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Da Wired.it :

Continuano imperterrite le azioni delle piattaforme per fermare la disinformazione sul conflitto Israele-Hamas. Proprio ieri Meta ha annunciato la modifica temporanea delle impostazioni predefinite dei commenti degli utenti su Facebook, nel tentativo di “proteggere le persone nella regione da commenti potenzialmente sgraditi o indesiderati”. Questo significa che i commenti a un post pubblico saranno limitati agli amici dell’utente che l’ha condiviso o ai followers predefiniti. Una novità assolutamente inedita, considerando che la prerogativa di un contenuto pubblico è proprio quella di permettere a chiunque di lasciare il proprio commento. Eppure, Meta sembra essere disposta ad andare ben oltre la sua consuetudine pur di difendere gli utenti in difficoltà.

Secondo quanto riferito dalla piattaforma, infatti, la modifica annunciata interesserà anzitutto le “persone della regione” colpita dal conflitto, e poi anche tutti gli altri utenti a livello globale, che saranno avvertiti non appena saranno abilitate le modifiche alle impostazioni dei commenti. Al di là di questo, poi, Meta ha annunciato anche di essere a lavoro per semplificare l’eliminazione di massa dei commenti a un post e di aver già disabilitato “la funzione che normalmente visualizza il primo o i primi due commenti sotto i post nel Feed”. Una serie di accorgimenti utili e ben mirati, che punta a ridurre drasticamente i commenti potenzialmente tossici e molesti (se non addirittura contenenti immagini violente) in un momento in cui le tensioni legate al conflitto Israele-Hamas continuano a invadere i social media.

Inoltre, come se non bastasse, Meta ha annunciato il lancio di una funzione che permette agli utenti della regione di bloccare il proprio profilo, consentendo loro di nascondere alcune sezioni che in precedenza erano aperte al pubblico e impedendo ai “non amici” di vedere una versione a grandezza naturale della loro foto profilo. In questo modo la compagnia va a chiudere una serie molto ampia di azioni volte a gestire la condivisione di contenuti relativi al conflitto, in un momento alquanto delicato per la stessa Meta, che di recente ha dovuto affrontare le accuse secondo cui la politica di moderazione di contenuti avrebbe ingiustamente “soppresso” alcuni account che avevano pubblicato post relativi al conflitto. Un errore dovuto a un bug che “ha colpito in egual modo gli account di tutto il mondo – non solo le persone che cercavano di pubblicare post su ciò che sta accadendo in Israele e a Gaza – e non aveva nulla a che fare con l’oggetto del contenuto”, come ha riferito il portavoce di Meta, Andy Stone.



[Fonte Wired.it]