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giovedì, Ott 31

no a pubblicità pesanti e cryptominer


Il fatto che l’advertising ancora oggi costituisca la principale fonte di reddito per Google e di conseguenza per la sua parent company Alphabet non significa che il gruppo di Mountain View sia disposto ad accettare e lasciar passare qualsiasi tipo di inserzione. Quelle pesanti, in grado di mettere a dura prova le risorse dei dispositivi impiegati per navigare, stanno per essere bandite. Il giro di vite arriverà con il rilascio di Chrome 80.

Chrome 80 con Heavy Ad Intervention

Il browser introdurrà quella che stando alle informazioni trapelate oggi sarà chiamata Heavy Ad Intervention, una feature che impedirà o quantomeno limiterà la visualizzazione delle pubblicità meno user friendly: tra queste anche i banner o i pop-up che riproducono video durante la consultazione di una pagina.

Nessuna pietà neppure per i cosiddetti cryptominer, una tipologia di malware sempre più diffusa che fa leva sulla capacità di calcolo del device colpito per generare criptovalute (Bitcoin o altro) da destinare ai wallet dei cybercriminali. Per ovvie ragioni compromettono le performance del computer e influiscono negativamente sulla durata della batteria.

La caratteristica può già essere testata scaricando e installando la versione Canary di Chrome 80. Per attivarla è necessario digitare “chrome://flags” (senza virgolette) nella barra dell’indirizzo, cercando la voce “Heavy Ad Intervention” e agendo sulla relativa impostazione (come visibile nello screenshot qui sotto), per poi riavviare il browser.

La funzionalità Heavy Ad Intervention tra i flag di Chrome 80 Canary

Andrà verificato se la feature avrà un impatto sul business di siti e portali che basano l’attività sugli introiti legati alle inserzioni pubblicitarie. Il compito di Google è quello di trovare il giusto equilibrio tra le loro esigenze e quelle manifestate dagli utenti, anche per evitare che questi ultimi si affidino a un ad-blocker che toglie di mezzo in modo indiscriminato ogni forma di advertising, con inevitabili ripercussioni per chi impiega tempo e risorse al fine di portare online i contenuti.



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