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sabato, Gen 21

Medici, le 9 regione d’Italia in cui ne mancano di più



Da Wired.it :

A Bolzano c’è un cardiologo ospedaliero ogni 224mila abitanti, a Caltanissetta un ginecologo ogni 40mila e ad Asti un pediatra per ogni 1.813 minori. In tutta Italia, ma in particolare in nove regioni, di cui sette del nord, mancano medici di famiglia, ospedalieri, pediatri di libera scelta e infermieri. Si chiama desertificazione sanitaria e, come suggerisce il nome, non promette nulla di buono.

L’equazione è semplice: se non ci sono medici è più difficile accedere alle cure sanitarie. È questa la desertificazione sanitaria, ovvero una situazione di estremo disagio per i pazienti, dovuta alla mancanza di personale, di ospedali e altre strutture di cura abbastanza vicine ai centri abitati e a lunghi tempi di attesa. A farne maggiormente le spese sono le zone periferiche e ultra periferiche delle aree interne del paese.

Lo ha rivelato il rapporto Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertificazione sanitaria e Pnrr – provincia che vai, carenza di personale sanitario che trovi, curato da Cittadinanzattiva nell’ambito del progetto europeo Action for health and equity: addressing medical desert (Ahead), finanziato da Eu4Health, il quarto programma dell’Unione europea dedicato alla salute per il periodo 2021-2027.

Farmacista al lavoro

L’Agenzia del farmaco segnala che sono 3.200 i farmaci carenti in Italia, ma quasi la metà manca perché non è più in commercio e altri 400 saranno ritirati nei prossimi mesi. L’analisi dei dati e le spiegazioni sul fenomeno

Le regioni maglia nera

Secondo l’analisi, sono nove le regioni più colpite da desertificazione sanitaria, per un totale di 39 province dove gli squilibri tra il numero dei professionisti e cittadini sono più marcati. Al primo posto si trova la Lombardia, con Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi e Milano tra le peggiori. Segue il Piemonte, con Alessandria, Asti, Cuneso, Novara, Torino e Vercelli. Al terzo posto il Friuli Venezia Giulia, con Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste.

Fuori dal podio abbiamo invece la Calabria, con Cosenza Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Il Veneto, con Treviso, Venezia e Verona. La Liguria, con Imperia, La Spezia e Savona. L’Emilia Romagna, con Parma, Piacenza e Reggio Emilia. E infine il Trentino Alto Adige, con entrambe le province autonome di Bolzano e Trento, e il Lazio, con Latina e Viterbo.

Rapporto medici/abitanti nelle province italiana (Foto: Cittadinanzattiva)

kevin carboni

Mancano i fondi

Una fotografia a tutto campo delle difficoltà che coinvolgono l’intero sistema sanitario nazionale e che, secondo Cittadinanzattiva, rischiano di non essere risolte con i fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Soltanto il 16% delle case e il 17% degli ospedali di comunità previsti per i prossimi anni sono stati pensati per essere realizzati nelle zone periferiche e più in difficoltà. Sul totale di 1.431 case di comunità, solo 508 saranno costruite nelle aree interne, lasciando circa 5 milioni di italiani e italiane senza qualsiasi presidio sanitario.

Inoltre, in 13 comuni periferici della Valle d’Aosta e in 36 della Liguria non è stata programmata la realizzazione di nessun servizio territoriale tra quelli finanziati dal Pnrr. Così come non è stata prevista la costruzione di alcun ospedale di comunità per le oltre 654 mila persone che vivono nelle aree periferiche di Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche.

Fortunatamente però, la situazione non è così drammatica in tutto il paese. Alcune province e regioni continuano a lavorare in modo virtuoso per assicurare un facile accesso ai servizi sanitari a tutti e tutte. È il caso della provincia di Roma, dove c’è un ginecologo ogni 2mila persone, o Pisa, dove c’è un cardiologo ospedaliero ogni 3 mila persone. Dati che però sottolineano, ancora una volta, la forte disuguaglianza tra cittadini e cittadine rispetto al diritto alla salute, causata da anni di privatizzazioni dei servizi sanitari e tagli ai fondi destinati alla sanità pubblica.



[Fonte Wired.it]