Seleziona una pagina
giovedì, Set 23

Nobel 2021, ecco le previsioni sui candidati



Da Wired.it :

Come di consueto, Clarivate ha pubblicato la lista degli scienziati in odor di Nobel. Compare anche un italiano, il fisico Giorgio Parisi

Nobel
(Immagine: Giorgio Parisi)

Tutto pronto per l’appuntamento scientifico più atteso dell’anno: nella settimana che va dal 4 all’11 ottobre, infatti, a Stoccolma saranno annunciati i premi Nobel 2021. Si comincerà con la medicina, lunedì 4, per poi proseguire con la fisica (5 ottobre), la chimica (6 ottobre), e, a seguire, letteratura, pace ed economia (rispettivamente 7, 8 e 11 ottobre). Come di consueto, la preparazione ai Nobel è cominciata con l’assegnazione dei loro cugini minori, gli igNobel, i premi per la scienza che “prima fa ridere e poi dà da pensare”, e prosegue con l’annuncio della lista messa a punto dagli esperti di Clarivate Analytics, che hanno selezionato i candidati più papabili al Nobel misurando le citazioni ricevute dai loro lavori in altri paper scientifici e studiando lo storico delle premiazioni. Nello specifico, la classifica è il risultato dell’analisi condotta dall’Institute for Scientific Information (Isi), che ogni anno valuta l’impatto dei ricercatori che hanno maggiormente influenzato la comunità scientifica internazionale. Eccoli.

Fisica

Giorgio Parisi

Concedeteci un pizzico di sano sciovinismo: cominciamo dalla fisica, perché per la prima volta dalla sua istituzione (la classifica di Clarivate è attiva dal 1989) nella lista è entrato un italiano. Si tratta del fisico Giorgio Parisi, professore emerito di Sapienza Università di Roma e già presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, inserito nei candidati “per le sue scoperte rivoluzionarie nel campo della cromodinamica quantistica e dello studio dei sistemi disordinati complessi”.

Seppur informalmente, il nome di Parisi è associato da diversi anni al premio Nobel per la fisica (“Qualche collega mi ha confessato di avermi candidato negli anni scorsi. Ma non si dovrebbe sapere. È un segreto che il comitato dei Nobel rende pubblico solo dopo 50 anni”, ha detto lo stesso Parisi in un’intervista rilasciata a Repubblica).

Nato a Roma nel 1948, il professor Parisi si è laureato nel 1970 con Nicola Cabibbo (anche lui legato al Nobel, anche se in modo piuttosto sfortunato e bizzarro: il comitato di Stoccolma, nel 2008, conferì il riconoscimento a due ricercatori giapponesi che avevano sviluppato una delle sue idee, lasciandolo fuori dai premiati. Speriamo non succeda lo stesso quest’anno), e ha proseguito la sua carriera al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) prima e all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), soggiornando anche per diversi periodi in università estere, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti.

Nella sua lunga carriera scientifica si è occupato di fisica delle particelle, meccanica statistica, materia condensata e molto altro, ottenendo risultati determinanti in ciascuna di queste aree; gli sono stati conferiti tutti i riconoscimenti più prestigiosi del settore (dalla medaglia Fields al Wolf Prize, passando per la medaglia Max Planck e la medaglia Boltzmann). Manca solo il Nobel. Per ora.

Alexei I. Kitaev

Kitaev è docente al California Institute of Technology e allo Institute of Quantum Information and Matter di Pasadena, in California. È stato inserito nella lista di Clarivate per i suoi studi che hanno contribuito allo sviluppo dell’informatica quantistica, e in particolare “per la computazione quantistica topologica, in cui l’informazione quantistica viene codificata e protetta usando le proprietà topologiche dei sistemi a molti corpi”. Sostanzialmente, si tratta di uno “schema” in cui la trasmissione delle informazioni quantistiche sono protette da possibili errori di comunicazione (o, più correttamente, gli errori vengono “corretti”) attraverso le proprietà fisiche intrinseche dei processori quantistici. Gli studi di Kitaev hanno gettato le basi matematiche per un nuovo tipo di computer quantistico che utilizza la materia su scala macroscopica per simulare il comportamento delle particelle su scala atomica.

Mark E. J. Newman

Mark Newman è un fisico anglo-americano, professore di fisica alla University of Michigan: fa parte dei papabili al Nobel “per le sue ricerche ad ampio raggio sui sistemi di rete, tra cui i suoi lavori sulle strutture di comunità e sui modelli di grafi casuali”. Per “struttura di comunità” si intende una proprietà delle reti complesse che indica la possibilità di raggruppare in un certo modo i nodi della rete stessa: i lavori di Newman hanno trovato applicazione in moltissimi settori, tra cui la psicologia, la sociologia, l’economia e la biologia – per esempio nello studio del rischio degli incendi boschivi, del comportamento sociale dei delfini e della “densità” degli elettori statunitensi. “La struttura e la funzione dei sistemi complessi”, uno dei lavori più importanti di Newman, è stato l’articolo che ha ricevuto il maggior numero di citazioni, tra tutti quelli pubblicati nel settore della matematica, tra il 2001 e il 2011.

