Martedì 7 ottobre il prezzo dell’oro ha toccato un nuovo massimo storico, superando per la prima volta la soglia simbolica dei 4.000 dollari l’oncia. Secondo i dati analizzati da Bloomberg, dal primo gennaio 2025 il metallo giallo ha guadagnato oltre il 53%, mentre rispetto al 2020 il suo valore è quasi triplicato, trascinando al rialzo anche altri metalli preziosi come platino e argento.
Quanto oro ci stiamo comprando
Perché tutti comprano oro, ora?
L’oro è da sempre considerato un bene rifugio: quando i mercati sono instabili, quando le valute perdono valore o quando ci sono guerre e crisi politiche, gli investitori comprano oro perché è un bene fisico che mantiene il suo valore nel tempo. A differenza delle azioni di un’azienda che può fallire o delle obbligazioni di uno stato che può andare in bancarotta, l’oro rimane oro. E ultimamente di motivi per essere preoccupati ce ne sono parecchi. Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca a fine gennaio, ha imposto pesanti tariffe pesanti su prodotti provenienti da tutto il mondo – Canada, Messico, Unione europea – con barriere doganali del 25% su acciaio e alluminio e persino su alcuni prodotti del Made in Italy, come la pasta. Per l’Europa, questo significa costi più alti per le esportazioni verso gli Stati Uniti e un clima generale di incertezza. Le aziende italiane che vendono negli Usa si trovano così a pagare più tasse e a confrontarsi con regole che cambiano di settimana in settimana. Tutto ciò genera volatilità e in presenza di volatilità gli investitori cercano rifugi sicuri, come l’oro.
L’economia statunitense fa penare gli investitori
Inoltre, il recente blocco temporaneo del governo americano – lo shutdown, dovuto all’impasse tra Congresso e Casa Bianca sul bilancio federale – ha aggiunto ulteriore tensione sui mercati. Circa 750mila dipendenti pubblici sono stati mandati a casa e molti dati economici fondamentali, come quelli sull’occupazione e sull’inflazione, non vengono più pubblicati. Gli investitori si trovano così privi di informazioni affidabili e non sanno più come stia realmente andando l’economia statunitense. A questo, come se non bastasse, si aggiunge il fatto che il dollaro ha perso circa il 10% del suo valore dall’inizio dell’anno: per gli europei, questo rende l’oro acquistato in dollari più conveniente, ma al contempo segnala come la principale valuta mondiale stia mostrando segni di debolezza e instabilità.
Pechino fa scorta
A fronte di questa crescente incertezza sui mercati anche le grandi istituzioni internazionali hanno intensificato gli acquisti di oro. La People’s Bank of China, cioè la banca centrale cinese, ha comprato oro per undici mesi di fila fino a settembre 2025. Le riserve ufficiali della Cina sono salite a 2.298 tonnellate nel secondo trimestre. Per dare un’idea delle dimensioni: stiamo parlando di oltre 250 miliardi di dollari in oro, quasi il 6% di tutte le riserve in valuta estera di Pechino. Dietro questi numeri c’è una strategia precisa. La Cina vuole dipendere meno dal dollaro americano. Dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni pesantissime alla Russia nel 2022, bloccando le riserve di Mosca in dollari, molti paesi hanno capito che tenere tutto in valuta americana può essere rischioso. Se domani ci sono tensioni politiche, quegli asset potrebbero essere congelati. L’oro invece è neutro, non appartiene a nessuno stato, non può essere bloccato con un decreto. È un asset fisico che puoi tenere nei tuoi caveau e nessuno te lo può toccare. Per questo Pechino ha ripreso a comprare subito dopo la vittoria di Trump a novembre: sa che i prossimi anni saranno turbolenti.
E le altre banche centrali seguono a ruota
Ma non è solo la Cina. Il World Gold Council ha registrato volumi di trading record a settembre, con una media giornaliera di 388 miliardi di dollari scambiati, il 34% in più rispetto ad agosto. La Banca nazionale del Kazakistan ha aggiunto 8 tonnellate ad agosto, la Turchia 2 tonnellate, la Polonia ha annunciato che riprenderà gli acquisti. Le banche centrali mondiali comprano oro come non facevano da decenni: sono sulla strada per acquistare mille tonnellate nel 2025, il quarto anno consecutivo di accumulo massiccio.
A differenza delle banche centrali, che continuano ad accumulare oro fisico nei propri caveau come riserva strategica – la Banca d’Italia ne detiene per quasi 200 miliardi di euro – gli investitori privati oggi preferiscono strumenti finanziari che ne replicano l’andamento, senza doverlo possedere materialmente. Si tratta di fondi ETF, certificati o contratti futures, anche se resta possibile acquistare lingotti e monete tramite operatori professionali autorizzati. Secondo Ray Dalio, fondatore di Bridgewater associates, l’oro dovrebbe rappresentare circa il 15% del portafoglio di un investitore, poiché le obbligazioni non garantiscono più la stessa protezione contro l’inflazione e l’instabilità geopolitica.