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Nerviano medical sciences, perché uno dei centri di eccellenza della ricerca italiana sui farmaci oncologici rischia di essere dimezzato

da | Set 16, 2025 | Tecnologia


Eppure qui parliamo di un’azienda la cui storia si intreccia da un paio di secoli con quella del territorio. Letteralmente. Quella che oggi si chiama Nerviano medical sciences trova, infatti, origine nel 1837, con la farmacia di Carlo Erba. Nome che negli anni si è ingrandito fino a diventare marchio noto nel settore. Su un altro binario, nel 1936 viene creata Farmitalia, inzialmente specializzata in ambito veterinario. Le due società si fondono nel 1978.

Da qui inizia iniziano quattro decenni caratterizzati dal risiko: fusioni, vendite, acquisizioni da far girar la testa a tecnici e ricercatori. Le pareti in cui si trovano a lavorare, gli edifici, sono sempre gli stessi: a cambiare sono le proprietà e le firme sui contratti. Pfizer, Pharmacia, Upjohn, Cfic: un valzer di nomi e sigle che muta assieme al vento.

Nel 2010 il controllo è preso dalla Fondazione regionale per la ricerca biomedica, ente del Pirellone. È nel 2018 che l’azienda finisce nei radar dei fondi cinesi di venture capital. Oggi il proprietario è il fondo Pag, e il gruppo risulta essere in mano totalmente privata. Parliamo del più grande centro di ricerca oncologica privato in Europa.

E adesso che succede?

I continui passaggi di mano mostrano che la Nerviano medical sciences qualcosa di interessante dovrà pur averlo, affermano i lavoratori: e infatti negli anni sono stati diversi i brevetti depositati. Molecole approvate per l’uso anche in America dalla Food and Drug administration, in grado di dare speranza, come “nel caso di un bambino di di diciotto mesi”, racconta la ricercatrice Laura Radrizzani, ma anche “a un paziente che era già all’hospice ed è tornato a casa dalla famiglia”.

Cosa succede ora? Il 2 settembre c’è stato un incontro con i sindacati, il giorno dopo è stata spedita la lettera di apertura della procedura; il 16 ci sarà un incontro formale. “Ci sono 75 giorni per trovare un accordo”, prosegue Perego, “i primi 45 in sede sindacale, dopo subentreranno le istituzioni. La Regione ha manifestato interesse per la situazione, ma abbiamo chiesto anche la convocazione di un tavolo interministeriale, data l’importanza della partita. Non si può ridurre la ricerca a un fatto meramente economico: qui si è stratificato un capitale di competenze di valore che è difficilmente ricostruibile una volta smembrato, prassi che si sono tramandate negli anni grazie alla continuità e che con tutta evidenza hanno prodotto dei risultati”. Pratiche fatte anche di conoscenze informali, che si sommano a quelle scientiche. “Peraltro, l’azienda ha rifiutato gli ammortizzatori sociali, probabilmente sulla scorta della volontà di andarsene al più presto: sarebbe stato un modo per guadagnare tempo. Questi lavoratori rischiano, così, di trovarsi senza lavoro né cassa integrazione”. 

Che cosa chiedono i sindacati? “Non una semplice riduzione degli esuberi“, replica Perego, “Su questo non siamo disponibili a trattare. Chiediamo che i livelli occupazionali restino quelli attuali e, soprattutto, che il centro di ricerca rimanga a Nerviano. Il tema fondamentale è perdere un laboratorio specializzato nelle patologie oncologiche che collabora anche con gli ospedali della zona per fornire terapie. Privarsene, disperderlo è follia: anche ricordando la partita dell’acquisto dei vaccini all’epoca del Covid, pagati a caro prezzo e soggetti alla disponibilità dell’estero, quello di prodursi i farmaci in casa è un fatto strategico di interesse nazionale”. Si cerca, dunque, un acquirente disposto a rilanciare il sito. La proprietà del Nerviano medical sciences group, contattata da Wired per fornire la propria versione, non ha risposto al momento della stesura di questo pezzo.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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