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Mission Impossible – Final Reckoning è probabilmente il film più Scientology di sempre

da | Mag 15, 2025 | Tecnologia


Quando poi l’azione comincia (finalmente), il film migliora di colpo. Del resto da quando c’è Christopher McQuarrie a scrivere e dirigere, cioè dal quinto film, intitolato Rogue Nation, la precisione nelle sequenze d’azione ha fatto un deciso salto in avanti raggiungendo vette eccezionali in Fallout. Mission: Impossible è diventato lo stato dell’arte di come fare cinema d’azione spettacolare in America. Non sorprende quindi che tutta la sequenza subacquea nel sottomarino sia un gioiello di tensione e narrazione senza parole, fatta solo per immagini ed esplosioni. Funziona con le stesse dinamiche di rialzo della difficoltà di stanza in stanza dei videogiochi, con prove sempre più complicate e una fenomenale concentrazione sulle azioni di Cruise.

Meno potente è invece l’altra grande sequenza d’azione che porta a termine il film, giocata sugli aerei. Mostruosa da realizzare, pazzesca anche solo da immaginare (visto che è stata fatta sul serio, dal vero e senza controfigure, come è abitudine di Tom Cruise), ma non altrettanto appassionante da guardare né ben narrata. Nel complesso però forse non importa. Qui più che mai la storia in gioco non è una di agenti segreti, ma quella dell’uomo contro il digitale, cioè è la storia personale di Tom Cruise, che ha trovato una forte ragion d’essere nell’incarnare l’ultimo baluardo (o almeno così pensa lui) contro il cinema degli effetti visivi digitali. Non è solo che fa tutti gli stunt in prima persona per davvero, ma che rende questa cosa lo strumento principale di promozione dei film e di se stesso. Questo racconta quest’ultimo Mission: Impossible: il tentativo di un attore di salvare il cinema “umano” con azioni clamorose e missioni impossibili come quelle che compie sul set.

Mission Impossible  Final Reckoning è probabilmente il film più Scientology di sempre

Warner Bros

L’identificazione tra Cruise e Hunt è totale. La trama cita una data come l’inizio di tutto, il 22 maggio del 1996, che è anche la data in cui è uscito nei cinema americani il primo Mission: Impossible. L’agente Hunt è qui presentato molto più che in passato come il salvatore del mondo, l’uomo che, attraverso una dedizione fuori dal comune, una tensione avventurosa e un’etica di ferro, è in grado di salvare tutto e tutti. In questi casi si spende l’aggettivo “cristologico” per identificare un personaggio che è considerato dalla sua storia un salvatore, uno che prende su di sé una fatica grandissima per il bene degli altri. Nel caso di Cruise è però più corretto guardare ai predicamenti di Scientology, secondo i quali ogni persona può essere un thetan, cioè un individuo con poteri e capacità potenzialmente illimitate. Attraverso il miglioramento personale e spirituale ci si può liberare delle influenze negative che limitano il potenziale individuale. E Hunt è illimitato. Cruise pure, visto quel che fa, pensa di esserlo. Mission: Impossible – Final Reckoning, insomma, potrebbe anche essere il film più Scientology di sempre.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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