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venerdì, Giu 12

Negli Stati Uniti in molte zone i contagi da coronavirus stanno risalendo



Da Wired.it :

Le riaperture in concomitanza del Memorial Day, il 25 maggio, e lo spostamento di migliaia di americani hanno portato a un aumento sensibile di nuovi positivi e ricoveri. In alcune città si teme che gli ospedali non riescano a gestire i malati

(Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

In un sondaggio effettuato dall’Associated Press alla fine di maggio, la maggior parte degli americani si dichiarava preoccupata per la velocità con cui erano state rimosse le misure di contenimento del Covid-19 nel proprio stato. Dalla metà del mese – con un quadro epidemiologico complessivamente in miglioramento – sono state decise le prime aperture di attività e servizi che, progressivamente, hanno coinvolto tutti i 50 stati americani. In questi giorni si sta assistendo a un nuovo incremento nei contagi, soprattutto in alcuni stati che continuano a far registrare un numero molto alto di infetti, ma anche di ricoveri. La causa? Secondo un’analisi del Washington Post, le riaperture sono coincise con il weekend del Memorial Day (25 maggio), giorno festivo in cui si omaggiano i soldati caduti nelle guerre a cui l’America ha partecipato.

In quella giornata, sono stati in migliaia a spostarsi in località turistiche come Arizona o Florida, dove in questi giorni i positivi hanno raggiunto una cifra molto molto consistente. Gli ultimi dati indicano che negli Usa si contano più di 2 milioni di contagi totali e oltre 110mila decessi.

Gli stati più colpiti

Un grafico di Npr.org riporta l’andamento dell’epidemia negli Usa, stilando una classifica di quegli stati che hanno registrato il numero più alti di nuovi positivi nelle ultime due settimane. In Arizona, ad esempio, in media ci sono 1197 positivi in più con un aumento del 232% rispetto ai giorni precedenti. A seguire ci sono Oregon, South e North Carolina, Florida, Arkansas e Texas. “Possiamo notare un aumento visibile sia dei contagi, ma soprattutto nel numero dei ricoveri. Ma questo non è dovuto a una modifica dei test o dei criteri di somministrazione”, ha spiegato al Financial Times Ian Shepherson, a capo di Pantheon Macroeconomics.

C’è poi, ovviamente, la questione delle proteste seguite alla morte di George Floyd, e di se e come potrebbero aver contribuito a un’impennata dei contagi: è tuttavia ancora troppo presto per dirlo, dato che l’incubazione del virus può arrivare alle due settimane. Di certo c’è che gli esperti di salute pubblica – non solo negli Stati Uniti, peraltro – temono che le mancate accortezze di alcuni manifestanti possano aiutare il virus a propagarsi.

Anche più che l’aumento dei casi, a preoccupare è l’incremento dei ricoveri. In North Carolina, i malati curati in ospedale sono aumentati del 20% in sole due settimane e lo stesso è accaduto in South Carolina, in Texas e in Arkansas, dove i medici hanno iniziato a preoccuparsi della capacità ricettiva delle strutture. Jodiane Tritt, vice presidente esecutivo dell’associazione degli ospedali dell’Arkansas ha spiegato che si sta diffondendo “un sentimento di nervosismo tra i medici. Temono di non poter aver posti letto e ventilatori polmonari sufficienti se dovesse continuare questo trend”. 

Il timore, infatti, è di poter ritornare a livelli più preoccupanti di diffusione del contagio, quando gli ospedali erano in condizioni critiche. “Le morti sono destinate ad aumentare bruscamente perché il numero di ricoveri è davvero molto alto. In assenza di provvedimenti da parte dell’autorità o attenzione dei cittadini, il quadro potrebbe peggiorare”, ha chiosato Shepherdson. I medici ascoltati dalla rete Abc chiariscono meglio la situazione di questi stati, come Matthew Heinz, del Tucson Medical Center, “In Arizona non eravamo pronti a riaprire. Non avevamo soddisfatto i criteri stabiliti dall’Oms o dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. Ma la leadership politica ci ha spinti in questa direzione e, ora, ci ritroviamo in questa situazione. E come noi anche molti altri stati”.

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[Fonte Wired.it]