La società cambia nome e passa a Free now, per integrare altri servizi di prenotazione e sharing oltre alle auto bianche. In primis, i monopattini elettrici

Campagne ambientali, innovazioni percepite come di rottura, tecnologie abilitanti stanno cambiando profondamente i connotati della mobilità. A guidare la partita, il disincentivo a utilizzare l’auto privata per spostarsi. Negli anni si sono quindi susseguite una serie di nuove soluzioni per spostarsi, capitanate dalla parola “condivisione”. Auto, moto, bici.
Ora il trend a livello mondiale di un settore costantemente in fermento è quello di traghettare, con accordi e partenrship tra aziende, tutte le app che sono sorte – car sharing, bike sharing, moto sharing, trasporto pubblico, taxi – in piattaforme multimodali.
“Diventare multimodali è il modo più logico per crescere velocemente. Permette di fornire al cliente un servizio migliore. Quello che credo abbia più senso ora come ora è avere una “single app, for many purposes”. Che fornisce al cliente la migliore soluzione per spostarsi dal punto a al punto b, indipendentemente dal mezzo di trasporto. Il cliente deve solo inserire dei filtri, come “percorso più veloce”, “percorso con vista”, “percorso con aria pulita”, per esempio”. Parola di Eckart Diepenhorst, amministratore delegato di Mytaxi, società nata nel 2009 ad Amburgo e che ora conta 100mila tassisti affiliati in nove Paesi europei, tra cui l’Italia.
È al centro della rivoluzione multimodale. A inizio giugno ha preso avvio una fase di rebranding che terminerà a fine estate e che la porterà a essere Free now, fornitore di mobilità ad ampio raggio, che includerà anche altri servizi di mobilità, come i monopattini elettrici in sharing. In questo modo i passeggeri avranno possibilità di scegliere tra più opzioni di spostamento attraverso un’unica app.

Il nuovo nome è il frutto di una fusione dei servizi di mobilità di Bmw e Daimler (di cui Mytaxi è partner), annunciata lo scorso febbraio. Una fusione il cui risultato sarà un nuovo importante player sulla piazza della mobilità.
Non solo taxi
Ai taxi si unisce la micromobilità, con i monopattini. “Tutti i mercati in cui siamo presenti hanno regole diverse”, spiega Diepenhorst: “In alcuni siamo già presenti con servizio taxi, noleggio privato e monopattini. In altri solo con i taxi e, a un certo punto, entreremo con i monopattini, come in Italia”. La situazione frammentata è il risultato di una gestione normativa che varia da area ad area.
Ma il progetto è chiaro: “L’obiettivo è cambiare la concezione di mobilità, per farla diventare più semplice. Non saremo più solo un ride-hailing ma un mobility provider”. Il passaggio è già iniziato. Le app si integrano: sia i passeggeri che i tassisti non dovranno installare una nuova app e saranno in grado di utilizzare i nuovi servizi offerti da Free now con app e account esistenti.

