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mercoledì, Giu 10

Luca Marinelli e il cinema italiano che si fa internazionale



Da Wired.it :

Per anni tacciati di essere provinciali, i nostri attori e registi, soprattutto attraverso storie di genere, stanno ottenendo un consenso che va oltre i confini. L’ultimo esempio è l’attore romano che vedremo in The Old Guard

Dal 10 Luglio su Netflix c’è The Old Guard, un film d’azione tratto dal fumetto omonimo (storie di immortali che fanno i mercenari con grande violenza e molta durezza). A guidare il gruppo è Charlize Theron, la sua spalla è Matthias Schoenaerts e quel che in Italia ha fatto più notizia è che nella banda ci sia Luca Marinelli. Non è un ruolo piccolo e nemmeno grande, per importanza la parte è subito sotto quella della protagonista e degli antagonisti. Al momento di scrivere, non sappiamo se sarà cruciale, se quel personaggio avrà un suo carattere o sarà sfondo, se muore o sopravvive ecc. ecc. Però è capitato di nuovo: un attore italiano è stato preso per un film internazionale in un ruolo d’azione come in Italia non esistono.

Non è la prima volta, era capitato decenni fa con Raoul Bova per Alien vs. Predator (non andò benissimo) ed era capitato un po’ più recentemente per Le Cronache di Narnia: Il principe di Caspian (con Favino e Castellitto a fare i villain, non andò benissimo nemmeno lì ma Castellitto fece una gran prestazione). Non siamo nel territorio degli italiani presi in una parte di contorno né in quello degli italiani come cattivi nei film di 007, è qualcosa di un po’ diverso. Luca Marinelli un credit internazionale ce l’ha, non è immenso ma esiste, aveva un bel ruolo in Trust, la serie di Danny Boyle sul rapimento Getty. Chi l’ha vista sa che non solo non era un ruolo piccolo (faceva uno dei rapitori calabresi) ma era probabilmente il migliore della serie. Marinelli che fa Marinelli, distribuisce a piene mani coolness all’americana, lavora di fino su dialetto e movimenti, crea un personaggio che si crede molto fico ed ha sia i tratti arroganti del bandito sia quelli umani. Un signor biglietto da visita.

A giudicare dall’unico trailer che esiste di The Old Guard sembra che la parte di Marinelli sia minuscola. In realtà il trailer non è proprio lo strumento migliore per farsi un’idea, non è infrequente che il materiale promozionale non rispetti il peso che i personaggi hanno nel film. Chiwetel Ejiofor, Matthias Schoenaerts e ovviamente Charlize Theron sono più rappresentati perché più noti e Kiki Layne (la ragazza afroamericana che si aggiunge al gruppo) è un personaggio che ci fa capire una parte della trama, che entreremo nella storia con lei, quindi va mostrato.

La storia è quella di un gruppo di mercenari immortali, hanno età che vanno dai 200 ai 6000 anni, si sono incontrati nei grandi conflitti della storia dell’umanità e da tempo immemore fanno questo lavoro. Ora però qualcuno sì è accorto della loro esistenza e ha intenzione di appropriarsi di qualsiasi sia il fattore che li rende immortali. Dovranno lottare per rimanere nell’ombra. A grandi linee questa dovrebbe essere la trama e del resto questa è la sinossi del fumetto di Greg Rucka e Leandro Fernandez da cui tutto è tratto. Il ruolo di Marinelli sarà sicuramente secondario rispetto a quello di Matthias Schoenaerts, la vera spalla di Charlize Theron, ma ci sono buone possibilità che dia forma con pochi tratti ad un personaggio più interessante della media.

La speranza chiaramente è che questo film non sia un caso isolato. Del resto da quando l’Italia ha iniziato a fare film diversi, a puntare a pubblici internazionali, quasi immediatamente registi e attori di questi film (Lo chiamavano Jeeg Robot, Veloce come il vento, Il primo re, Smetto quando voglio, Mine) hanno cominciato a ricevere offerte dall’estero. Recentemente Gabriele Mainetti ha raccontato che dopo Lo chiamavano Jeeg Robot è stato in lizza per dirigere Venom e poi anche Venom 2 (nel primo caso la sua versione della storia non era piaciuta alla produzione nel secondo caso non l’ha voluto fare lui), ma anche Matteo Rovere e Sydney Sibilia sono stati avvicinati e così Guaglione e Resinaro. Tuttavia al momento solo Stefano Sollima può dirsi anche un regista americano. Dopo i fasti di Gomorra è riuscito a scremare le molte richieste e trovare un film per sé, Soldado. Inoltre Sollima è stato lì lì per girare l’adattamento di Call Of Duty e ora sta finendo Without Remorse, tratto da Tom Clancy con Michael B. Jordan (dopodichè tornerà in italia per girare la miniserie Colt).

È la conseguenza più clamorosa dell’apertura del cinema italiano a nuovi generi, il fatto che nel momento in cui i nostri talenti si misurano con storie, messe in scena, effetti digitali e un pubblico mondiale, l’industria più assetata di talenti inizia a cercarli. Non è un caso ad esempio che il nuovo film di Sydney Sibilia, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, sia stato prodotto da Netflix America (cioè non la divisione italiana ma direttamente quella americana). Capiterà sempre di più da che non era mai capitato e bisognerà capire come regolarsi. Svuotarsi dei talenti migliori è proprio quello che può impedire un miglioramento ma non è semplice resistere a quel tipo di sirene.

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[Fonte Wired.it]