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martedì, Apr 20

Nel Regno Unito persone giovani e sane saranno reinfettate deliberatamente col coronavirus



Da Wired.it :

Il nuovo studio vuole capire la dose minima di coronavirus in grado di infettare persone che lo hanno già contratto in passato e i meccanismi immunitari messi in campo per fermarlo

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(Foto: Pixabay)

Cosa succede nell’organismo quando viene di nuovo in contatto col coronavirus? Per scoprirlo nel Regno Unito è partito un nuovo studio che fa ricorso a volontari: già infettate naturalmente in passato, queste persone saranno esposte di nuovo al patogeno per capire a quale dose il virus torna a replicarsi nel corpo e in che modo il sistema immunitario risponde per fermare l’infezione. Lo studio, sostengono i responsabili, potrebbe dirci molto sul coronavirus e su noi stessi, aiutando a sviluppare strumenti di prevenzione e clinici più efficaci.

Si tratta di una nuova ricerca human challenge, simile a quella partita a marzo scorso (ve ne avevamo parlato qui). Stavolta il focus sarà la re-infezione da parte del coronavirus.

I ricercatori dell’Università di Oxford hanno pensato di coinvolgere fino a 64 volontari tra i 18 e i 30 anni perfettamente in salute, ma che abbiano alle spalle un’infezione da coronavirus.

In una prima fase dello studio circa la metà dei partecipanti sarà esposta nuovamente al virus (l’originale di Wuhan) in condizioni controllate e nella sicurezza di un centro ospedaliero. Saranno messi in quarantena per almeno 17 giorni e monitorati, con controlli specifici delle funzioni polmonare e cardiaca. Lo scopo è capire quale sia la dose minima di virus a cui una persona deve essere esposta per infettarsi di nuovo (cioè quando il virus inizia a replicarsi senza dare luogo a sintomi).

L’altra metà dei volontari, invece, sarà coinvolta in una seconda fase, durante cui, come ha spiegato Helen McShane, esperta di vaccini all’Università di Oxford e responsabile della ricerca, “esploreremo due cose diverse. In primo luogo, definiremo molto attentamente la risposta immunitaria di base nei volontari, prima di infettarli. Li infetteremo quindi con la dose di virus determinata durante la prima fase dello studio e misureremo la quantità di virus che possiamo rilevare dopo l’infezione. Saremo quindi in grado di capire che tipo di risposte immunitarie proteggono dalla reinfezione. In secondo luogo, misureremo la risposta immunitaria in diversi momenti dopo l’infezione in modo da poter capire quale risposta immunitaria è generata dal virus”.

Tutti i partecipanti rimarranno in quarantena finché non saranno tornati negativi, quindi finché non saranno più infetti né in grado di trasmettere il patogeno ad altri. Qualora qualcuno sviluppi dei sintomi di Covid-19 riceverà subito il cocktail di anticorpi monoclonali Regeneron, rassicurano i ricercatori.

Complessivamente lo studio dell’Università di Oxford durerà un anno, durante il quale i volontari saranno sottoposti a controlli periodici (minimo 8 dopo la dimissione).

Per McShane questo tipo di studi in cui si infettano deliberatamente persone sane è importante perché, a differenza delle infezioni naturali, è controllato. “Quando reinfetteremo i partecipanti, sapremo esattamente come il loro sistema immunitario ha reagito alla prima infezione Covid-19, esattamente quando si verifica la seconda infezione ed esattamente quanto virus hanno ricevuto. Oltre a migliorare la nostra comprensione di base, ciò può aiutarci a progettare test in grado di prevedere con precisione se le persone sono protette”.

Gli esperti ritengono che le informazioni che si ricaveranno potranno servire anche a progettare vaccini e trattamenti migliori, nonché a capire se le persone che hanno già contratto l’infezione in passato sono protette e per quanto tempo.

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[Fonte Wired.it]