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lunedì, Nov 22

Migranti, le morti lungo la rotta dei Balcani e la responsabilità dell’Europa



Da Wired.it :

Si chiamava Madina Hussiny e quando nel 2017 è stata travolta da un treno aveva sei anni. Proveniva dall’Afghanistan, assieme alla sua famiglia sperava in una vita migliore in Europa attraverso la rotta balcanica, percorsa da migliaia di migranti ogni giorno. Ce l’avevano fatta, erano arrivati in Croazia attraverso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Bulgaria e la Serbia. Solo che, giunti in territorio europeo, la polizia invece di accoglierli per esaminare la loro richiesta d’asilo (come prevede il diritto internazionale) li ha respinti indietro. La famiglia afghana, composta da quattordici persone di cui sei minori, ha quindi dovuto percorrere in piena notte a piedi il tracciato ferroviario per tornare in Serbia. Su quei binari è arrivato il treno che ha ucciso la bambina.

La sentenza

A chiarire la vicenda e a esprimersi è stata la Corte europea dei diritti dell’uomo il 18 novembre. Ci sono voluti circa quattro anni di investigazioni, ma alla fine è stata accertata la violazione da parte della Croazia del diritto alla vita di Madina, nonché un trattamento inumano dei bambini, la privazione illegale della libertà dell’intera famiglia e l’espulsione dal territorio europeo, oltre l’inibizione all’accesso a un avvocato.

Sono sostanzialmente quei diritti che il tribunale internazionale di Strasburgo è chiamato a salvaguardare. L’istituzione è composta da giudici degli Stati membri del Consiglio d’Europa. Non dev’essere quindi confusa con la Corte di giustizia dell’Unione europea che applica il diritto comunitario e i trattati fondativi. Le sentenze della Corte europea vertono infatti sui principi della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Respingimenti illegali

Questa drammatica storia non riguarda solo la morte di una bambina e lo strazio di una famiglia. Non riguarda nemmeno soltanto la responsabilità del governo croato, che continua a negare l’evidenza della violazione dei diritti umani. Riguarda infatti l’intera gestione dei flussi migratori all’interno del territorio europeo. È un’ulteriore conferma della giurisprudenza, se mai ce ne fosse bisogno, che i respingimenti di persone richiedenti asilo senza prima aver esaminato la loro domanda sono illegali.

Sono respingimenti che anche l’Italia ha di fatto attuato in virtù di accordi bilaterali con la Slovenia, ma che una sentenza del Tribunale di Roma dello scorso gennaio ha bloccato. La motivazione è che un simile comportamento viola non solo la nostra Costituzione ma anche la Carta europea dei diritti fondamentali. Venivano chiamati “respingimenti informali”, un termine che in realtà sottintende la riconsegna dei migranti che arrivavano in territorio italiano alla Slovenia, che venivano poi a cascata riconsegnati alla Croazia e da lì respinti in Bosnia-Herzegovina o in Serbia. Tutto questo senza dare la possibilità ai richiedenti asilo di presentare la loro domanda e spesso senza produrre alcun documento formale di espulsione. Come evidenzia il report di Altreconomia di quest’anno, stando ai dati ufficiali nel 2020 la Slovenia ha ricevuto 1.116 persone dall’Italia, riammettendole in Croazia.

“The game”

​Sembra quasi la descrizione asettica del tracciamento di pacchi postali. In realtà ciò si traduce nel famigerato The game, un termine che gli stessi migranti usano per riferirsi al rimpallo avanti e indietro tra la terra di nessuno e i confini europei lungo la cosiddetta rotta balcanica. Un rimpallo che significa molto spesso torture, furti, umiliazioni fisiche e psicologiche, da parte di poliziotti e militari. Il report di Amnesty international o il costante lavoro di monitoraggio di Borderviolence.eu documenta con filmati, fotografie, testimonianze e dati la violenza che le persone in cerca di protezione internazionale subiscono all’interno dell’Unione europea.



[Fonte Wired.it]