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E siamo a quattro. Meta e Siae hanno rinnovato l’accordo transitorio con cui regolare l’uso delle canzoni nel repertorio dalla Società italiani autori ed editori su Instagram, Facebook e le altre piattaforme social del gruppo. Per la quarta volta di seguito. Lo conferma, a domanda di Wired Italia, Meta stessa. Siae, interpellata in merito, non ha fornito una risposta prima della pubblicazione di questo articolo. Il rinnovo del patto, che sarebbe dovuto scadere il 29 agosto, è stato prorogato fino a fine novembre, per la precisione al 27, allungando di altri tre mesi la finestra di tempo che le parti si sono date per cercare di definire una volta per tutte le licenze d’uso di canzoni e brani di artisti che si avvalgono di Siae per la raccolta del diritto d’autore.

Il braccio di ferro

È da un anno e mezzo che le trattative per il music rights agreement (Mra, accordo per i diritti musicali) vanno avanti. Da quando, a metà marzo 2023, la multinazionale fondata da Mark Zuckerberg e Siae non riescono a trovare un accordo sul rinnovo delle licenze d’uso del repertorio, scadute a gennaio. Così Meta decide di silenziare tutte le canzoni usate sui suoi social, per esempio come tracce di un video di Instagram o nelle storie, che siano state scritte, eseguite o interpretate da artisti rappresentati da Siae. Un terremoto. Con un immediato scambio di accuse tra Meta, che rivendica di aver trovato accordi con tutte le società di raccolta di diritto d’autore in Europa, salvo che in Italia, e Siae che contesta la mancata trasparenza nella valutazione del repertorio, nella condivisione dei dati di riproduzione dei brani e dei guadagni per valutare l’offerta di Meta, che sarebbe voluta passare da un modello royalty a uno a forfait.

La negoziazione delle licenze è frutto della direttiva Copyright, un regolamento europeo che fa da cornice alla gestione del diritto d’autore nel blocco dell’Unione. La norma prescrive alle piattaforme online di ottenere una licenza preventiva da artisti o da chi li rappresenta per riprodurre brani, canzoni, film e altre opere, anche in brevi spezzoni, sul web. La Federazione industria musicale italiana (Fimi), che rappresenta le maggiori imprese produttrici e distributrici del settore discografico per un totale di oltre 2.500 marchi, ha calcolato che nel 2023 la musica nei brevi video social su TikTok e Youtube (in questo caso, relativamente ai suoi shorts) ha generato un fatturato di 7,8 milioni di euro. Una cifra ancora piccola rispetto ai 440 milioni complessivi sviluppati l’anno scorso (che fanno dell’Italia il terzo mercato per l’industria musicale in Europa), con lo streaming a farla da padrone (65% del totale).

Gli accordi temporanei

Il silenzio forzato dura due mesi. Nel mezzo si inserisce anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che accusa Meta di aver sfruttato la sua posizione di potere per imporre a Siae delle condizioni contrattuali ingiuste. L’Antitrust contesta un abuso di posizione dominante e impone il ripristino dei brani e del tavolo di trattativa. Che giunge, però, a ottobre 2023, solo a un accordo temporaneo, prorogando l’accesso al repertorio Siae fino a fine gennaio 2024. Ma alla scadenza del patto, il copione si ripete: altra estensione di quattro mesi. E a maggio si firma per un’altra spintarella in avanti. Che, a pochi giorni dalla scadenza di fine agosto, Siae e Meta hanno deciso di ripetere ancora. Proseguono le interlocuzioni per stabilire un accordo definitivo e chiudere la stagione dei rinnovi temporanei.

Nel frattempo, la vicenda è finita anche davanti alla giustizia amministrativa. Meta ha impugnato il provvedimento dell’Antitrust che le imponeva di ripristinare la musica su Facebook e Instagram e una prima sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio le ha dato torto. La holding californiana ha contestato il verdetto davanti al Consiglio del Stato, che a metà maggio, ha ribaltato le conclusioni del Tar, accettando la tesi di difesa di Meta, che distingue l’uso dei brani del repertorio Siae sulle proprie piattaforme caricati attraverso audio library (una funzione che per la multinazionale sarebbe il nodo del contendere della trattativa) e quelli che gli utenti avrebbero potuto importare con altri mezzi. La partita è aperta.

[Articolo aggiornato alle ore 18 del 27 agosto 2024 per precisare meglio il dato Fimi sui ricavi musicali da video brevi]



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