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lunedì, Dic 21

L’ultimo che può fare accuse sull’accentramento dei poteri è proprio Renzi



Da Wired.it :

Il leader di Italia Viva imputa Conte di errori in cui lui stesso è caduto nel passato. Parliamo di tempi in cui il suo consenso viaggiava ben oltre l’attuale 2%

Non ha usato giri di parole nelle scorse ore Ettore Rosato, coordinatore di Italia Viva: “Ad oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier”. È solo un nuovo tassello nello spettro della crisi di governo che viene paventata da giorni dall’ex premier Matteo Renzi e che mai come adesso sembra possa essere realtà più che fantascienza. Dallo stesso esecutivo si è iniziato a parlare di elezioni, un “Conte contro Salvini” con cui risolvere le querelle interne e mettere fuori gioco l’ex sindaco di Firenze, che invece per il suo scarsissimo consenso immagina un governo tecnico, l’unico capace di garantirgli ancora qualche poltrona.

 

Matteo Renzi a “Porta a porta” il 17 settembre 2019 (Foto: Roberto Monaldo/LaPresse)

Il senatore di Rignano ci ha abituati in questi anni a far tribolare gli esecutivi e questo è avvenuto ogni volta in modo del tutto scollegato dalla forza del suo partito: che avesse un consenso superiore al 20% o al 2% poco è cambiato, il suo protagonismo politico l’ha sempre fatta da padrone. Oggi la crisi è causata (soprattutto) dall’atteggiamento del premier Conte sul recovery fund, in particolare sulla cabina di regia per la sua gestione. L’avvocato del popolo sarebbe colpevole di un accentramento dell’iter decisionale: in pratica non è previsto un reale dibattito in seno alla maggioranza sul modo in cui verranno spesi i fondi europei. Una polemica che in realtà va avanti da mesi e che ha origine dai dpcm che hanno imposto i diversi lockdown del 2020. Renzi non ha mai digerito il modo unilaterale in cui il presidente del consiglio sta decidendo della vita e delle libertà degli italiani, tanto da aver più volte fatto un parallelo tra questo modus operandi e i pieni poteri invocati da Matteo Salvini nell’estate del 2019.

Matteo Renzi non ha del tutto torto, quantomeno lato recovery fund. I 209 miliardi di euro che l’Italia avrà a disposizione sono un bottino importante e in uno dei momenti più critici della storia italiana è fondamentale che essi vengano spesi bene, affidandosi alla consulenza di chi mastica bene l’argomento e condividendo le scelte con ministri e parlamento. Una visione lontana dalla view di Conte, che invece vuole caricare tutto sulle sue spalle e su quelle della manciata di consulenti da lui stesso nominati. 

Eppure, la battaglia di Renzi suona profondamente ipocrita. Intanto perché la sua forza politica è ormai irrilevante e se non può essere Conte a dettare l’agenda e a prendere decisioni in modo unilaterale, sicuramente non può essere Italia Viva dal basso del suo 2% dei consensi a indirizzare le scelte del paese. In secondo luogo, se c’è qualcuno che nelle sue precedenti esperienze di premier ha accentrato in modo importante i poteri, quello è proprio Matteo Renzi. La sua esperienza da capo dell’esecutivo si è sempre caratterizzata per un processo decisionale dove le redini erano in mano ai suoi fedelissimi e a lui stesso, se non si faceva parte del cerchio magico era difficile contare qualcosa in termini di scelte.

Anche la riforma costituzionale prevista dal referendum (perdente) del 2016 andava in questa direzione. Si paventava una compressione dell’autonomia della Camera e un aumento del potere del governo in parlamento e tra le altre cose di pensava di introdurre una clausola di supremazia che consentisse un intervento più unilaterale dell’esecutivo in casi eccezionali e anche su materie sulle quali non avesse competenze esclusive. Tipo una pandemia. “Ciò che si sta realizzando, per l’effetto congiunto della legge elettorale e della riforma costituzionale, è l’umiliazione del parlamento elettivo davanti all’esecutivo”, disse l’ex presidente della Consulta, Gustavo Zagrebelsky.

Opinioni su cui si può essere più o meno d’accordo, ma che accendono i riflettori su un elemento decisivo: se c’è qualcuno che per il suo passato e per il suo presente proprio non può parlare di accentramento e rappresentanza, quello è proprio il Matteo Renzi leader della minuscola creatura politica Italia Viva.

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[Fonte Wired.it]