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venerdì, Lug 21

Miss Italia ha scelto di calpestare i diritti delle donne transgender | Wired Italia



Da Wired.it :

A dicembre Rikkie Valerie Kollé parteciperà a Miss Universo come rappresentante dell’Olanda, dove alcuni giorni fa è stata incoronata donna più bella del paese. La notizia è circolata parecchio, perché Kollé è una donna transgender. Come transgender è anche Anne Jakrajutatip, l’imprenditrice thailandese a capo del concorso di bellezza nato in California nel 1952 che ogni anno elegge la donna più bella del mondo.

Tempi che cambiano. Ma non in Italia.

Intervistata nel programma No Stop News di Rtl 102.5, nelle scorse ore Patrizia Mirigliani, figlia di Enzo, storico creatore del concorso di bellezza più importante d’Italia, Miss Italia, ha ribadito l’indisponibilità ad aggiornare il regolamento per permettere alle persone transgender di partecipare alla manifestazione: “Dico solo che le cose devono andare per gradi, l’Italia è un paese delicato e particolare. Inoltre, al momento, solo due transgender hanno richiesto di partecipare a Miss Italia. Pertanto, il mio regolamento attuale non lo consente. La tradizione di un concorso che esiste da 84 anni ha una sua importanza, ma non ho nulla in contrario riguardo a chi decide di ammettere transgender a concorsi di bellezza, a patto che non sia strumentale”.

Si potrebbe obiettare che il regolamento di un concorso così datato abbia bisogno di un aggiornamento ai tempi che viviamo proprio in virtù di quegli 84 anni di storia. Ma non è questo l’elemento più problematico delle parole di Mirigliani, che si è spinta oltre: “Nel mio regolamento, al momento, non ho ancora aperto alle transgender, poiché ritengo che debbano essere nate donne. Quindi, finché andrà avanti il mio regolamento sarà così. E per ora non ritengo di cambiarlo”.

La posizione di Mirigliani (espressa con una certa ignoranza linguistica: per rispetto si preferisce usare l’espressione donne transgender piuttosto che “le transgender”) ha toni transescludenti e discriminatori che si basano sul dato biologico. Per l’organizzatrice di Miss Italia, non è donna chi si sente donna e ha compiuto un percorso per la riassegnazione di genere, ma è donna solo chi è nata con gli attributi sessuali riconosciuti al genere femminile. Con buona pace del transfemminismo, della medicina, degli studi di genere, del progresso culturale e persino della legge italiana, dove la riassegnazione anagrafica adegua i dati personali di chi è andato incontro a questo percorso, al genere di elezione. Potenzialmente una donna transgender potrebbe partecipare al concorso senza neppure dichiararsi tale.

Ed è qui che si genera la discriminazione che Mirigliani può perpetrare solo in virtù di essere l’unica nella disponibilità di modificare il regolamento. Se non fosse per la transfobia strisciante, la cosa non dovrebbe essere oggetto di grandi rimostranze: concorsi di bellezza come Miss Italia sono lontani anni luce dalle battaglie non solo del femminismo, ma anche della comunità lgbtq+. Propongono un canone asservito a schemi patriarcali con il quale si suggerisce alle donne a quale modello estetico ambire, dimenticando temi cari a questi movimenti come l’empowerment femminile, l’uguaglianza di genere e la body positivity.

Il vero scandalo – se di scandalo si può parlare – è che manifestazioni come Miss Italia esistano ancora nel 2023. La battaglia intersezionale per i diritti non passa certo da queste manifestazioni, ma la battaglia contro la transfobia, contro l’esclusione delle persone transgender e per un trattamento più dignitoso delle diversità deve essere portata avanti in ogni circostanza. Anche e soprattutto tra le candidate a diventare Miss Italia.



[Fonte Wired.it]