Fisiologia e medicina

Jean-Pierre Changeaux

Spostiamoci sulla medicina. Il primo candidato indicato da Clarivate è Jean-Pierre Changeaux, professore emerito al Collège de France e all’Institute Pasteur di Parigi (e in altri istituti di ricerca). Changeux è un neurobiologo che si è dedicato allo studio della struttura molecolare dei canali di membrana e dei recettori, che giocano un ruolo fondamentale nel sistema di comunicazione del sistema nervoso, nell’apprendimento e nelle funzioni cognitive.

È stato inserito nella lista, in particolare, “per i suoi contributi alla nostra comprensione dei neurorecettori e per l’identificazione del recettore nicotinico dell’acetilcolina e delle sue proprietà allosteriche”. I recettori nicotinici, nello specifico, sono strutture chimiche fondamentali per il funzionamento del sistema nervoso e che svolgono diversi compiti, tra cui indurre la contrazione dei muscoli scheletrici e favorire la trasmissione degli impulsi nervosi agli organi.

Toshio Hirano e Tadamitsu Kishimoto

Hirano è presidente dei National Institutes for Quantum and Radiological Science and Technology e professore emerito alla Osaka University; Kishimoto è professore allo Immunology Frontier Resaearch Center della stessa università. Clarivate li menziona in virtù della “scoperta dell’interleuchina-6 e della descrizione delle sue azioni fisiologiche e patologiche che hanno contribuito allo sviluppo dei farmaci”.

L’interleuchina-6 è una molecola secreta dal corpo per stimolare le difese immunitarie, ad esempio durante un’infezione o in seguito a un trauma, ed è anche strettamente collegata alle cosiddette tempeste infiammatorie che possono insorgere (tra le altre cose) in seguito all’infezione da Covid-19. Dopo l’infezione, infatti, diverse cellule del sistema immunitarie producono e rilasciano grandi quantità di interleuchina-6, che a sua volta innesca la produzione di altre proteine pro-infiammatorie. Una reazione spropositata che può portare il sistema immunitario ad attaccare non soltanto i patogeni, ma anche gli organi sani, come avviene tipicamente nelle cosiddette malattie autoimmuni.

Karl M. Johnson e Ho Wang Lee

Johnson è professore emerito alla University of New Mexico, mentre Lee è l’ex presidente della National Academy of Sciences sudcoreana. Sono i due virologi che hanno identificato e isolato il virus Hantaan (hantavirus), responsabile della febbre emorragica con sindrome renale: si tratta di un patogeno diffuso da varie specie di roditori selvatici e domestici, trasmesso all’essere umano attraverso inalazione o contatto con urina, escrementi o saliva di un animale infetto. La febbre emorragica con sindrome renale, uno degli effetti dell’infezione da hantavirus, è caratterizzata da febbre, dolori addominali, mal di testa, mal di schiena e sindromi gastrointestinali e, nei casi più gravi, da emorragie interne che, in una piccola percentuale di casi, possono risultare fatali.

Chimica

Barry Halliwell

Arriviamo alla chimica. Halliwell, docente alla Yong Loo Lin School of Medicine e membro di decine di società scientifiche, è un possibile Nobel in virtù della sua “ricerca pioneristica nello studio dei radicali liberi, tra cui lo studio del loro ruolo e di quello degli antiossidanti nelle malattie umane”. Già negli anni settanta Halliwell si era fatto notare per i suoi lavori sui vegetali, e in particolare per la scoperta del cosiddetto ciclo glutatione-ascorbato, un processo metabolico delle piante; in seguito, si è dedicato allo studio dei radicali liberi: ha dimostrato la tossicità del radicale ossidrile, un metabolite dei superossidi, e ha sviluppato dei metodi per misurare i livelli di radicali liberi e per quantificare il danneggiamento che provocano nel dna umano. Negli ultimi anni, inoltre, si è concentrato sul ruolo dei radicali liberi e degli antiossidanti in malattie degenerative come l’Alzheimer.

William L. Jorgensen

“Per i suoi studi nel settore della chimica computazionale dei sistemi organici e biomolecolari in soluzione, che hanno contribuito alla progettazione e alla sintesi di nuovi farmaci”: recita così la motivazione dell’inserimento nella lista dei candidati al Nobel per la chimica di William Jorgensen. Lo scienziato, docente di chimica alla Yale University, si è dedicato al calcolo dell’energia libera delle reazioni tramite tecniche sia analitiche che numeriche; più in generale, gli obiettivi della sua ricerca sono lo sviluppo di metodi teorici e computazionali per comprendere più a fondo, e misurare quantitativamente, la struttura e la reattività di sistemi organici e biomolecolari. Jorgensen, inoltre, ha contribuito alla sintesi dei cosiddetti inibitori della trascrittasi inversa, una classe di farmaci antiretrovirali usati per trattare l’infezione da Hiv e l’Aids.

Mitsuo Sawamoto

Last but not least, la classifica si chiude con Mitsuo Sawamoto, chimico giapponese in forze alla Kyoto University specializzato nel campo della chimica dei polimeri. In particolare, Sawamoto ha scoperto il primo processo di polimerizzazione cationica negli esseri viventi e realizzato la prima polimerizzazione di radicali liberi dal vivo, una tecnica che consente di controllare il processo di polimerizzazione in modo da ridurre la concentrazione di radicali.





[Fonte Wired.it]