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martedì, Gen 17

Matteo Messina Denaro, gli omicidi di cui è responsabile



Da Wired.it :

Oltre che per le stragi mafiose avvenute tra il 1992 e il 1993, Matteo Messina Denaro, il boss della mafia arrestato a Palermo il 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, è imputato per altre decine di omicidi. Di alcuni è stato il mandante, mentre di altri è accusato di essere l’esecutore materiale, cioè la persona che ha portato effettivamente a termine l’assassinio. E proprio la sua efferatezza, educata dal padre Francesco da cui ha ereditato il ruolo di capomafia di Castelvetrano, lo ha reso uno dei più stretti affiliati di Totò Riina, chiamato anche “la belva”.

Matteo Messina Denaro

Il regime penitenziario che istituisce il cosiddetto “carcere duro” è nato come una misura temporanea prima delle stragi di mafia del 1992 e del 1993

I primi omicidi

In base alle cronache e alle indagini degli inquirenti, fu proprio il padre a coinvolgerlo in uno dei suoi primi omicidi, durante la faida tra i mafiosi fedeli alle famiglie corleonesi di Palermo e i clan Accardo e Ingoglia di Trapani. Così, nel 1989, Messina Denaro padre e figlio furono denunciati per associazione mafiosa e per l’omicidio di quattro uomini strangolati e sciolti nell’acido. Ovviamente, all’epoca vennero scagionati da tutte le accuse.

Due anni dopo, nel 1991, Matteo Messina Denaro è ritenuto responsabile dell’omicidio di Nicola Consales, proprietario di un albergo di Triscina, nel comune di Castelvetrano, che si sarebbe lamentato della continua presenza del mafioso e dei suoi amici nella sua struttura. L’anno seguente, insieme ad altri mafiosi di Palermo, fece parte di un gruppo armato incaricato di fare appostamenti a Roma per uccidere Maurizio Costanzo, Giovanni Falcone e l’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli. Il gruppo fu poi richiamato prima di agire da Riina, perché voleva che la morte di Falcone avvenisse in maniera più plateale.

Sempre nel 1992, Messina Denaro fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di Vincenzo Milazzo, capomafia di Alcamo che sembrava volersi ribellare all’autorità di Riina, e della compagna del mafioso, Antonella Bonomo, incinta di tre mesi. Qualche mese dopo partecipò anche al fallito attentato contro il vicequestore Calogero Germanà a Mazara del Vallo.

Da sinistra, in senso orario: Pasquale Bonavota, Attilio Cubeddu, Renato Cinquegranella e Giovanni Motisi

Sono Giovanni Motisi, Renato Cinquegranella, Pasquale Bonavota e Attilio Cubeddu. I primi tre esponenti della criminalità organizzata e il quarto parte dell’anonima sequestri sarda

Le stragi del ’92

Fu poi il momento delle stragi di Capaci e di via D’Amelio a Palermo, in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicilio, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Clausio Traina. A seguito di questi attentati, che portarono all’arresto di Riina, Messina Denaro fu un sostenitore della continuazione dalla strategia degli attentati, insieme agli altri capomafia Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.

Così, nell’estate del 1993 Messina Denaro fu il mandante delle stragi di via dei Georgofili a Firenze, dove furono uccise 5 persone e ferite altre 37, di via Palestro a Milano, con un bilancio di 5 vittime e 15 feriti, e davanti alle chiese San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano a Roma, dove restarono ferite 22 persone. 

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro

I beni mobili e immobili che sono stati sequestrati alla sua rete di contatti e teste di legno ammontano a una cifra tra i quattro e i cinque miliardi di euro

L’omicidio di Giuseppe Di Matteo

Sempre nel 1993, mentre era già latitante, fu mandante dell’omicidio di Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni, per costringere il padre Santino, ex mafioso pentito, a ritrattare sulle sue dichiarazioni relative alla strage di Capaci.

Infine, nel 1995, Messina Denaro è stato anche riconosciuto come il mandante dell’omicidio di Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria nella sezione 41-bis del carcere Ucciardone di Palermo. In base alle ricostruzioni, Montalto sarebbe stato ucciso nei pressi di Trapani dopo aver intercettato e consegnato alle autorità un “pizzino”, cioè un messaggio, diretto a un capomafia all’interno del carcere.



[Fonte Wired.it]