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martedì, Gen 26

Neanche un mese di Letizia Moratti e già ci manca Giulio Gallera



Da Wired.it :

Prima la proposta di distribuzione dei vaccini in base al Pil territoriale, poi lo scaricabarile sul governo sull’indice Rt errato. Quali altre sorprese ci riserverà l’ex sindaca nei prossimi giorni?

La Lombardia è nel caos e non è una notizia. Sembra ormai che da un anno a questa parte ogni settimana debba essere scandita da un nuovo dossier, stavolta tocca agli strascichi della vicenda sul calcolo dell’indice Rt, che ha costretto la regione a una settimana di zona rossa ingiustificata. Al Pirellone sta andando in scena la solita dinamica dello scaricabarile, con la giunta Fontana che in un tentativo disperato, dopo aver prima dato la colpa al governo e aver poi detto che probabilmente nessuno è colpevole, ora se la prende con l’algoritmo stesso, strizzando anche l’occhio al complottismo quando lo definisce uno strumento “segreto che hanno e usano solo a Roma”. Fatto sta che il polverone che si è alzato non sembra destinato a rientrare nel breve termine, visto che ora anche diversi sindaci lombardi hanno alzato la voce contro la giunta di centrodestra regionale e l’assessore alla sanità e vicepresidente Letizia Moratti, in questi giorni in trincea per difendere l’indifendibile modus operandi del Pirellone.

 

Letizia Moratti, nominata assessore al Welfare e vicepresidente della Regione Lombardia l’8 gennaio 2021

È bastato poco più di due settimane abbondanti dalla nomina di Letizia Moratti (8 gennaio) per farci capire che niente o poco cambierà. Se per quasi un anno l’immagine della regione è stata pasticciata dalle gaffe di Giulio Gallera, suo predecessore, e più in generale dalla sfilza di errori nella gestione della pandemia da parte della giunta Fontana, il ricorso all’usato sicuro morattiano serviva a imprimere un’inversione di tendenza e far tornare la Lombardia agli antichi fasti. Ebbene, se possibile la situazione è peggiorata, quasi da farci rimpiangere Gallera, che quanto meno accompagnava i suoi strafalcioni con quell’ingenuo sorriso con cui era impossibile non solidarizzare.

Il mandato dell’ex sindaca di Milano in regione per ora è consistito sostanzialmente nel puntare il dito e organizzare ricorsi contro il governo perché la Lombardia venisse tolta dalla zona rossa, e poi a puntare il dito e a organizzare ricorsi contro il governo per dimostrare che sì qualcosa è stato sbagliato, ma che la regione non c’entrasse nulla e anzi avesse il merito di essersene accorta. In realtà, alla richiesta di presentare la documentazione a dimostrazione di tutto questo la Moratti e il resto della giunta è corsa in ritirata, inoltre sono divenute di dominio pubblico alcune mail in cui l’Istituto superiore di sanità ammoniva il Pirellone sulle stranezze del suo calcolo Rt, con i guariti che continuavano a essere conteggiati come malati anche dopo il 21esimo giorno di positività. Insomma, non solo la regione ha sbagliato, ma non se n’era neanche resa conto. Come mostrano le altre regioni italiane, peraltro, anche l’oscurantismo agitato dal Pirellone sull’algoritmo lascia il tempo che trova, visto che fuori dai confini lombardi nessuno è incorso in errori e tutti hanno agilmente compreso il funzionamento dello strumento

Il primo risultato che porta a casa la nuova assessora è insomma una figuraccia che vale come buona parte di quelle raccolte dal suo predecessore. I sospetti che i calcoli dell’Rt possano essere sbagliati già da ottobre, se confermati, non salverebbero Letizia Moratti ma anzi proverebbero come oggi come ieri nulla sia cambiato e anzi si stia proseguendo sulla scia dell’ormai collaudato metodo di sbagliare senza prendersene mai le responsabilità, quella “politica dello scaricabarile” ormai a copyright lombardo.

Che ci fosse qualcosa che non andava con la Moratti d’altronde lo avevamo capito dopo poche ore dal suo insediamento. Mentre il paese prendeva lo slancio nella somministrazione dei vaccini, l’assessora presentava la sua visione sulla ripartenza del paese: vaccinare prima i ricchi, nella forma delle regioni con il Pil più alto (dunque i lombardi), poi con calma tutti gli altri. Un insulto al diritto alla salute così come sancito dalla carta costituzionale, dove l’accesso alle cure deve essere eguale ed universale, senza che assuma la forma di privilegio. L’unica distinzione possibile, semmai, è quella relativa alle categorie a rischio, come d’altronde si sta facendo. La sparata aveva fatto finire ancora una volta nella bufera la regione Lombardia, ormai trasforma da locomotiva a zimbello del paese. E anche qui, quasi è venuta nostalgia per le corse fuori dal comune di Giulio Gallera durante la zona arancione e le sue strambe teorie su come calcolare la contagiosità.

sanitario dell’ex sindaca di Milano, che in un momento in cui ci si trova a gestire una pandemia globale rischia di non far altro che accelerare la discesa regionale verso gli inferi. Se dopo tutto quello che è successo ci troviamo quasi a rimpiangere Gallera, vuol dire che c’è qualcosa che non va.

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[Fonte Wired.it]