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venerdì, Apr 17

No, il nuovo iPhone Se 2020 non è la risposta di Apple alla crisi



Da Wired.it :

Il nuovo modello economico prosegue la strategia che punta a diversificare l’offerta e a grattare quote di mercato nella fascia media. Se ne parlava da oltre un anno, e la pandemia non c’entra niente. Basterà aspettare i prezzi degli iPhone 12

iphone se 2020
(Foto: Apple)

Nel mondo ci sono 1,5 miliardi di dispositivi Apple attivi. Non si tratta ovviamente di tutti top di gamma, come si dice. Al contrario: il pubblico di chi ama la Mela si divide in fedelissimi che acquistano subito le ultime novità e di adepti silenti che invece vanno ancora fieri del loro iPhone 5c magari con la scocca gialla e il display frantumato, dell’iPhone 8 svelato appena tre anni fa, anche se sembra un’infinità, o di un MacBook Air mid-2013 con processore i5 dual-core. Cupertino lo sa e da alcuni anni ha iniziato una strategia di diversificazione dei propri prodotti che ha esteso l’offerta alla cosiddetta fascia media.

L’esordio avvenne proprio con l’iPhone 5c, lanciato nel settembre 2013, per poi proseguire con il primo Se (tre anni più tardi) e a suo modo anche con l’Xr di due anni fa, pur sempre una versione più economica dei fratelli maggiori Xs e Xs Max. Senza contare i progressivi tagli ai listini man mano che arrivavano i nuovi modelli: oggi Xr costa 600 euro, al lancio di due anni fa 889. Il primo Se costava 509 euro ma per soli 16 Gb di memoria e 609 per quella da 64.

Senza perderci troppo nella storia dei gadget della Mela, è sufficiente questa rapida ricognizione per capire che la pandemia da coronavirus non c’entra niente, con il rilascio ieri – per nulla a sorpresa – del nuovo iPhone SE 2020. Se ne parlava da mesi, in salse e nomi diversi (iPhone 9? iPhone SE 2?), di un ulteriore tassello entry level che favorisse il ricambio di un parco smartphone più vecchio – non a caso iPhone 8 è contemporaneamente uscito dai listini – ma soprattutto portasse, alla fine dell’anno, il colosso californiano a sfoggiare ben cinque nuovi modelli: quello che parte da 500 euro, due versioni dell’iPhone 12 per così dire di base e due nuovi top di gamma che invece vedremo a settembre, al massimo ottobre. Al momento la line-up ufficiale è composta dalla serie 11, dal nuovo arrivato e dall’Xr.

Questa è la strategia da ormai qualche tempo ed è inverosimile – per ragioni di progettazione e supply chain, che semmai avrebbero potuto ritardare questo rilascio, non certo confermarlo come previsto intorno ad aprile – che Apple abbia accelerato o modificato in corso d’opera per proporci un iPhone da quarantena, mettendo così fine all’epoca dei fighetti che spendono 1500 euro per un telefono. Quelli ci saranno sempre, ed è probabile che attendano con ansia l’iPhone 12 Pro Max o come si chiamerà: iPhone Se 2020, di fatto una replica coi muscoli di iPhone 7 e 8, svelati quattro e tre anni fa, non è per loro che non potrebbero mai sopportare un display lcd. Il punto è che, pur tornata a crescere alla fine dello scorso anno nelle vendite di iPhone, Apple guadagna sempre di più dai servizi: a fine 2019 contava un totale di 480 milioni di abbonamenti fra Apple Music, iCloud, Arcade e Apple Tv+ e ha ritoccato da 500 a 600 milioni di abbonati il suo obiettivo per la fine del 2020, ma ovviamente tutto sarà da rivedere con la crisi.

Per cui, mentre deve pur sempre badare alla marginalità degli smartphone e degli altri dispositivi più costosi, ha bisogno di espandere ancora di più la sua base. Per farlo, non c’è scelta, bisogna scendere dal segmento premium: anzitutto per convincere il pubblico dei vecchi aficionados a riconvertirsi sena svenarsi. Poi per provare a grattare quote in quello di fascia media, dove si vende la maggior parte dei dispositivi e che è destinata a crescere, se è vero che le previsioni del comparto smartphone parlano di un -38% di consegne a marzo. Proprio quello, infatti, è il ring in cui i produttori cinesi se le sono suonate negli ultimi anni, offrendo telefoni con specifiche tecniche ben superiori all’iPhone Se 2020 e prezzi inferiori. Ma senza l’ecosistema Apple.

La stessa strada è stata d’altronde imboccata con i tablet: due anni fa Apple ne ha svelato uno economico poi aggiornato a 10,2 pollici che oggi parte dai 389 euro. Ha persino rimesso in circolazione l’iPad mini, con una quinta generazione svelata l’anno scorso dopo quattro anni di silenzio che invece costa da 459 euro. Fino a ricostruire, con i nuovi iPad Air (da 569 euro, presentati sempre l’anno scorso) e ovviamente la potente famiglia Pro (da 899), una gamma forse non per ogni tasca, ma per molte più tasche di prima. Semplicemente con iPhone è avvenuto lo stesso, e anche in anticipo.

Per cui la narrazione che vorrebbe l’Se 2020 tirato fuori dal cilindro in tempo per il crollo dei consumi e dei redditi e la bassissima propensione alla spesa dei consumatori globali di fronte al coronavirus sembra un modo di inquadrare scelte ben più complicate e radicate nel tempo dei piani produttivi con gli occhiali un po’ troppo appannati dalla mascherina che siamo costretti a indossare. Basterà aspettare i prezzi degli iPhone 12 per ricredersi.

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[Fonte Wired.it]