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lunedì, Mag 17

Nato dalla Fox, rifiutato dalla Disney, comprato da Netflix: genesi de La donna alla finestra



Da Wired.it :

Con Amy Adams e due premi Oscar (Gary Oldman e Julianne Moore), è finalmente disponibile in streaming il film di Joe Wright che un bel po’ di problemi e la vendita della sua casa di produzione stavano per condannare

C’è una strage silenziosa che è stata molto poco raccontata: è quella dei film che la 20th Century Fox stava producendo, girando o aveva pronti per uscire nel momento in cui è stata comprata da Disney. Il suo era un catalogo vario non sempre in linea con il pubblico del nuovo padrone (molto “famigliare”), che si è preso ciò che poteva andare bene sotto il suo logo, come per esempio è stato per Jojo Rabbit o Le Mans ’66 – La grande sfida, e il resto l’ha abbandonato, se non proprio venduto. È stato quest’ultimo il destino de La donna alla finestra, che nasceva con un altissimo profilo. ma che aveva avuto anche qualche problema, e di cui Disney non sapeva davvero che fare.

Il paradosso è che La donna alla finestra è di Joe Wright (già stimatissimo per Espiazione e L’ora più buia) con Amy Adams protagonista e Gary Oldman e Julianne Moore nel cast, cioè due premi Oscar. Il titolo, tratto da un bestseller internazionale omonimo con il quale la 20th Century Fox voleva tentare la corsa ai premi del 2019, di colpo è diventato un peso per i nuovi proprietari, anche perché aveva dei problemi di comprensione. Cioè il pubblico sembrava non capirlo. Ogni film a Hollywood, prima che si possa dire fatto e finito, deve passare per un certo numero di proiezioni con un pubblico di prova scelto a caso, tramite le quali capire come viene ricevuto, se commuove o diverte abbastanza, se non offende nessuno, se può essere limato per rendere più potenti certe scene e, nel caso di questa storia, se si capisce. A seconda dell’esito lo si aggiusta al montaggio oppure lo si tiene così com’è.

La trama de La donna alla finestra ha a che vedere con una donna, appunto, che vive da reclusa in casa propria per scelta (tutto questo veniva scritto prima della pandemia) e che fa amicizia con i suoi vicini di cui a un certo punto testimonia l’omicidio. Da qui succede di tutto, perché la polizia non le crede e il marito della vicina sostiene persino che non sia vero, anzi mostra sua moglie viva, solo che la protagonista si accorge che è un’altra persona. Insomma, è una storia di inganni, un groviglione con sorpresa finale in cui la comprensione è essenziale. E dai primi test screening proprio quella mancava. Il film non si capiva. Regola vuole che se il montaggio del regista fallisce, allora lo studio prende le redini, e nel caso specifico ha ordinato di rigirare delle scene perché fossero più chiare.

È un incastro molto complicato quello della chiarezza. Perché il film si fonda sull’ambiguità e come sa chiunque si sia trovato di fronte a una fiction investigativa dei canali generalisti italiani, spiegare troppo è la condanna di qualsiasi complessità. Molto deve essere lasciato allo spettatore, però deve anche essere un mistero la cui soluzione sia alla sua portata. “Esiste una forma di piacere nel non sapere che cosa stia per succedere, ma al tempo stesso bisogna che il pubblico abbia delle certezze, devi guidarlo in un labirinto di paura e mistero”, è come lo stesso Joe Wright ha spiegato (o non spiegato) i cambiamenti a Entertainment Weekly.

L’affare è ancora più curioso se si considera che l’autore del romanzo Dan Mallory (che lo ha firmato con lo pseudonimo A. J. Finn), dopo una carriera nelle case editrici, in un recente articolo sul New Yorker ha ammesso che le molte voci secondo le quali per anni aveva mentito a tutti sugli argomenti più svariati (la propria salute, i suoi famigliari, il suo lavoro…) erano vere. Un truffatore compulsivo e seriale la cui fama esplode già al primo romanzo con la storia di una donna che reclusa in casa non sa se quello che ha visto sia vero o no, se sia al centro di una cospirazione oppure no.

Non solo, dunque, il film buono per una stagione degli Oscar viene spinto in avanti perché bisogna tornare sul set, ma per farlo bisogna anche aspettare che la protagonista sia libera (in quel momento Amy Adams era intenta a girare Elegia americana, altro titolo sfortunato). A questo punto arriva il nuovo proprietario, con questa patata per le mani che non ha nemmeno troppo interesse a portare agli Oscar, perché sarebbe in concorrenza con i film che Disney stessa aveva in mente di far gareggiare. Quando poi, a scene nuove finite e montaggio ultimato, arriva la pandemia e tutti i cinema chiudono i battenti, il lavoro entra nel limbo dei mai distribuiti al pari di molti altri.

In quel momento era successo che gli studios vedevano i profitti in crollo e nessuna possibilità di ricominciare a incassare per almeno un anno, mentre le piattaforme di streaming avevano davanti a sé un lungo periodo incontrastato. Così le seconde hanno cominciato a comprare dai primi i film che non avevano potuto distribuire. Disney stava per lanciare Disney+, ma chiaramente avere un contenuto così adulto, cupo e pieno di paura in una piattaforma che partiva all’insegna delle famiglie non era nei piani. La donna alla finestra allora è stato venduto ad agosto a Netflix, il quale ha le sue priorità e ha spostato, di nuovo, l’uscita al 2021. Adesso, questo film di Joe Wright finito nel 2019 e rimesso a posto nel 2020, venduto e poi programmato per il 2021, può essere finalmente visto.

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[Fonte Wired.it]