La tensione tra Stati Uniti e Venezuela, tra Trump e Maduro, ha raggiunto un nuovo picco. Il dipartimento di Stato americano ha inserito il Cartel de los Soles nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere, una designazione che coinvolge direttamente anche il presidente venezuelano Nicolás Maduro, indicato da Washington come il capo di una rete responsabile di traffico di droga verso gli Stati Uniti e l’Europa. In risposta alla crescente pressione internazionale, il presidente venezuelano ha cercato di smorzare i toni, pubblicando sui social network una versione pacifista e rassicurante di sé, ma nei fatti sta preparando i venezuelani alla guerra.
Perché si parla così tanto di Maduro
La risposta militare e la strategia social di Maduro
La tensione tra Washington e Caracas si è intensificata a partire da settembre 2025, quando l’amministrazione Trump ha avviato una serie di attacchi contro presunte imbarcazioni narcotrafficanti nei Caraibi. Da quel momento gli Stati Uniti hanno colpito oltre venti navi in acque internazionali, causando almeno 76 morti secondo quanto riportato da Cbs News. Maduro ha dichiarato lo stato di emergenza e, martedì 11 novembre, quando la portaerei USS Gerald R. Ford è arrivata nell’area operativa del Comando Sud statunitense, il ministro della Difesa Vladimir Padrino López ha annunciato il dispiegamento di quasi 200mila soldati nell’ambito del Plan Independencia 200, un programma di esercitazioni civico-militari che coinvolge forze convenzionali, polizia e milizie bolivariane.
Nei giorni successivi il governo venezuelano ha mostrato il proprio arsenale difensivo di fabbricazione russa. Secondo Reuters, Caracas ha già schierato circa 5mila missili portatili Igla-S, sistemi antiaerei a corto raggio che un singolo operatore può utilizzare contro elicotteri e aerei a bassa quota. In una trasmissione televisiva Maduro ha dichiarato che i missili e i loro operatori sono stati distribuiti “fino all’ultima montagna, l’ultimo paese, l’ultima città del territorio”. A questi si aggiungono sistemi a medio e lungo raggio come gli S-300VM e i Buk-M2E, avvistati all’aeroporto militare La Carlota di Caracas. Il presidente ha anche affermato di poter contare su 8 milioni di riservisti nelle milizie bolivariane, una forza paramilitare civile creata dal suo predecessore Hugo Chávez, anche se non c’è certezza sull’effettivo numero nè sul reale livello di addestramento di queste truppe.



