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Methaphone, un telefono che non è un telefono per superare la nostra dipendenza dagli schermi

da | Lug 5, 2025 | Tecnologia


In risposta a questo fenomeno, è nata tutta un’industria artigianale di strumenti per staccarsi dai dispositivi. Ci sono le applicazioni dai nomi eloquenti e simbolici, come Freedom e Focus, che bloccano i contenuti che ci distraggono; startup come Brick e Unpluq, che offrono “chiavi” fisiche nfc per bloccare (e sbloccare) le app che creano dipendenza (il cofondatore di Unpluq, Jorn Rigter, sostiene che le persone usano il suo strumento non solo per i social ma anche per app di lavoro come Slack, che sono diventate altrettanto appiccicose); o ancora Yondr, un astuccio in cui chiudere il telefono ed evitare di usarlo in posti come le aule di tribunale e i locali per i concerti; senza dimenticare i già citati dumb phone, che in alcuni casi arrivano ad avere prezzi da prodotti premium.

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Gli adesivi opzionali del Methaphone

Courtesy of Eric Antonow

Il boom del Methaphone

A differenza di tutte queste soluzioni, il Methaphone non fa granché. È più che altro una dichiarazione: ceci n’est pas un phone. Ma in una cultura di eccessi tecnologici, il progetto ha avuto un’ampia risonanza. Una sorta di Ozempic in un’epidemia di obesità da schermo.

Quando a maggio ha ricevuto il primo lotto, Antonow ha spedito una decina di Methaphone ai suoi amici per sondare le loro reazioni. Uno dei destinatari era Catherine Goetze, che ha subito pubblicato un video sul gadget per i suoi 400mila follower su TikTok. Nella clip, si vede la donna fare la fila in un locale di bubble tea a San Francisco, ingobbita come tutti gli altri; ma invece di scorrere sul telefono, fa scrolling su una lastra di acrilico trasparente. I commentatori si sono scatenati con le ipotesi: era un prototipo di Nokia? Un trailer di Black Mirror? In cinque giorni il video ha accumulato oltre 53 milioni di visualizzazioni.

Antonow racconta che dopo il post di Goetze, il Methaphone “è andato esaurito” (inizialmente ne aveva ordinato 100 unità, che ha venduto in edizione limitata a 25 dollari). L’autore del progetto dice che ha intenzione di rifornirsi, ma spiega anche anche che il futuro del Methaphone non sarà legato tanto gli acquisti individuali quanto agli esperimenti su larga scala: un ristorante per esempio potrebbe offrirlo a suoi clienti in modo che possano cenare senza distrazioni. I nostri telefoni non sono solo portali verso le altre persone, ma anche a un’altra dimensione. “Quindi il contrappeso deve essere più forte che limitarsi a dire ‘Oh, devo ricordarmi di non usare il telefono a tavola’“, commenta Antonow.

La vita al di là dello schermo

Anna Lembke, ricercatrice esperta di dipendenze presso la Stanford school of medicine e autrice di Dopamine Nation, è d’accordo. “I nostri telefoni sono diventati come dei ciucci – afferma –. Li teniamo vicino al corpo e li tocchiamo innumerevoli volte al giorno“. Uno strumento come il Methaphone, suggerisce Lembke, potrebbe aiutare a spezzare il ciclo dell’abitudine: continuiamo a compiere il gesto, ma senza la ricompensa. La ricercatrice paragona l’idea a un fumatore che usa una sigaretta elettronica senza nicotina: “Il rituale rimane, ma l’effetto non c’è più” (in realtà però il metadone non funziona così, sottolinea l’esperta).





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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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