Facciamo un po’ d’ordine. Masked Rider debutta nel 1995 (in Italia nel 1996) come uno spin-off proprio dei Power Rangers, anch’essa prodotta dalla Saban e di cui richiama la formula: alle scene di combattimenti riprese dall’originale giapponese, si aggiungono altre scene di raccordo girate invece da attori americani in inglese. Il personaggio di Masked Rider, che viene introdotto nella terza stagione dei Power Rangers, è un principe alieno spedito sulla Terra per contrastare le mire espansionistiche del malvagio zio, Count Dregon, e per farlo si trasforma in una specie di guerriero dall’aspetto di insetto antropomorfo che scende in battaglia a bordo della moto Crono e dell’auto Magno, veicoli dalle funzioni fantascientifiche straordinarie.
La serie in Occidente non ebbe un grande successo, essendo infatti cancellata dopo una stagione, e anche un tentativo di reboot nel 2008, intitolato Kamen Rider: Dragon Knight, durò un solo ciclo di episodi. Il fatto è peculiare visto che la produzione originale, in Giappone appunto nota come Kamen Rider, è una delle saghe più longeve e amate. Iniziata nel 1971, in modo simile appunto a quella che ha dato vita ai Power Rangers (in originale Super Sentai), è uno dei più classici esempi di tokusatsu, storie tra il fantasy e la fantascienza che privilegiano scene d’azione ed effetti speciali.
Dopo la prima, ogni stagione successiva riavviava la storia con nuovi personaggi e caratteristiche, ma mantenendosi sempre nello stesso orizzonte tematico. Quella che abbiamo visto noi nel 1995-96 era in realtà l’adattamento della nona stagione, Kamen Rider Black RX. Attualmente in Giappone è in onda la 35esima stagione, Kamen Rider Gavv, che appunto si concluderà ad agosto e lascerà poi spazio al nuovo revival internazionale. Sarà questa l’occasione con cui Masked Rider s’imporrà anche tra il pubblico nostrano?