Nel 2022, grazie a reti internazionali di ricercatori da tutto il mondo, il progetto per creare un backup del microbioma umano è iniziato ufficialmente con un “caveau” iniziale, seppur ancora molto lontano dagli standard del Svalbard global seed vault.
Per il momento, il modo migliore per preservare il microbioma è quello di crioconservare le feci di persone sane. L’iniziativa ha già raccolto 1.400 campioni fecali, che sono stati congelati a -80°C in un prototipo di caveau installato momentaneamente all’Università di Zurigo, in Svizzera.
Nonostante la portata relativamente limitata, la fase di lancio si è rivelata un successo, tanto che il team responsabile del progetto ha appena pubblicato un articolo sulla rivista scientifica Nature Communications in cui annuncia il prossimo passo: la definizione delle regole etiche per la collaborazione scientifica, la proprietà del deposito e la definizione dei suoi piani di espansione.
Da una manciata di scienziati entusiasti, insomma, l’iniziativa oggi si sta consolidando grazie a una rete di 100 ricercatori sparsi in 32 paesi. E oltre alla conservazione del microbioma umano, ora punta a salvaguardare anche i microscopici ecosistemi agricoli già colpiti dai pesticidi.
La banca del microbioma cercherà di raccogliere 10mila campioni entro il 2029 e di ottenere i fondi per sostenere la ricerca e le infrastrutture necessarie. Il compito si preannuncia arduo, considerando che sono pochi gli enti disposti a investire in un deposito di feci. Ma i ricercatori rimangono ottimisti e stanno già pensando al prossimo sito del progetto: la Svizzera, il Canada o qualsiasi altro paese con un clima freddo.
“È un progetto a lungo termine. Forse tra 100 anni, aver salvato questi microbi potrebbe prevenire un grande disastro ”, ha dichiarato il coautore dello studio Martin Blaser, per poi aggiungere: “Crediamo che un giorno la scienza migliorerà abbastanza da permetterci di avere tecniche di ripristino davvero valide. Ma se è troppo tardi ed elementi chiave del microbioma scompaiono come il dodo, non potremo farlo, a meno che non li conserviamo in modo sicuro”.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.