Perché la divulgazione scientifica è importante, come sono importanti le nozioni e le conoscenze tecniche che si apprendono negli istituti superiori e nelle università. Ma l’indirizzo ambientale può esserci da prima, sin da bambini, e le informazioni per avere un impatto sul mondo non possono essere lasciate senza applicazione pratica. Devono uscire dai libri e far parte di un’esperienza. Per questo funzionano le lezioni come quelle di Isgrò, come gli incontri con altri viaggiatori, esperti e con gli scienziati: perché oltre ai principi etici e morali questi cittadini del futuro possono toccare con mano i problemi che studiano e che intuiscono.
Durante la conferenza, i rappresentanti di Sea Beyond hanno parlato di quelle che in inglese vengono definite le “best practice”, in questo caso nel campo della ricerca scientifica, dell’educazione e della sensibilizzazione ambientale. L’idea di Sea Beyond è replicabile, può essere ripresa da altri enti sia pubblici che privati in ogni parte del mondo: non limitarsi a erogare fondi o materiali didattici, ma costruire con le scuole, con i docenti e con le comunità locali dei veri percorsi di studio. Percorsi dove si lavora con laboratori, concorsi creativi e vere e proprie missioni scientifiche. I programmi di aggiornamento e di formazione dell’UNESCO funzionano anche per chi è meno giovane,per esempio per gli insegnanti.
Coralli da piantare
Quella di Nizza è solo la terza conferenza diplomatica dedicata interamente a mari e oceani. Il che ci dice, a voler guardare il bicchiere mezzo vuoto, che dell’importanza del tema ci siamo accorti con notevole ritardo. A guardare quello mezzo pieno, invece, potremmo dire che ci siamo resi conto che un focus sulla parte blu del nostro pianeta (che è maggioritaria: l’idrosfera occupa due terzi della superficie della Terra) è essenziale.
A Nizza si è parlato molto di quello che forse è il simbolo più noto della sofferenza degli oceani a causa del riscaldamento ambientale. I coralli. Le barriere coralline “sbiancano”, perdono la vita perdendo il loro colore, e questo è noto. Ciò che è meno noto è che si può intervenire direttamente con delle operazioni di piantumazione. Il giovane attivista francese-polinesiano Titouan Bernicot per esempio ha fondato Coral Gardeners, un’organizzazione pensata per prendersi cura, come farebbero dei giardinieri, appunto, proprio dei coralli. Bernicot a Nizza ha raccontato che all’inizio non c’erano fondi né prospettive per la sua idea e che in più occasioni è stato tentato di lasciar stare. Ma poi il riconoscimento internazionale è arrivato. Per quanto suoni fantascientifico rigenerare le barriere coralline piantando nuove colonie in aree danneggiate dai cambiamenti climatici è possibile, soprattutto se si tratta di coralli a basse profondità. E così oggi Bernicot e la sua organizzazione possono usare le videocamere fisse per monitorare i nuovi coralli e la loro salute, e l’intelligenza artificiale per studiare come evolvono le colonie animali nelle zone in cui si è intervenuti. Oggi anche Sea Beyond sostiene Coral Gardeners, e Bernicot con orgoglio ha annunciato di aver potuto includere nel suo progetto ingegneri e scienziati che arrivano direttamente dalle grandi aziende della Silicon Valley americana.
Distinguere tra azioni concrete e green washing
Quando si tratta di progetti sull’ambiente e su altri temi sociali il rischio è che i brand non adottino soluzioni concrete e utili ma che utilizzino il metodo del “washing”. Le monarchie del Golfo, per esempio, fanno “sport-washing”, nel senso che con gli investimenti nello sport “lavano” la propria nomea. Lo stesso si fa con l’ambiente: si chiama green-washing proprio per questo, perché con l’ambiente ci si “lava”, diciamo così, la coscienza. Il caso di Sea Beyond dove il brand italiano lavora direttamente con l’UNESCO è significativo proprio perché non si limita alla filantropia: i progetti che finanzia sono costruiti in collaborazione con le istituzioni, e sono pensati per durare nel tempo, per avere un impatto misurabile e, soprattutto, per essere comunicati in modo trasparente.