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venerdì, Lug 19

Monopattini elettrici, cominciate a temerli?


Hanno invaso le strade e da un lato è un bene perché rientrano nella mobilità sostenibile. Ma le ridotte dimensioni e l’utilizzo improprio li hanno resi pericolosi. Soprattutto per chi li cavalca

Da zero a cento. Parliamo della popolarità dei monopattini elettrici nei ultimi sei mesi, grazie all’arrivo dei relativi car sharing (Bird, Lime, Grüv, Voi, Flash giusto per dirne alcuni) in tante città europee oltre ad alcuni modelli in vendita a prezzi più accessibili.
Chi scrive viene da una cultura dello skate anni ’90 e dall’uso dei primi monopattini a spinta per adulti, forte di questa esperienza e avendo visto molte persone alle prime armi sulle due ruote elettriche, si permette di sottolineare più volte la necessità di cautela con questi dispositivi.

Il monopattino a batterie è uno strumento pratico e divertente, non ancora alla portata di tutti, ma soprattutto sono le nostre città a non essere adatte ad un mezzo relativamente veloce: il blocco del motore è sui 25 km/h, ma in modalità Speed la reattività aumenta esponenzialmente ed in caso di discesa, anche minima, si può possono superare facilmente i 30 km/h. Quello che manca è una sua dimensione, è un mezzo poco adatto sia al marciapiede dove spaventa i passanti e può provocare collisioni sia alla strada dove non occupa il minimo spazio fisico di sicurezza, quello che per intenderci garantisce la bicicletta.

A portare tutti a fare i conti con la realtà è la triste notizia della morte lo scorso 12 luglio della youtuber britannica Emily Hartridge che una mattina alla guida del suo due ruote elettrico si è scontrata con un tir a una rotatoria. Dispiacere e rammarico per la tragedia, oltre alla solidarietà per il suo inconsolabile ragazzo, che piange da giorni affermando d’amarla, ma nella sua capacità di “zigzagare” nel traffico senza limiti tra marciapiede e strada però, questo mezzo ha la sua forza, ma forse anche la sua intrinseca debolezza.
A nostro parere inoltre, il fenomeno dello sharing scavalca una parte della manutenzione necessaria a questi mezzi, ma soprattutto, l’allenamento e la confidenza necessari per le sue manovre, indispensabili per muoversi in città senza rischi.

Secondo il Dipartimento della salute americano, un terzo delle vittime di incidenti sono persone che usavano il monopattino elettrico per la prima volta. “Come qualunque altro mezzo di trasporto, che sia la bicicletta, i pattini in linea o i monopattini elettrici è necessario fare pratica” spiega Wim Ouboter, fondatore e CEO di Micro Mobility Systems, azienda che da 20 anni produce monopattini. Il suo appello suona banale, ma è quanto mai vero, “un monopattino a noleggio o in sharing dura solo 29 giorni. Questa non è mobilità sostenibile”, continua Ouboter. In effetti basta pensare che fine hanno fatto a Milano e Roma tante biciclette a noleggio per capire che la sostenibilità al momento ha anche i suoi contro. In una recente visita a Marsiglia, città con tante salite e discese e con marciapiedi invasi da questi mezzi a batteria (sia in movimento sia stazionanti nel centro del passaggio), ho sentito la guida turistica spiegare: “sono stati ritrovati una grade quantità monopattini gettati in mare da vandali nelle scorse settimane”.

Da un lato è più che mai necessaria una maggiore consapevolezza riguardo ai monopattini a motore: uso  delle luci e del casco, capacità di reagire a situazioni di rischio, concentrazione e occhi sulla strada e non sul cellulare. Dall’altra è necessario che la sicurezza stradale sia in grado di garantire gli spazi necessari, soprattutto in nazioni come l’Italia dove le piste ciclabili sono ancora un miraggio, nonostante l’evoluzione e la moda della bici nell’ultimo lustro.
Il problema però è più generale, la nuova mobilità sostenibile ha portato in strada non solo monopattini elettrici, ma anche scooter a noleggio, monopattini tradizionali e sempre più biciclette. Ben vengano ovviamente, ma a chi non è mai capitato a Milano di vedersi tagliare la strada di notte da un rider in sella alla sua bici a tutta velocità, senza luci ne casco?

Quante volte all’ora di punta una schiera di tre quattro biciclette, una accanto all’altra (e con tutto il diritto di trovare uno spazio in città), ha creato code interminabili? Vi è mai capitato sui sentieri di montagna di dovervi spostare di colpo per far spazio ad una adorabile coppietta dai capelli grigi che sfreccia in salita ad oltre 40 km/h in sella ad una e-bike? È necessario trovare spazi e una legislazione adatta a questi mezzi in tempi brevi, e se in Italia il 27 luglio, dovrebbe essere il giorno buono per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della prima legislazione sui due ruote a motore, viene da chiedersi se con i nostri tempi legislativi e amministrativi saremo in grado di trovare leggi e tracciati in grado d’ospitare tutta la mobilità sostenibile e non solo i monopattini.

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