categoricamente di diventarne un servo e anzi lo sfida fieramente con i suoi compagni randagi. Il potere ancestrale, magico e pagano di questa specie è l’unico in grado di contrastare quello di Lucifero e questa fiaba dell’orrore faustiana, cupa e violenta è qui a dimostrarlo.