Sul piccolo e grande schermo le spie regalano forti emozioni, ma nel mondo reale ci vuole più metodo: parola di una professionista che ha lavorato per l’agenzia più celebre del mondo
Con una spia al centro della trama, il film o la serie tv raramente deluderanno. Tra le vette della serialità dell’ultimo decennio figurano infatti prodotti come Homeland e The Americans, e anche sul grande schermo i buoni film sul genere abbondano, anche abbastanza recenti, come l’eccezionale La talpa di Thomas Alfredson.
In questo video, Jonna Mendez, per anni in servizio alla Cia come capo della sezione travestimenti, passa in rassegna i film e le serie con al centro i servizi segreti, per svelare cosa è vero e cosa no nelle routine degli agenti al cinema o in tv.
Nei film, le spie si ritrovano sempre ad aprire una scatola e a scegliere il passaporto con l’identità del momento: è tutta scena e non succede, afferma Mendez, perché la contraffazione dell’identità è al contrario un processo meticoloso e puntuale. L’ex funzionaria della Cia critica anche la leggendaria Carrie Mathison, eroina di Homeland: non basta indossare una parrucca e cambiare solo il colore dei capelli, se stai per entrare in un paese a rischio (il viso è riconoscibile, se non camuffi almeno gli occhi).
Il camuffamento deve favorire inoltre una sensazione di anonimato, come spesso succede in The Americans. Grosse critiche anche per una scena di Mission Impossibile 3, dove Tom Cruise è travestito da prete: alla Cia non sono ammessi, per gli agenti, travestimenti da clerici, giornalisti o funzionari dei corpi di pace. Occhio anche alle scene con i gadget che possono essere letali – e non di rado l’ispirazione è reale. In una penna – spiega Mendez – si può inserire un microfono o una videocamera, ma anche una pillola letale: se ti catturano, è l’unico modo che hai per non rivelare i tuoi segreti.
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