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mercoledì, Feb 23

Metano, sembra che sulle emissioni abbiamo dati sbagliati



Da Wired.it :

Le emissioni globali di metano, dovute al settore energetico, superano del 70% le stime ufficiali diffuse dai vari governi. Lo rileva una nuova analisi dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), che sottolinea il bisogno di rafforzare l’azione politica per ridurre l’impatto di questo gas serra. Il metano è responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature globali, dalla rivoluzione industriale a oggi, e contribuisce all’effetto serra con un 2impatto di ventuno volte superiore rispetto alla CO2. Per questo, ridurre significativamente le emissioni di metano vorrebbe limitare rapidamente il riscaldamento climatico.

Il comparto energetico rappresenta il 40% delle emissioni di metano dovute ad attività umane e invece di diminuire, lo scorso anno sono aumentate del 5%. Nonostante questo, non sono ancora tornate ai livelli del 2019, ma senza un’azione politica pragmatica e decisa potremmo presto fare ulteriori passi indietro e raggiungere di nuovo il picco del passato. “L’Iea è stata a lungo sostenitrice di un’azione più forte per ridurre le emissioni di metano – ha dichiarato Faith Birol, direttore dell’agenzia – ma una parte fondamentale di questi sforzi deve risiedere nella trasparenza dei dati relativi alle dimensioni e la localizzazione delle emissioni, per questo i risultati della nostra ricerca Global methane trakcker sono così allarmanti”.

L’uso delle rilevazioni satellitari ha infatti notevolmente aumentato la reperibilità di informazioni relative all’origine delle emissioni e il Global methane tracker incorpora le ultime letture satellitari e altri strumenti di misurazione all’avanguardia. In questo modo, l’Aie è riuscita a rilevare come durante lo scorso anno ci siano stati picchi di emissioni in Texas, Turkmenistan – responsabile da solo di un terzo delle emissioni rilevate nel 2021 – e in Medio Oriente.

L’intensità delle emissioni di metano dovute all’uso di combustibili fossili varia ampiamente da paese a paese, con divari estremi tra quelli con le migliori prestazioni e quelli con le peggiori. Tuttavia, sottolinea l’agenzia, esistono ormai soluzioni tecnologiche in grado di ridurre efficacemente le emissioni, che hanno dimostrato di funzionare e di poter essere replicabili. Per questo, il Global methane tracker contiene una parte dedicata agli esempi di implementazione delle soluzioni e alle politiche necessarie per attivarle, mostrando anche dove queste politiche potrebbero avere un impatto maggiore.

Per esempio, si legge nel rapporto, se tutte le emissioni di metano derivate dalle operazioni di trasformazione e uso dei combustibili fossili nel 2021 fossero state sequestrate e vendute, il mercato del gas naturale avrebbe avuto 180 miliardi di metri cubi di gas naturale in più. Questo equivale a tutto il gas usato nel settore energetico europeo, in misura più che sufficiente ad alleviare l’attuale tensione del mercato.

L’aumentare delle emissioni di metano rappresenta un’ulteriore ostacolo nel contenere la crescita della temperatura globale al di sotto dei 1,5 gradi, limite massimo entro cui mantenersi per prevenire conseguenze sempre più disastrose della crisi ambientale. Durante l’ultima conferenza sul clima a Glasgow, la Cop26, 110 paesi hanno firmato il Global methane pledge, con il quale si sono impegnati a ridurre le loro emissioni di metano del 30% entro il 2030. Tuttavia, dei cinque maggiori emettitori mondiali solo gli Stati uniti hanno firmato il patto, mentre Cina, Russia, Iran e India si sono astenuti, mettendo in pericolo il successo dell’operazione e la tenuta stessa dell’ambiente.



[Fonte Wired.it]