Da Wired.it :
La notizia che il governo starebbe “insabbiando la verità” sull’emergenza Covid-19 vietando le autopsie è una bufala. Bastava leggere la circolare del Ministero della salute
L’ennesimo presunto complotto ordito dal governo e dalle autorità sanitarie ai danni dei cittadini è già stato smentito. Non è vero che il Ministero della salute ha vietato le autopsie sui corpi di chi, purtroppo, ha perso la vita a causa di Covid-19 e per rendersene conto basta leggere il testo della circolare, la n.15280 del 2 maggio 2020. Ecco i punti salienti della sezione C relativa a esami autoptici e riscontri diagnostici, quella sotto accusa.
Ecco la circolare dove il Ministero della Sanità ordinava di non fare le autopsie sui morti con Covid. Se si fossero fatte le autopsie, terapie sbagliate sarebbero state evitate e molte persone non sarebbero morte. Non volevano far venire fuori la verità. Volevano insabbiarla. pic.twitter.com/XKbhH3p00T
— Cesare Sacchetti (@CesareSacchetti) May 10, 2020
Al punto 1 della circolare si legge:
“1. Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.
L’espressione che ha generato il fraintendimento – chiamiamolo così, volendo lasciare la presunzione di buona fede – è quel “non si dovrebbe”, un condizionale che in lingua italiana non corrisponde a un divieto o a una proibizione senza possibilità di appello.
E infatti la circolare prosegue:
“2. L’Autorità giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia, la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria. Analogamente le Direzioni sanitarie di ciascuna regione daranno indicazioni finalizzate a limitare l’esecuzione dei riscontri diagnostici ai soli casi volti alla diagnosi di causa del decesso, limitando allo stretto necessario quelli da eseguire per motivi di studio e approfondimento”.
Dal testo si evince quindi che gli esami post mortem sono (e sono sempre stati) consentiti, a discrezione delle autorità giudiziarie e delle direzioni sanitarie nei casi in cui fossero necessari o per accertare la causa della morte o per fini di studio e approfondimento.
Le limitazioni alle autopsie additate dai complottisti come la prova nero su bianco che ci stanno nascondendo la verità sul coronavirus si spiegano al punto 3 della circolare ministeriale:
“3. In caso di esecuzione di esame autoptico o riscontro diagnostico, oltre ad una attenta valutazione preventiva dei rischi e dei vantaggi connessi a tale procedura, devono essere adottate tutte le precauzioni seguite durante l’assistenza del malato. Le autopsie e i riscontri possono essere effettuate solo in quelle sale settorie che garantiscano condizioni di massima sicurezza e protezione infettivologica per operatori ed ambienti di lavoro: sale BSL3, ovvero con adeguato sistema di aerazione, cioè un sistema con minimo di 6 e un massimo di 12 ricambi aria per ora, pressione negativa rispetto alle aree adiacenti, e fuoriuscita di aria direttamente all’esterno della struttura stessa o attraverso filtri Hepa, se l’aria ricircola. Oltre agli indumenti protettivi e all’impiego dei Dpi, l’anatomo patologo e tutto il personale presente in sala autoptica indosseranno un doppio paio di guanti in lattice, con interposto un paio di guanti antitaglio”.
Da questo passaggio è palese che non esiste alcun divieto di eseguire esami post mortem a patto che possano essere operati in condizioni di massima sicurezza sia per il personale sia per l’ambiente di lavoro: le autopsie, per esempio, possono essere eseguite solo in sale con determinate caratteristiche (adeguato sistema di aerazione o di filtri per l’aria), e deve esserci disponibilità di dispositivi di protezione individuale (citati in dettaglio nei punti successivi, che descrivono anche tutta un’altra serie di precauzioni e procedure più tecniche, senza dimenticare la sanificazione degli ambienti al termine).
In questo modo il Ministero risponde all’esigenza più impellente di tutelare i vivi, a fronte delle ancora incomplete conoscenze sul nuovo coronavirus e delle oggettive carenze del sistema sanitario, che si riflettono anche in questo ambito, come testimonia la denuncia della Società italiana medici legali e assicurativi (Simla).
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