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A cosa serve la mandragora nel mondo di Harry Potter? I fan del maghetto sapranno elencarne le proprietà a menadito, ma per tutti gli altri basta chiederlo su Harry Potter, uno dei tanti chatbot di ChatGPT. É sufficiente cercare nei GPT disponibili sul sito, infatti, per scoprirne tantissimi dedicati agli argomenti e ai compiti più disparati: dagli insegnanti multilingue ai tool per crearsi un proprio logo, dall’assistente per prendersi cura delle piante fino a quello che aiuta a creare un proprio sito web, oltre a numerose proposte per il business. Quello che però molti non sanno è che con l’upgrade alla versione a pagamento è possibile usare ChatGPT stesso per crearsi il proprio chatbot personalizzato.

“Il grande vantaggio introdotto da questo software – spiega Paolo Brera, direttore esecutivo della startup milanese disruptiveS, con un certificato del MIT in Data Science e Machine Learning -, è che non è necessario saper programmare per poter creare un cosiddetto MyGPT – (che sta per Generative Pre-trained Transformer) -, basta la nostra lingua per spiegare al software cosa desideriamo dal nostro programma: questo apre a impensabili possibilità, sia al mondo degli amatori e appassionati, che ad esempio possono realizzare un chatbot in grado di rispondere a tutte le domande sulla squadra di calcio del cuore, sui tarocchi o le ricette di una determinata regione italiana, sia a quello dei professionisti che possono invece creare strumenti utili ad aumentare la produttività, automatizzare alcuni compiti ripetitivi, risparmiare tempo e quindi denaro”.

Creazione di chatbot e tanto altro

DisruptiveS non crea soltanto chatbot per le piccole e medie imprese interessate a sfruttare al meglio i vantaggi dell’Intelligenza artificiale, ma prevede un utilizzo dell’AI molto più complesso, realizzato con la combinazione tra intelligenza generativa e machine learning.

“Le aree in cui si può intervenire in un’azienda sono molteplici e riguardano le risorse umane, la logistica, l’amministrazione, le vendite, il marketing, l’e-commerce, il customer care e molto altro ancora – continua Brera -. La cosa importante per le aziende è capire di quali dati dispongono, perché una volta dati in pasto all’intelligenza artificiale ne possono estrarre molto più valore rispetto a quanto possa fare l’analisi di un qualsiasi essere umano”.

Brera continua spiegando che il primo passo è decidere a cosa servirà il MyGPT, definendo un ambito e uno scopo. Ad esempio “si potrebbe creare un chatbot in grado di fungere da chef personale in cucina o da consulente per il fantacalcio”.

Poi bisogna raccogliere i dati necessari ad alimentare le conoscenze del chatbot, che si tratti di documenti di testo, file in pdf, presentazioni, fogli di calcolo immagini e altro. Si può anche fare l’inverso, per esempio “si possono utilizzare i vecchi diari personali per creare un chatbot che permetta di esplorarli in modo trasversale, cercando notizie al loro interno, oppure crearsi un travel planner caricando informazioni riguardanti il proprio viaggio, gli itinerari preferiti, le conferme delle prenotazioni, le mappe e le guide turistiche, in modo da chiedere ad esempio al chatbot di generare un itinerario dettagliato per un weekend, includendo alcune attività specifiche come visite a musei, chiese e monumenti”.

“La community costruita attorno a ChatGPT – conclude Brera -, è stata in grado di creare chatbot per le funzioni più svariate, che possono essere pubblici, cioè condivisi con tutti, oppure essere mantenuti privati o condivisi solo con altre persone, a seconda delle proprie esigenze e necessità”.




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