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giovedì, Ott 17

Modern Love è una serie tv che commuove mostrando tutte le fragilità


Tratta da un’acclamata rubrica del New York Times questa nuova antologia racconta con episodi brevi ed essenziali e un cast di stelle le tante sfumature dell’amore. Dal 18 ottobre su Amazon Prime Video

Da circa 15 anni i lettori più appassionati del New York Times hanno un appuntamento fisso: ogni settimana, infatti, esce Modern Love, un rubrica (una column, come si dice in inglese) che racconta storie originali, appassionanti, spesso bizzarre ma sempre vere di coppie che si sono innamorate o lasciate. Nel tempo la rubrica è diventata anche un podcast e ora anche una serie tv dallo stesso titolo: quest’ultimo adattamento arriva su Amazon Prime Video il 18 ottobre e difficilmente in queste settimane sarà possibile trovare una produzione così ben confezionata ma anche molto adatta a essere consumata con commossa avidità, otto episodi da mezz’ora che sembrano cioccolatini né troppo dolci né troppo amari.

La peculiarità di Modern Love, infatti, anche in questa sua versione antologica sul piccolo schermo è di non adeguarsi ai cliché che un titolo del genere si porta dietro nell’immaginario comune: certo, si parla di persone che affrontano primi appuntamenti, o dichiarazioni importanti, o ancora le fasi mature e calanti del sentimento, ma più che sondare la rappresentazione generica e astratta dell’amore, da rom-com o dramma strappalacrime, qui si cerca di dare profondità ai singoli protagonisti, dando una prospettiva perfettamente intima e umana a ogni singolo racconto. Merito anche di un cast di nomi piuttosto noti (si va da Anne Hathaway a Tina Fey, da Dev Patel a Andy Garcia passando per John Slattery e Andrew Scott) ma che si avventurano quasi tutti in ruoli nettamente inediti, e a una varietà di sceneggiatori e registi (in particolare i due creatori della serie, John Carney e Sharon Horgan, che evitano il preconfezionato optando per un stile semplice, efficace e realistico.

modern love

Il primo episodio è piuttosto esemplare in questo: la giovane Maggie (Cristin Milioti), che di lavoro recensisce libri, fatica a trovare l’anima gemella credendo che tutti i suoi problemi vengano dal portiere del suo palazzo, Guzmin (Laurentiu Possa), il quale si dimostra particolarmente protettivo nei suoi confronti; un cambiamento inaspettato trasforma il rapporto fra i due in qualcosa di inaspettatamente tenero, dimostrando come le relazioni d’affetto più profonde non debbano per forza essere di stampo amoroso. La vicenda di per sé è essenziale, ma viene raccontata con una narrazione asciutta ed equilibrata, con accenni delicati e senza sbavature sentimentali.

Questo succede anche in altre storie di questa collezione che cerca di cogliere tutte le sfumature del sentimento, e soprattutto di farlo non evitando i risvolti tecnologici che gli incontri hanno assunto in questi anni: in un episodio, per esempio, Dev Patel interpreta il fondatore di una dating app di estremo successo che però in un’intervista rilasciata a una giornalista (Catherine Keener), complice la simile storia di lei, rivela tutta la sua solitudine. Più analogica ma non per questo priva delle complicazioni della fama contemporanea, è la storia che vede Tina Fey (di profondità sorprendente in uno dei suoi rari ruoli drammatici) e John Slattery interpretare una coppia di mezza età ormai messa di fronte all’assopirsi del loro coinvolgimento a cui non riescono a rispondere se non con una rabbia incancrenita.

È bene non dire troppo di ogni singola vicenda appunto perché l’effetto più positivo qui è come tutti gli ingredienti sono messi insieme e soprattutto le svolte inaspettate che rendono ogni ricetta unica. Non si può nascondere però che le storie più toccanti sono quelle che, romanticismo a parte, riescono a raccontare la fragilità di tante persone problematiche che sperano comunque in un’occasione d’amore: illuminante e anche educativa, ad esempio, è la puntata (forse la più sperimentale fra tutte, persino surreale a volte) in cui Anne Hathaway interpreta con virtuoso e cangiante mimetismo un’avvocato di successo le cui relazioni sociali sono messe in crisi dal suo disturbo bipolare; in un altro episodio, quello con Sophie Boutella e John Gallagher Jr, una ragazza ossessionata dai social e un ragazzo dalle tendenze depressive si salvano dedicandosi del tempo a vicenda.

La forza di una formula come quella di Modern Love è quella di riuscire a unire molti temi (appunto è raro trovare in un’opera di fiction un ritratto così lampante di cosa significa essere bipolari e doversi confrontare col mondo) senza rinunciare a un ben dosata iniezione di sentimenti e di commozione. Certo alcune storie sono molto meno convincenti di altre (come quella in cui la giovane Julie Garner ha problemi con la figura paterna o anche l’unica che ritrae una coppia omosessuale, con Andrew Scott e Brandon Kyle Goodman) e l’amore diventa quasi un first world problem dato che quasi tutti i protagonisti sono agiati e quasi immuni da altre preoccupazioni. Eppure questa serie riesce a conciliare con un certo tipo di narrazione romantica fin troppo spesso stereotipata e abusata, che qui invece viene rianimata grazie a una scrittura brillante e alla ricerca di una verità profonda e universale. Senza considerare che dimostra come da un medium vecchio e bistrattato come i giornali di carta possano nascere ancora dei veri e propri universi narrativi di successo.

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