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Dâaltronde, lo scenario ipotizzato da Oppenheim e Russo non è così nuovo. Qualcosa di simile è già successo, mutatis mutandis, con la cosiddetta teoria dellâetere â tempo fa si credeva che le contraddizioni tra meccanica ed elettromagnetismo potessero essere risolte solo ammettendo lâesistenza di un etere, per lâappunto, ossia di un mezzo in grado di propagare la luce; diversi esperimenti successivi, e la teoria della relatività di Albert Einstein, rimisero a posto le cose e dimostrarono che in realtà lâesistenza dellâetere non è necessaria, e la teoria fu abbandonata. âIn assenza di prove dirette [dellâesistenza] della materia oscura e dellâenergia oscuraâ, scrive ancor Oppenheim, âè naturale chiedersi se si tratti di costrutti scientifici non necessari, come fu per esempio per le sfere celesti, lâetere o il pianeta Vulcano, tutti successivamente sostituiti da spiegazioni più semplici. La gravità è storicamente sempre stata una grande imbroglionaâ.
L’Universo bolle in pentola
La spiegazione più semplice di Oppenheim e Russo, in questo caso, coinvolge la cosiddetta teoria postquantistica della gravità classica, che ha lâambizioso obiettivo di risolvere uno dei problemi più complessi e affascinanti della fisica moderna, ossia lâincompatibilità tra meccanica quantistica e relatività generale (due teorie che, prese indipendentemente, funzionano alla perfezione, ma che non possono essere inserite in un impianto unico coerente e armonioso), o, in altre parole, lâattuale difficoltà che hanno i fisici nel quantizzare la gravità . Secondo Oppenheim, il tessuto dello spazio-tempo, il sistema a quattro dimensioni in cui vive il nostro Universo, sarebbe âliscioâ e continuo, cioè avrebbe le caratteristiche tipiche della fisica classica (il mondo della meccanica quantistica è invece discreto, ossia âdiscontinuoâ), ma anche âintrinsecamente traballanteâ, ossia caratterizzato da continue fluttuazioni: la velocità di scorrimento del tempo, per esempio, fluttuerebbe in modo casuale e imprevedibile, e lo stesso avverrebbe per lo spazio, che si âdeformerebbeâ casualmente in diversi punti.
Sarebbe proprio questo continuo âgorgoglioâ di spazio e tempo, come quello di un ragù che bolle in pentola, a causare gli effetti che attualmente attribuiamo alla materia oscura, come per lâappunto le irregolarità nella rotazione delle galassie. âAbbiamo dimostratoâ, si legge in un altro post di Oppenheim su X, âche si può spiegare lâespansione dellâUniverso e le curve di rotazione delle galassie senza necessità di materia o energia oscuraâ. Ma è lo stesso Oppenheim a invitare alla prudenza nellâinterpretazione e nella valutazione di questa ipotesi: âLa cautela è dâobbligo, perché al momento esistono prove indirette della presenza della materia oscura, quindi sono necessari altri calcoli e altri confronti con i dati che abbiamo a disposizione. Se la nostra ipotesi fosse giusta, il 95% dellâenergia dellâUniverso sarebbe dovuta alla natura irregolare dello spazio-tempo, il che vorrebbe dire che siamo immersi in un ambiente che non obbedisce alle leggi della fisica classica o quantisticaâ. E cioè che la maggior parte della fisica conosciuta è da riscrivere, o quantomeno da correggere pesantemente. Solo il tempo potrà confermarlo o smentirlo.