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sabato, Lug 22

Neuralink, la startup che la sfida nelle interfacce cervello-computer | Wired Italia



Da Wired.it :

Era il marzo del 2017 quando Elon Musk annunciava tronfio che a suo avviso non mancavano “più di quattro o cinque anni per avere un’interfaccia parziale con il cervello”. Lo diceva riferendosi a se stesso, naturalmente: aveva appena fondato Neuralink, una startup creata con lo specifico obiettivo di sviluppare, per l’appunto, sistemi che permettessero all’essere umano di fondersi con il computer – o, per metterlo in maniera leggermente meno distopica, interfacce cervello-macchina. Oggi, sei anni (e molti dubbi e polemiche) dopo, è arrivata l’approvazione della Food and Drug Administration (Fda, l’ente per la regolazione dei prodotti alimentari e farmaceutici degli Stati Uniti) per l’inizio della sperimentazione degli impianti cerebrali di Neuralink sugli esseri umani: un annuncio che ha lasciato tutti di sorpresa, visti i tre rifiuti ricevuti nei due anni precedenti e le dichiarazioni della stessa Fda, che aveva sollevato diversi dubbi relativi a possibili rischi per la salute umana legati alla sperimentazione. I problemi principali rilevati dall’ente regolatorio (prima dell’approvazione) erano soprattutto legati al pericolo di avvelenamento dovuto all’uso di batterie al litio nei dispositivi destinati a essere inseriti nel cervello, alla possibilità che i fili possano spostarsi e compromettere l’attività cerebrale e alle difficoltà riscontrate nella rimozione dei chip senza danneggiare il tessuto cerebrale. Questioni, insomma, legate al fatto che il dispositivo di Neuralink, al momento, è piuttosto invasivo; ed è proprio su questo punto che ha iniziato a muoversi la concorrenza. New Atlas racconta che Synchron, una startup australiana cofinanziata da Bill Gates e Jeff Bezos, vuole rubare la scena a Neuralink con un’interfaccia molto meno invasiva, e (a detta di chi ci lavora) più efficiente.

Un riassunto

Prima di spiegare come funziona, un rapido recap. Per interfaccia cervello-computer si intende un dispositivo composto di elettrodi che viene posizionato vicino a specifiche aree cerebrali, ne legge l’attività elettrica e la converte in segnali che possono essere utilizzati per controllare, per esempio, protesi artificiali, sedie a rotelle, e più in generale qualsiasi dispositivo elettronico, tutte operazioni che migliorerebbero molto la vita a persone che hanno perso le proprie funzioni motorie. Ma c’è anche chi va oltre, e immagina un futuro in cui interfacce di questo tipo possano essere usate anche per “aumentare” le possibilità di interazione con gadget e dispositivi. Oltre ai già citati Neuralink e Synchron, diverse altre aziende stanno provando a realizzare queste interfacce, e molte di loro hanno già raggiunto risultati interessanti.

Problemi di invasività

Il problema, come accennavamo a proposito di Neuralink, sta nel fatto che al momento quasi tutti i dispositivi di questo tipo sono invasivi. Molto invasivi, nel senso che per impiantarli bisogna letteralmente bucare il cranio del paziente: un’operazione delicata e potenzialmente pericolosa, e certamente un forte deterrente per sottoporsi all’impianto. E qui entra in scena Synchron, che ha scelto di seguire un approccio diverso: il suo dispositivo, chiamato Stentrode, è una sorta di mini-catetere che può essere iniettato nella vena giugulare e guidato attraverso i vasi sanguigni fino alla corteccia motoria del cervello. Una volta arrivato in posizione, si apre e posiziona i suoi 16 elettrodi là dove possono raccogliere i segnali cerebrali.



[Fonte Wired.it]