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mercoledì, Mag 12

NASA Perseverance inizia a studiare la storia del cratere Jezero su Marte



da Hardware Upgrade :

Quando si è parlato di recente della missione Mars 2020, era in particolare per l’elicottero NASA Ingenuity che ha tenuto gli appassionati con il fiato sospeso durante i suoi cinque voli di test. Ma su Marte, lì vicino, c’è anche il rover NASA Perseverance che è servito come “base di comunicazione” tra il drone e gli orbiter. Ovviamente però una missione da 2,2 miliardi di dollari non si può limitare a quello.

nasa perseverance

Considerato che il drone può ora operare con una certa autonomia (e con voli più distanziati), il rover è più libero di esplorare il cratere Jezero, che è ritenuto la sede di un antico lago. E dove c’è acqua liquida è più probabile (anche se non certo) trovare tracce di vita passata. Per questo la missione è stata fatta atterrare in quella zona.

NASA Perseverance e il cratere Jezero

Gli studi che verranno condotti dal rover, con tutti i suoi strumenti scientifici, permetteranno di ricostruire la storia dell’antico lago (Jezero significa “lago” in croato ed è il nome di una cittadina di quella nazione). Si potrà così tentare di scoprire quando si è formato, quando si è prosciugato e conoscere la conformazione dei sedimenti.

nasa

Conoscere la cronistoria permetterà di datare le rocce ma non solo! Ancora più importante, cercare di raccogliere i campioni più significativi per poterli analizzare poi sulla Terra (grazie alla missione Mars sample return che dovrebbe concludersi nel 2033). NASA Perseverance ha già utilizzato la SuperCam per analizzare alcuni campioni, ma molto altro è ancora ignoto.

In particolare geologi e scienziati vogliono capire se le rocce che si trovano nel cratere Jezero sono di tipo sedimentario o igneo. Le diverse tipologie potrebbero conservare tracce di vita passata nel primo caso oppure a datare meglio la zona, nel secondo caso.

nasa rover


Una delle complicazioni è che bisognerebbe “rompere” le rocce per cercare di evitare la contaminazione data dall’erosione di milioni di anni. Per fare qualcosa di simile, il rover può utilizzare il braccio robotico (lo stesso dei selfie) per rimuovere gli strati superficiali e scoprire le zone più interne. A quel punto entrano in funzione strumenti come PIXL e SHERLOC per raccogliere i dati mineralogici e chimici.

Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry, conosciuto più semplicemente come PIXL, permette di fare un’analisi chimica delle rocce grazie a uno spettrometro a raggi X, oltre a una fotocamera utilizzabile per catturare immagini ravvicinate per riconoscere possibili tracce di vita passata. La sua massa arriva a 6,9 kg (tra parte meccanica ed elettronica) mentre il consumo è pari a 25 W arrivando a salvare dati per 16 Mb a esperimento o 2 MB al giorno.

Anche SHERLOC (acronimo di Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals) è montato sul braccio robotico. In questo caso troviamo delle fotocamere, spettrometri e un laser per l’analisi mineralogica e chimica delle rocce. La sua massa è di 3,72 kg complessivi con un consumo di 48,8 W. I dati raccolti per ogni esperimento arrivano a 79,7 Mb. Le due fotocamere invece possono arrivare a 10,1 µm per quella in bianco e nero e 15,9 µm per quella a colori.

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