Cloudflare spiega il disservizio che ha messo fuori uso una buona parte del web
Il giorno dopo i disservizi che hanno interessato una buona parte del web, Cloudflare ha rilasciato maggiori informazioni sull’accaduto. Secondo Matthew Prince, amministratore delegato della compagnia, “il problema non è stato causato, direttamente o indirettamente, da un attacco informatico o da attività dannose di alcun tipo”.
Il problema è stato invece innescato da una modifica alle autorizzazioni di uno dei sistemi di database di Cloudflare. L’errore ha generato più voci in un file di funzionamento, raddoppiando le dimensioni e innescando delle misure di sicurezza che hanno bloccato la rete.
La natura improvvisa dell’interruzione
La natura improvvisa dell’interruzione aveva portato i tecnici a sospettare un attacco criminale di tipo DDoS (Distributed Denial of Service), che mira a paralizzare i sistemi di un’azienda, inondando di richieste gli indirizzi web che gestisce, da siti ad applicazioni.
Il sistema di gestione di Cloudflare
Il sistema di gestione a cui Cloudflare fa riferimento è chiamato Bot Management, e consente anche di analizzare la tipologia di richieste che arrivano verso un sito. Una soluzione sempre più usata dai clienti del colosso americano, che fa da ponte tra gli utenti finali e chi fornisce i contenuti, per monitorare l’eventuale presenza di sistemi automatizzati di intelligenza artificiale.
Il lancio di “pay per crawl”
A luglio, Cloudflare ha lanciato un esperimento chiamato “pay per crawl”, che permette ai proprietari di siti web di richiedere un compenso economico per la navigazione sulle loro pagine da parte di sistemi di intelligenza artificiale.
Il peggior disservizio degli ultimi anni
Cloudflare ha confermato che si è trattato del peggior disservizio degli ultimi anni. Per trovare un evento di portata simile, in cui la maggior parte del traffico principale ha smesso di fluire attraverso la rete, bisogna risalire al 2019.
Impegno per prevenire futuri disservizi
Sebbene il team tecnico sia riuscito a identificare e correggere l’errore ripristinando la normalità, Matthew Prince ha sottolineato l’impegno dell’azienda nel prevenire che simili configurazioni interne possano nuovamente paralizzare parti significative del web.
FP
