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lunedì, Feb 21

New York, il riconoscimento facciale genera discriminazioni e razzismo



Da Wired.it :

Da maggio scorso Amnesty International ha reclutato migliaia di volontari per mappare attraverso un browser sullo smartphone le telecamere a circuito chiuso installate a New York. I risultati pubblicati ora mostrano che non solo in quasi ogni angolo della città americana si può essere sottoposti a riconoscimento facciale per fini identificativi, ma che questo vale soprattutto nei quartieri dove la percentuale di abitanti non caucasici è maggiore.

Una violazione di massa del diritto alla riservatezza, che acuisce tra le altre cose l’atteggiamento discriminatorio della polizia di New York nei confronti delle minoranze visto anche che in passato queste tecnologie hanno dimostrato fallacie nell’identificare persone afroamericane. E così nell’ambito della campagna Ban the Scan, Amnesty ha lanciato un sito che consente agli utenti di scoprire quanto un percorso pedonale tra due luoghi di New York possa essere esposto alla sorveglianza di massa. Uno strumento di difesa per i cittadini contro la violazione della privacy e il razzismo sistemico delle forze dell’ordine.

Telecamere dome Hikvision

Sono almeno 2.430 gli impianti di sorveglianza targati Hikvision e Dahua acquistati dalle pubbliche amministrazioni. Dai piccoli Comuni fino a Palazzo Chigi. Wired li ha censiti, mentre si prepara il nuovo bando pubblico per la videosorveglianza che dovrà sciogliere i nodi sulla tecnologia del Dragone

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La campagna contro il riconoscimento facciale a New York

Il 7 agosto 2020 un commando di polizia ha fatto irruzione nell’appartamento di Derrick “Dwreck” Ingram, un afroamericano tra le figure di spicco del movimento Black Lives Matter. Ingram era considerato colpevole di aggressione a pubblico ufficiale per aver urlato nelle orecchie di un agente con un megafono durante una manifestazione. E secondo quanto emerso, la polizia di New York è risalita a lui incrociando le immagini del suo profilo Instagram con quelle rilevate dalle videocamere di sorveglianza sparse per la città. Il dipartimento di polizia non ha mai fornito spiegazioni sul modo in cui sia stata utilizzata la tecnologia, mentre molti altri afroamericani che partecipavano alle proteste di Black Lives Matter sono stati rintracciati attraverso lo stesso metodo.

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Il meccanismo è semplice: software di riconoscimento facciale usano algoritmi di visione artificiale per confrontare le immagini catturate su profili social, patenti e carte d’identità con quelle catturate dalle telecamere di videosorveglianza e memorizzate in un database senza alcuna richiesta di consenso

A gennaio 2021 l’organizzazione ha così lanciato Ban the Scan, una campagna per denunciare l’uso intensivo dei sistemi di tecnologia facciale. L’iniziativa, pensata come globale, è partita proprio da New York, che, a differenza di altre città statunitensi come Boston, Portland e San Francisco, non ha mai messo al bando il ricorso alla sorveglianza di massa da parte delle forze di polizia e quindi presenta un terreno fertile per le discriminazioni razziali da parte delle istituzioni.

Prima è stato creato un portale dove agli abitanti di New York è stata data la possibilità di lasciare le proprie esperienze sull’uso del riconoscimento facciale nei loro confronti da parte delle forze dell’ordine. Poi da maggio scorso diversi attivisti digitali hanno girato per la città per mappare le telecamere in modo che gli abitanti possano sapere dove viene usata la tecnologia. Ora sono stati pubblicati i risultati della ricerca, assieme a un sito dove le persone possono inserire i loro itinerari per verificare in quante telecamere si imbattono percorrendolo e in che percentuale sono esposti al riconoscimento facciale.

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Il razzismo sistemico della sorveglianza

Nelle conclusioni della ricerca si parla di oltre 25.500 telecamere mappate nella città di New York, mentre dal 2016 al 2019 la polizia locale ha usato la tecnologia di riconoscimento facciale in almeno 22mila occasioni.

La video-sorveglianza in una delle aree calde delle proteste di Black Lives Matter a New York (screenshot da Amnesty International)





[Fonte Wired.it]