“Ci stiamo specializzando in Europa, città per città, in ogni country in cui siamo presenti. Negli ultimi mesi abbiamo stretto partnership e acquisito aziende anche in altri Paesi, che saranno prima o poi sotto il cappello Free now. Questo significa che oltre ai nove Paesi dove Free now è già presente, collaboriamo attivamente con Beat e Clever in Grecia e Romania“, prosegue Diepenhorst: “Ora operiamo con 100mila taxi affiliati, ma vorremmo ampliare ancora il numero”.
I competitor
Il modello proposto da Mytaxi non impone un vincolo di esclusiva al driver, che è libero anche di lavorare con altre aziende. “È importante che ci siano più attori sulla scena, non ne siamo spaventati. Tutto il settore necessitava di modernizzarsi: la domanda sta cambiando e ora se il taxi non è pronto tecnologicamente a intercettare i clienti con app e metodi di pagamenti nuovi, rischia di perderli. Noi crediamo nell’importanza della concorrenza”, dichiara l’ad.
E aggiunge che la mobilità sta crescendo. “Ci sono opportunità di business per tutti. I nostri tassisti affiliati non hanno avuto problemi con un partner che ha una divisione incentrata anche sul car sharing. Lavorano con target diversi: i business si aiutano a vicenda, non si respingono”, precisa Diepenhorst.
Lo scenario futuro
“Con la possibilità che abbiamo, attraverso i dati a nostra disposizione, di predire dove ci sarà più domanda, potremo dire ai nostri tassisti affiliati di fermarsi in determinate zone della città, per avere più corse”, chiosa il manager.
Ma non solo: Mytaxi sta già sviluppando alcune funzioni particolari.
Come quella “vado a casa”. Il tassista che sta rientrando schiaccia l’icona, “a quel punto noi iniziamo a cercare corse che sono sullo stesso percorso verso casa e gliele proponiamo, così ottimizza il suo viaggio di fine lavoro”.
Altra funzione è “follow up” che permette di aumentare le corse al driver, segnalandogli altre richieste nelle immediate vicinanze del punto dove termina il viaggio che sta compiendo. “Diamo loro più lavoro, in questo modo. Con noi i taxi hanno dichiarato di aumentare la loro efficienza del 20-30%”, enuclea l’ad.
Il mercato italiano
“Aspettiamo le norme attuative per operare anche qui”, dice il maanger. Il governo ha firmato a inizio giugno il decreto che consente di avviare a tutti gli effetti la sperimentazione per la circolazione in monopattino elettrico anche in Italia.
Ma la decisione di Mytaxi è quella di aspettare che la situazione sia del tutto regolamentata, prima di scendere in strada con la micromobilità. “Inizieremo nelle sette città dove siamo già presenti – specifica Barbara Covili, direttore generale di Mytaxi Italia – ovvero Milano, Roma, Torino, Napoli, Palermo, Catania e Cagliari. Ma nulla toglie che ci estenderemo anche a Bologna, Firenze o su altre piazze”.
Mytaxi opera da 4 anni in Italia. Covili racconta: “All’inizio aprivamo una città all’anno, nei primi mesi del 2019 abbiamo lanciato Palermo, Catania e Cagliari. È stata una scelta aziendale per non ricreare il classico digital divided tra nord, sud e isole. Sempre prediligendo città a vocazione turistica. Probabilmente entro fine anno, dopo la pausa estiva di rebranding, apriremo altre destinazioni”.
A che punto è l’Italia
L’Italia è una piazza particolare per il mondo dei taxi. Le regole che animano il mercato variano da regione a regione, senza uniformità. “L’ingresso di Mytaxi è stato abbastanza dirompente perché si è inserito in un mercato cristallizzato, privo di elementi di innovazione”, prosegue Covili: “E ha spinto altre app a entrare nel comparto: ci sono stati effetti positivi a cascata”. Garantire il pagamento con carta di credito è stato un driver di successo. In come è noto, sono ancora molti i taxi che non la accettano, mentre il sistema Mytaxi e delle altre app, garantisce questo servizio.
Sono 4.600 i tassisti Mytaxi in tutta la penisola. “Cresciamo molto ma non sempre in maniera facile”, ammette Covili. Il riferimento è soprattutto alla questione dell’esclusiva di affiliazione al servizio. Mytaxi non la richiede: lo stesso tassista può lavorare indifferentemente per più compagnie. Ma in quando il progetto è partito, questa non era la norma.
“Ora è il mercato è in fortissima espansione, per questo stiamo cercando nuovi tassisti”, dice la manager. Nel 2018 sono stati portati a termine 2 milioni di viaggi per 16 milioni di chilometri percorsi. Il cliente medio Mytaxi viaggia per lavoro, ha circa 35 anni, il rapporto uomo-donna è quasi pari. Il 35% delle corse sono fatte da passeggeri stranieri che viaggiano per business.
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