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martedì, Mar 03

Netanyahu ha vinto le ennesime elezioni in Israele, ma il governo è ancora in forse



Da Wired.it :

Likud e i partiti conservatori hanno ottenuto 59 seggi, due in meno per ottenere la maggioranza assoluta e formare il governo. Il premier uscente festeggia la vittoria, ma potrebbe non riuscire (di nuovo) a formare un governo

(Photo by Amir Levy/Getty Images)

Quella del 2 marzo era la terza consultazione elettorale nel giro di un anno, per Israele. Riuscirà, questa volta, il presidente uscente Benjamin Netanyahu a formare un governo di maggioranza? Gli ultimi dati dell’aggregatore di analisi elettorali Asia Elects, con il 97% dei voti scrutinati, danno in vantaggio l’area dei conservatori guidata da Netanyahu con 59 seggi. La soglia richiesta per la formazione di una Knesset – il parlamento israeliano – stabile è di 61 seggi. Uno scarto minimo che, però, potrebbe complicare le cose rendendo necessaria la formazione di una coalizione di maggioranza.

Netanyahu, però, nella notte ha già festeggiato i primi risultati con queste parole: “È stato un successo gigantesco, abbiamo fatto l’impossibile”.

Le altre forze in campo

I risultati definitivi potrebbero arrivare nel tardo pomeriggio, ma anche gli altri partiti hanno già iniziato a tirare le somme. I centristi del partito Blu e Bianco, guidato dall’ex segretario di stato maggiore, Benny Gantz, seguono Likud, il partito di Netanyahu, con uno scarto di 4 seggi; Lista Unita, partito di centrosinistra che rappresenta gli arabo-israeliani, dovrebbe essere riuscito a ottenere circa 15 seggi.

Questi risultati soddisfano i due sfidanti? Il partito Blu e Bianco è una novità nel panorama politico israeliano: è nato infatti all’inizio del 2019 su iniziativa di Gantz, appoggiato da personalità di alto profilo come due ex capi di stato maggioreMoshe Ya’alon e Gabi Ashkenazi. Un partito che, sin dalla sua nascita, si è presentato come l’unico vero sfidante alla leadership di Bibi Netanyahu, ininterrotta da quasi 10 anni. La Lista Unita, invece, può festeggiare uno dei migliori risultati mai ottenuti, come riportato da Aljazeera.

Dettaglio distribuzione dei seggi nella Knesset. Fonte: Haaretz.com

Una lunga campagna elettorale

Nonostante sia la terza volta che gli israeliani vengono chiamati al voto. la risposta è stata più che positiva: il tasso di affluenza è stato il più alto dal 1999. Un dato importante, forse derivante dalla volontà di traghettare il paese fuori da uno stallo politico che stava portando a gravi conseguenze sul piano dei servizi e del welfare. Gli elettori non sono stati scoraggiati da una lunga campagna elettorale, caratterizzata da fake news e colpi bassi tra gli avversari, tanto da spingere il presidente dello stato di Israele, Reuven Rivlin, a dichiarare che gli “israeliani non meritano un’altra terribile campagna elettorale che scade in simili livelli di sporcizia”.

Un colpo di scena, piombato sulle spalle di Netanyahu nelle ultime settimane, ha reso la competizione ancora più accesa. Infatti, il premier uscente è stato coinvolto in processi per truffa e corruzione (il primo dei quali inizierà il 17 marzo). È accusato di aver accettato centinaia di migliaia di sterline in regali di lusso da soci miliardari in cambio di favori da parte dei media israeliani e dei magnati delle telecomunicazioni, per avere una copertura di notizie positive. Pubblicamente, Netanyahu si è difeso sostenendo che i processi erano stati avviati dal procuratore generale Avichai Mandelblit con soli fini politici; strategicamente, invece, ha cercato anche di ottenere il voto di specifiche fasce dell’elettorato, come ad esempio i tassisti e chi vuole la liberalizzazione della marijuana (per la quale ha promesso la legalizzazione).

La frammentazione partitica

Perché è così difficile formare un governo di maggioranza in Israele? La motivazione principale è una legge elettorale puramente proporzionale. Viste le tante anime che compongono lo stato israeliano, una legge del genere riesce a rappresentare perfettamente le minoranze, ma al tempo stesso impedisce che vi sia una maggioranza chiara e netta il giorno dopo le elezioni. Caratteristica che, dalla fondazione dello stato, ha portato alla formazione di ben 34 governi. Ma è stata, negli anni, anche la fortuna di Netanyahu: sempre appoggiato da partiti minori che gli hanno dato la forza di avere una leadership politica, pressoché incontrastata, per quasi un decennio.

Gli scenari futuri

Gantz è ancora cauto con le dichiarazioni e attende che tutti i seggi siano scrutinati, ma stando alle dichiarazioni fatte in campagna elettorale, esclude un’alleanza con Lista Unita. Anche Likud e i partiti conservatori che appoggiano Benjamin Netanyahu hanno posto un veto: dicono che non faranno mai parte di un governo che non abbia come presidente dell’esecutivo il premier uscente.

 

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[Fonte Wired.it]