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martedì, Ott 29

Luna 2069, Ortolani porta Rat Man tra le stelle


Ortolani mescola con la consueta maestria umorismo e sentimenti, scienza e fantascienza per raccontarci l’emozione di un’impresa veramente straordinaria: accettare ciò che non possiamo cambiare e migliorare quando ci è concesso

Leo Ortolani è uno degli autori italiani che più di tutti sa incarnare quel vivere tra due mondi che è proprio di una certa commedia italiana, le sue opere sono un continuo ribaltamento tra commedia e introspezione, tra battute cesellate con tempi comici perfetti, anche quando sceglie il registro più basso, e riflessioni improvvise sull’umanità, sugli affetti, sui ricordi.
RatMan è stato per anni un grandissimo esempio di questo registro, lo stesso vale per Cinzia e vale ancora per Luna 2069, il suo nuovo fumetto per Feltrinelli che prosegue un discorso sull’esplorazione spaziale che l’autore ha ormai avviato da qualche anno.

In Luna 2069 non si narra un’impresa, ma il racconto di chi arriva a tanto così e viene poi messo da parte, la storia di Fortunato, un astronauta chiamato a essere il primo uomo sulla Luna dopo 50 anni che improvvisamente viene sostituito poco prima del decollo. A questo punto entra in gioco Mask, ovvero una incarnazione di Rat Man che si fa parodia di Elon Musk, che gli promette di esaudire il suo sogno.

Da qua in poi il racconto vira verso il surreale, senza mai dimenticarsi di mantenere un contatto con la realtà. Ortolani mescola con la consueta perizia battute e informazioni scientifiche, umorismo e divulgazione mentre il lettore resta spiazzato come Fortunato di fronte alla follia e alle trovate di Mask.

Come sempre nei fumetti di Ortolani non ce n’è per nessuno, ma con garbo, con particolare predilezione per i terrapiattisti e complottari vari, che da sempre rappresentano uno dei suoi bersagli preferiti quando si parla di Luna e spazio. Ma allo stesso tempo la tirata d’orecchie arriva anche a Elon Musk, al suo atteggiamento sbruffone e ai suoi toni sensazionalistici che a volte ricordano quelli di un imbonitore.

Arriva soprattutto noi, o meglio, a chi nel flusso di comunicazione ininterrotto non sa più stupirsi per gli avanzamenti scientifici ma è pronto a riempire di attenzioni cagnolini, gattini e fenomeni social estemporanei. E quindi la missione di Fortunato prende pochi Like, mentre Mask è impegnatissimo a promuoverla con sponsor degni di una televendita. Si ride, ovviamente, si ride tantissimo, ma ogni tanto arriva anche la nota interessante, le parole di Armstrong una volta tornato sulla Terra, quelle di Nixon se tutto fosse andato male, la supremazia spaziale dei russi.
Luna 2069 ci racconta di un sogno, ma anche della sua bastardizzazione, di quando quel sogno diventa realtà e piano piano diventa industria, commercio e normalità. Ci dice anche di quanto siamo disposti a sacrificare per i nostri sogni, di quanto ci trasformiamo in cani che inseguono le auto in corsa.

Poi le auto si fermano, le raggiungiamo e ci ritroviamo senza punti di riferimento, lontani da casa. Ci dice che a volte la nostra umanità non si misura solo nelle imprese che compiano, ma come sappiamo gestire e metabolizzare il momento in cui il traguardo non c’è o si allontana improvvisamente. Ci dice anche che la Luna ti cambia, quando torni non sei lo stesso e forse vale anche per le lune metaforiche. Che le imprese a volte le compi restando a casa.

Ancora una volta Ortolani dimostra non solo una grande passione per la scienza, ma anche una incredibile sensibilità e capacità narrativa, nascosta sotto strati di umorismo estremamente versatile.
Nuovamente ci ricorda perché sia tutt’oggi uno degli autori italiani più importanti. La sua capacità di parlarci come l’amico di sempre di cose molto serie, riuscendo però a smorzare il tutto con un umorismo da osteria, senza mai risultare fuori luogo non è da tutti.

 

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