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lunedì, Feb 12

Nato, perché i Paesi devono investire il 2% del Pil in difesa



Da Wired.it :

L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha detto che incoraggerebbe la Russia ad attaccare qualunque paese della Nato che investa nella difesa meno di quanto indicato dalle linee guida dell’Alleanza, cioè il 2% del proprio prodotto interno lordo (Pil). A oggi circa due terzi degli stati membri dell’Alleanza per il trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), un patto militare intergovernativo siglato dai primi aderenti nel 1949, spendono meno del 2% del Pil nella difesa. Vale a dire 20 nazioni tra le 31 aderenti. E tra queste c’è anche l’Italia. Tuttavia, essendo una spesa proporzionale, chi non raggiunge la quota investe spesso molto più di chi lo fa.

I paesi membri della Nato partecipano all’Alleanza in maniera diretta, impegnando le le proprie forze armate e l’intero comparto della difesa. Non c’è alcun obbligo giuridico vincolante che imponga loro un minimo o un massimo di spesa per la ricerca, lo sviluppo o l’aggiornamento di truppe ed equipaggiamenti, ma solo una raccomandazione che viene decisa anno per anno a seconda delle necessità.

La soglia del 2%

Con la fine della Guerra fredda e dello scontro tra il blocco sovietico e quello legato agli Stati Uniti e alla Nato (che all’epoca della fondazione voleva fungere da deterrente all’Urss), la linea guida di spesa è stata ridotta sotto al 2% del Pil, nella speranza di entrare in un’era di pace globale sotto l’egida statunitense. Tuttavia, già a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti la soglia è stata nuovamente aumentata, per tornare al 2% nel 2014, a causa dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dell’annessione della Crimea.

Il nuovo impegno è stato ulteriormente ribadito nel 2022 e nel 2023, dopo che Mosca ha invaso l’Ucraina su larga scala, riportando le spese militari di gran parte dei paesi ai livelli della Guerra fredda. Tuttavia, nonostante ci sia stato un aumento generale degli investimenti nelle spese militari, proprio perché si tratta di raccomandazioni e non di obblighi, pochissimi paesi hanno effettivamente raggiunto il 2% del Pil, continuando a contribuire in base alle proprie risorse e necessità.

Quali sono i Paesi che hanno versato il 2%

Come riportano i dati forniti dalla Nato stessa, nel 2014 solo Grecia, Regno Unito e Stati Uniti, 3 paesi su 31, hanno raggiunto o superato il 2% del Pil. Nel 2022 il numero è salito a 7 su 31 e nel 2023 siamo arrivati a 11 paesi su 31. Oltre ai 3 che abbiamo già elencato il gruppo di testa è composto da Polonia, Estonia, Lituania, Finlandia, Romania, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. La Francia si è fermata all’1,9%, mentre Germania e Italia sono rimaste rispettivamente all’1,57% e all’1,46%.

Stando alle dichiarazioni, riportate da Reuters, Trump durante un convegno elettorale avrebbe detto, nei fatti, di essere pronto a incoraggiare la Russia a invadere i Paesi che non versano alla Nato il 2% del loro Pil, come Germania e Italia, perché meno meritevoli di protezione di quelli che lo restituiscono, come Slovacchia o della Grecia, tanto per fare alcuni esempi. Ma mentre il 2% del Pil di Bratislava e Atene è pari rispettivamente a 6 e 2 miliardi di euro, l’1,57% di Berlino e l’1,46% di Roma corrispondono, rispettivamente, a 64 e 29 miliardi di euro.

Il candidato presidente degli Stati Uniti del partito Repubblicano lascerebbe soli due dei 5 principali finanziatori in assoluto della Nato, assieme a Francia, Montenegro, Macedonia del Nord, Bulgaria, Croazia, Albania, Olanda, Norvegia, Danimarca, Portogallo, Canada, Slovenia, Turchia, Spagna, Belgio e Lussemburgo, cioè la gran parte degli stati membri, in un’operazione di propaganda che sembra volta al radicale smantellamento dell’Alleanza. E a fare un piacere al presidente russo, Vladimir Putin.



[Fonte Wired.it]