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lunedì, Dic 02

Mimì e gli altri: 5 bellissimi anime sportivi


Mezzo secolo fa debuttava in tv Mimì e le ragazze della pallavolo. Ecco gli spokon – manga e relative versioni animate sullo sport – che hanno fatto la Storia

Mezzo secolo fa debuttava in patria la serie animata ispirata ad Attack No. 1, lo shojo manga (fumetto per ragazze) incentrato sulla pallavolista Kozue Ayuhara. In Italia viene ribattezzata Mimì e la nazionale della pallavolo e, dal 1981, diventa il cartone sportivo al femminile più celebre di sempre, precursore di tutti gli spokon – le storie a tema sportivo – nipponici, dove i protagonisti soffrono pene indicibili per diventare campioni e sconfiggono gli avversari con colpi che sfidano la fisica.
Mimì sopravviveva per un soffio alla morte (tra tisi e altre disgrazie), ma con una dedizione ossessiva finiva sempre per aderire strenuamente all’ideale di sacrificio personale orientale, che era tra i dogmi dello spokon prima della deriva più gioviale e ilare di altri manga (e successivamente cartoni), come l’eccezionale Slam Dunk (che pure esaltava il metodo mi alleno finché svengo).
Dal calcio (con Holly e Benji – Due fuoriclasse, a cui abbiamo dedicato un articolo a parte), al baseball (Prendi il mondo e vai) e al golf (Tutti in campo con Lotti) passando per la pesca (Sampei), il Giappone ha sfornato cartoni su qualsiasi disciplina.
Ecco cinque bellissimi e indimenticabili anime sportivi degli anni ’70 e ’80.

1. Rocky Joe

Nessuno, probabilmente, potrà mai scalfire il primato di migliore spokon di sempre di questo cartone animato tratto dal manga Ashita no Joe di Asao Takamori (alias Ikki Kajiwara), che esordì nel 1970 in Giappone per approdare sugli schermi italiani nel 1980.
Joe Yabuki è un ragazzo pieno di rabbia e voglia di rivalsa; sballottato da un orfanotrofio all’altro, trova nel pugilato una valvola di sfogo e un modo per riscattarsi. Un vecchio boxeur diventa il suo mentore, il suo allenatore e il padre putativo. Joe finirà con mettere tutto se stesso in una disciplina che, nel finale più bello e tragico della storia dell’animazione nipponica, si dimostra la più cruenta e affascinante mai ideata.

2. Jenny la tennista

Gli anni ’70 hanno ospitato decine di manga e relative trasposizioni a tema sportivo diventati nel nostro Paese dei classici. Jenny la tennista – in giapponese Ace o Nerae! – è una pietra miliare del genere spokon che ne racchiude tutti i dogmi della declinazione al femminile. A partire dal tratto – quello tipico dei vecchi shojo manga pubblicati sulla collana Margaret e che le seguaci di Lady Oscar conoscono bene – elegantissimo e sofisticato che nell’anime si traduce nel bel character design di Akio Sugino. Jenny (Hiromi in originale) è una ragazza insignificante che idolatra la bellissima (e ricchissima) Reika, detta Madame Butterfly, asso del tennis del liceo. Per emularla, inizia a giocare facendosi notare dal severo Jeremy, allenatore intransigente che ne coglie il potenziale e inizia a prepararla sottoponendola a un training massacrante. Anche lui è spinto da un’ossessione: Jenny gli ricorda la madre. Tra musiche epiche, partite estenuanti e palle da tennis che si conficcano nei muri, Jenny la tennista è un grande classico.

3. Gigi la trottola

Un uomo, un mito. Dasshu Kappei è un manga del 1980 tradotto da noi come Gigli la trottola. Fa parte dell’evoluzione degli spokon: toni da commedia mantenendo la regola d’oro del genere che impone  sofferenze immani e devozione malata a chi intraprende una carriera sportiva. In questo caso, il piccolo Kappei (in italiano Gigi): di statura minuta (sembra un folletto), assatanato (in particolare va matto per le mutande bianche della timida studentessa Anna – o Annina) e dalla risata demenziale. Gigi, studente del liceo Seirin, sceglie di cimentarsi con la pallacanestro e nonostante le limitazioni fisiche – è, letteralmente, delle dimensioni della palla, tanto che ci si può nascondere dietro – diventa un campione a suon di allenamenti drastici.

4. Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo

Attacker You! nasce come manga sportivo nel 1984. Non ha niente a che dividere – a parte un titolo molto simile in originale – con il fumetto e relativa trasposizione del fumetto di Mimì, ma nel doppiaggio italiano della versione animata la protagonista ne diventa la cugina. Al netto della traduzione nostrana, Mila e Shiro resta uno dei cartoni animati degli anni ’80 (da noi debutta precisamente nel 1986) più celebri di sempre. Come Gigi la trottola, vanta una protagonista più allegra e spensierata dei predecessori, però sempre dedita a sacrifici estremi (e le sue compagne non sono da meno) in nome dell’agonismo. Anche Mila sfoggia super poteri quando ha una palla in mano – in particolare, è un asso della battuta – ed è pressoché invincibile, come le sue compagne: ecco perché, a scuola, ognuna di noi ha scelto di identificarsi con Mila oppure Nami (drago della difesa) o, ancora, Kaori (alzatrice).

5. Hilary

Disciplina che quasi tutte – in alternanza con la danza classica e la pallavolo – le bambine cresciute negli anni ’80 hanno praticato, la ginnastica ritmica è al centro de La leggenda di Hikari, manga poi adattato in un cartone animato ribattezzato in Italia Hilary che, dal 1988, ha ipnotizzato un’intera generazione di ragazzine che volevano emulare la protagonista. Hilary è la solita liceale che decide di dedicare tutta se stessa allo sport. Ha un talento mostruoso e il suo personaggio evoca più quelli dei primi spokon per dedizione, ma la differenza sta nel fatto che non tutta la sua vita gira intorno allo sport. La teenager, infatti, è divisa sentimentalmente tra due ragazzi: l’atleta bello e bravo Willy, per cui lei ha una cotta, e Federico, il ribelle della scuola che suona in una band rock (e che nel manga non ha la faccia da gangster della yakuza, eppure è attraente quanto l’altro). Alla serie mancano le derive più drammatiche e romantiche, i risvolti più audaci del manga, però resta un cult.

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