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In questi giorni moltissimi fotografi si stanno lamentando perché Meta sta etichettando i loro scatti come “Creato con IA”. Ad aver guadagnato erroneamente questa etichetta – visibile soltanto da mobile e non da desktop -, per esempio, è stata una fotografia scattata dall’ex fotografo della Casa Bianca Pete Souza durante una partita di basket. Secondo quanto riferito, l’artista ha cercato di eliminare l’etichetta, ma senza alcun successo. Nonostante questo, ci ha tenuto a specificare che è probabile che l’uso dello strumento di ritaglio di Adobe e l’adattamento della foto al formato JPEG abbiano spinto l’algoritmo di Meta a segnare erroneamente lo scatto come creato con l’intelligenza artificiale.

Ma questo non è un caso isolato. Come riporta PetaPixel, infatti, Meta ha contrassegnato come generati dall’AI alcuni scatti reali in cui i fotografi hanno utilizzato strumenti, come Generative Fill di Adobe, per rimuovere oggetti di piccole dimensioni. Un comportamento esagerato, a detta di moltissimi artisti del settore. “Se le foto ‘ritoccate’ sono ‘Realizzate con l’AI’, allora questo termine non ha più alcun significato – ha scritto il fotografo Noah Kalina su Threads -. Si potrebbero anche etichettare le foto come ‘Non è una vera rappresentazione della realtà’ se vogliono seriamente proteggere le persone”.

Di tutta risposta, la portavoce di Meta Kate McLaughlin ha dichiarato che la compagnia sta “tenendo conto dei recenti feedback” e sta valutando il suo approccio “in modo che le etichette riflettano la quantità di AI utilizzata in un’immagine“. “Ci basiamo su indicatori standard del settore che altre aziende includono nei contenuti dei loro strumenti – ha affermato -, quindi stiamo lavorando attivamente con queste aziende per migliorare il processo in modo che il nostro approccio all’etichettatura corrisponda alle nostre intenzioni”. D’altronde, la compagnia non aveva altra soluzione se non questa: confondere le immagini reali con quelle generate dall’AI, infatti, non è certo cosa buona. Soprattutto in un momento in cui i contenuti creati dall’intelligenza artificiale aumentano a dismisura.





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