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martedì, Mar 31

Maggiore spesa e più posti in terapia intensiva, ma meno personale: come è cambiato il sistema sanitario



Da Wired.it :

Nell’ambito della conversione del decreto Cura Istat ha fornito alcuni numeri sul sistema sanitario nazionale. Wired li ha riassunti in un’infografica

(foto: Silas Camargo Silão da Pixabay)

La spesa sanitaria è in crescita, i posti nei reparti di terapia intensiva sono in aumento. Non è un auspicio per il futuro legato alla pandemia di Covid-19: è quanto avviene in Italia da anni. Numeri alla mano, a dirlo è l’Istat, in una memoria scritta redatta nell’ambito della conversione in legge del cosiddetto decreto Cura Italia, la normativa che prevede misure di sostegno al sistema sanitario e alle attività economiche. Numeri che Wired ha riassunto in questa infografica:

Il primo elemento che si incontra (chi legge da desk lo trova in alto a sinistra) è il filtro che permette di visualizzare i dati per singola regione o provincia autonoma. Il primo grafico rappresenta invece l’andamento del Fondo sanitario nazionale, ovvero quel capitolo del bilancio dello Stato che sostiene la spesa per la salute degli italiani. Come si vede, l’andamento è in crescita: si è passati dai 93 miliardi del 2006 ai 115 del 2018.

Ovviamente, si tratta del totale degli stanziamenti per il sistema sanitario. La ripartizione della spesa, qualche aspetto lo si vede anche all’interno di questa relazione, può comportare aumenti in alcuni casi e contrazioni per altri capitoli. Il secondo elemento dell’infografica (chi legge da desk lo trova sulla destra) riguarda la spesa pro capite.

La media nazionale è di 1.911 euro a persona. Utilizzando il filtro, si vedrà che il colore di sfondo cambia: volge all’arancione se il valore è inferiore alla media, al blu se è superiore. Sotto il profilo numerico, nel 2018 si oscilla tra i 1.705 euro pro capite della Calabria e i 2.085 dell’Emilia Romagna.

Il terzo elemento scelto da Istat per descrivere il sistema sanitario (chi legge da desk vede i posti letto ogni 10mila abitanti, ma di questo si parlerà più avanti) riguarda la variazione del personale dipendente tra il 2010 ed il 2017. Si diceva che, pur con una spesa in aumento, all’interno dei singoli capitoli può esserci una contrazione e questo è uno degli esempi.

A livello nazionale c’è infatti una contrazione del 6% nel numero di medici e odontoiatri (Istat li conteggia insieme) e del 4% in quello del personale infermieristico. Anche in questo caso, esistono profonde differenze tra le diverse regioni. Si possono visualizzare agendo sul filtro, con l’indicazione che i toni dell’arancione indicano una contrazione, quelli del blu un incremento.

Per quanto riguarda i medici, ad esempio, in Sardegna si è passati dai 22 ogni 10mila abitanti del 2010 ai 25,5 del 2017, con un incremento del 16,3%. In Molise, al contrario, si è scesi da 20,9 a 13,8, con una contrazione del 33,7%. Sul fronte degli infermieri, l’incremento più significativo si è registrato sempre in Sardegna (+13,4%), dove nel periodo considerato sono passati da 44,3 a 50,3 ogni 10mila abitanti. In Liguria, invece, sono scesi da 56,4 a 40,2 (-28,7%).

Altro elemento fornito dall’Istat nella memoria scritta fornita al governo è quello relativo ai posti letto. Intanto si trova il numero ogni 10mila abitanti (chi legge da desk lo vede nella parte alta dell’infografica, subito sotto la pesa pro capite): a livello nazionale si tratta di 0,5 nei reparti di malattie infettive, 0,6 in quelli di pneumologia, 0,9 in quelli di terapia intensiva, quelli più sotto pressione in queste settimane.

L’ultimo grafico mostra invece l’andamento totale dei posti letto nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2018 sia nelle strutture pubbliche che in quelle private accreditate. La linea più scura rappresenta le terapie intensive: osservandola si nota come gli spazi per i pazienti che richiedano questo tipo di cure sia aumentato negli ultimi anni. Erano 4.814 nel 2010, due anni fa sono diventati 5.293.

A livello nazionale si registra un incremento medio annuo dell’1,2%. L’aumento più significativo nella provincia autonoma di Trento, con un aumento medio annuo del 6,1%. Piemonte e Abruzzo sono invece le uniche due regioni che presentino una media annua negativa, pari rispettivamente allo 0,8 e all’1,2%.

Sono questi i numeri con i quali l’Italia è arrivata allo scoppio dell’epidemia. Un conteggio che, ovviamente, non tiene conto dei posti letto aggiunti e del personale integrato nel sistema sanitario per far fronte all’emergenza. Ma che appunto, essendo legati all’emergenza, non è detto che vengano confermati una volta che si sarà usciti dalla pandemia.

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[Fonte Wired.it]