La melatonina è uno degli integratori più utilizzati in caso di problemi di sonno. Viene consigliata contro il jet lag, per favorire il ripristino del normale ritmo circadiano. E per superare problemi di insonnia più o meno duraturi. È normalmente considerata innocua – si tratta, d’altronde, di un ormone normalmente prodotto anche dal nostro organismo – ma un nuovo studio presentato durante il congresso annuale dell’American Heart Association racconta una storia diversa: un aumento dei rischi cardiovascolari connesso con l’utilizzo prolungato di integratori a base di melatonina.
Un ormone naturale
Come dicevamo, la melatonina è un ormone prodotto naturalmente dal nostro cervello, e gioca un ruolo chiave nella regolazione del ciclo sonno-veglia: la sua produzione aumenta nelle ore notturne e diminuisce con l’arrivo della luce diurna, segnalando all’organismo quando è tempo di coricarsi. Per questo motivo, gli integratori a base di melatonina sono molto utilizzati per contrastare i disturbi del sonno, perché aiutano ad addormentarsi, senza produrre sonnolenza eccessiva durante le ore diurne.
È considerata una sostanza innocua, regolata come farmaco da banco (che non richiede prescrizione medica), ed è spesso consigliata dai medici in caso di disturbi del sonno di lieve entità. L’utilizzo prolungato (oltre i tre mesi) della melatonina non è solitamente consigliato, perché può perdere facilmente di efficacia e non sono disponibili moltissime ricerche sui possibili effetti collaterali a lungo termine. Proprio per questo motivo, i ricercatori della SUNY Downstate Health Sciences University hanno deciso di approfondire la questione nel loro nuovo studio.
La ricerca
Lo studio ha confrontato le cartelle cliniche di oltre 130mila persone con una diagnosi di insonnia, divise in due gruppi: pazienti a cui era stata prescritta la melatonina per un periodo di almeno un anno, e persone nei cui dati sanitari non risultava l’utilizzo della sostanza. Al termine dell’analisi, è emerso che i pazienti che avevano assunto almeno per un anno la melatonina avevano il 90% di probabilità in più di aver sofferto di insufficienza cardiaca, una probabilità essere stati ricoverati per insufficienza cardiaca superiore di tre volte e mezzo, e una mortalità per tutte le cause doppia, rispetto a chi non aveva assunto l’ormone.
“Gli integratori di melatonina sono ampiamente considerati un’opzione sicura e naturale per favorire il sonno – commenta Ekenedilichukwu Nnadi, primo autore della ricerca – perciò è stato sorprendente riscontrare aumenti così coerenti e significativi negli esiti di salute gravi, anche dopo aver bilanciato molti altri fattori di rischio”.
I limiti dello studio
Prima di considerare chiusa la questione, però, è bene sottolineare che lo studio presenta diversi importanti limiti, e che al momento non è stato ancora pubblicato su una rivista peer reviewed. I problemi cardiocircolatori sono inoltre uno dei rischi principali connessi con l’insonnia cronica, ed è quindi difficile escluderela possibilità che i pazienti a cui viene prescritta la melatonina non siano anche quelli con forme di insonnia più gravi, e quindi maggiori rischi cardiaci già in partenza.
“Forme più gravi di insonnia, depressione e ansia, così come l’utilizzo di altri farmaci che favoriscono il sonno, possono tutte essere collegate sia ad una maggiore probabilità di utilizzare la melatonina, sia a un più elevato rischio per il cuore”, conferma Nnadi. “Inoltre, anche se l’associazione che abbiamo identificato può sollevare preoccupazione per l’utilizzo così comune di questi supplementi, il nostro studio non può provare un relazione diretta di causa ed effetto. Serviranno pertanto ulteriori ricerche che analizzino più a fondo gli effetti della melatonina sulla salute cardiaca”.



