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mercoledì, Apr 08

Non solo anime: 5 serie per conoscere (a distanza) un Giappone diverso



Da Wired.it :

Questi titoli sono per chi volesse esplorare – rigorosamente da casa – Tokyo e dintorni, soffermandosi sulla condizione femminile, il rapporto rituale con il cibo e il più scabroso porno

Il Giappone è ormai entrato a far parte del nostro quotidiano, non solo per il sushi e il ramen, ma anche per gli anime in streaming. A ribadirlo – come se ce ne fosse bisogno – è il programma delle novità Netflix per questo mese di aprile che, fra gli altri titoli, ha reso disponibili ulteriori capolavori dello Studio Ghibli, continuando un filone già iniziato nei mesi scorsi, insieme a numerosi anime, appunto. Per non parlare della chicca per fan devoti: l’uscita di Ghost in The Shell: SAC_2045, i cui episodi sono ispirati appunto al manga di Masamune Shirow. Per chi, però, volesse provare a oltrepassare i confini (ormai più che noti) dell’animazione e avventurarsi nell’esplorazione di un Giappone inusuale, ci sono cinque serie che raccontano la cultura di questo paese da punti di vista diversi, regalandoci finestre su tematiche affatto scontate, dalla condizione femminile al rapporto rituale con il cibo, fino al più scabroso porno.

1. Midnight diner: Tokyo Stories

Un gioiellino, sia per gli amanti della cultura jap sia per chi desidera conoscerla. La prima stagione è uscita nel 2016 su Netflix. La trama è semplice: ruota tutto intorno a un piccolo ristorante notturno che dalla mezzanotte in poi offre pasti caldi, anche su richiesta del momento “se ci sono in casa gli ingredienti”. Ogni puntata ha il titolo di un piatto tipico, che corrisponde all’ordinazione del cliente protagonista dell’episodio. Ogni dettaglio qui racconta il Giappone: le atmosfere soffuse della notte, gli ambienti stretti, un senso dell’umorismo un po’ assurdo, l’amore per le piccole cose e i drammi quotidiani delle persone comuni. Il gestore del ristorante è interpretato dal piacente Kaoru Kobayashi, star pluripremiata del grande schermo giapponese, fra l’altro riconosciuto dalla critica Miglior attore nel 2017 proprio per la seconda stagione della serie (uscita nel 2019, sempre su Netflix). Uno scorcio sugli aspetti più delicati di questa cultura, primo fra tutti il rapporto rituale con il cibo. E per chi volesse cimentarsi, ogni piatto protagonista viene raccontato con la rispettiva ricetta a fine episodio.

2. Tokyo Girl

Uscito nel 2018 su Amazon Prime Video, Tokyo Girl potrebbe essere paragonato a Sex and the City in versione nipponica. Sono 11 gli episodi, ciascuno intitolato con il nome del quartiere della città dove Aya risiede in quel momento della sua vita. La serie, infatti, segue la protagonista dall’età di 23 anni, quando si trasferisce nella grande metropoli, fino ai 40, quando ritorna nel paese d’origine, Akita. Si dipinge qui una Tokyo affascinante, mondana e contemporanea, dove Aya è la tipica donna in cerca di realizzazione personale, ovvero una bella carriera e un buon matrimonio. A metà fra l’indipendenza femminile intesa all’occidentale e i cliché prettamente giapponesi (la dedizione per il lavoro, la ricerca ossessiva di una sistemazione sentimentale), l’affascinante attrice Asami Mizukawa presta la sua bellezza ad Aya che, dopo un lungo percorso alla ricerca della felicità, la trova nelle piccole cose. Più risolta e meno inquieta di Carrie Bradshaw, si gode serenamente la sua maturità.

3. Aggretsuko

Ok, avevamo detto niente anime, ma sebbene si tratti di animazione, Aggretsuko è un caso particolare. Intanto perché è un ONA (original net anime), uscito su Netflix nel 2018; poi perché, pur nel rispetto degli schemi dell’anime classico, offre un ritratto molto critico della condizione femminile in Giappone. Diversamente da Tokyo Girl, Retsuko, piccola panda 25enne e single protagonista dei 20 episodi, non è risolta, non è serena ed è piuttosto arrabbiata per come sta andando la vita. Tant’è vero che la sera, dopo interminabili giornate in ufficio vessata senza sosta dal capo-maiale autoritario, sfoga la sua ira cantando (rigorosamente al karaoke) death metal. Quindici minuti a puntata di ilarità garantita, conditi da freddure abbinate a segno grafico rotondo e coccoloso, che sanno descrivere con ironia la pressione sociale, professionale e psicologica cui le giovani donne giapponesi sono sottoposte ogni giorno. Educate a sorridere sempre e a dissimulare le emozioni, covano collera e frustrazione. Meno male che c’è il death metal!

4. Love and Fortune

Non fatevi fermare dal titolo occidentale che sembra pensato per adolescenti romantiche. In Love and Fortune, in effetti, una parte di romanticismo c’è: la protagonista Wako, over 30enne che convive con il suo compagno, è coinvolta in un affair clandestino con un ragazzo di 15 anni che la porta a conoscere meglio se stessa. Al di là della trama, che non presenta particolari picchi di originalità, ci sono altri motivi di interesse in questa serie uscita su Netflix nel 2018: intanto ricostruisce molto bene i rapporti umani vissuti in Giappone – con tutta l’introversione e la chiusura da un lato, l’arroganza, la superficialità e i cliché sociali dall’altro –, così come ricostruisce bene ambienti, atmosfere, usi e costumi. In più, ci sono soluzioni di regia inaspettate, una certa disinvoltura con le scene di sesso che sorprende e una coraggiosa audacia nel proporre una storia d’amore così rivoluzionaria per la cultura locale. Il tutto raccontato con due stilemi tipicamente jap: la lentezza (amanti dell’azione siete avvisati) e la delicatezza (amanti dell’understatement siete avvisati).

5. Il regista nudo

https://www.youtube.com/watch?v=t_jqHR_T-E8

Nonostante la seconda stagione sia stata confermata, questo titolo – uscito nell’agosto del 2019 su Netflix – è stato ingiustamente trascurato dal grande pubblico. Basato su un personaggio reale, racconta l’avventurosa carriera del regista Tōru Muranishi, noto per i suoi film per adulti. Lo sfondo è quello del Giappone anni ’80, meticolosamente ricostruito, e di un sottobosco, quello dell’industria pornografica, dove paradossalmente resistevano grandi tabù. L’ambizione di Tōru era di rivoluzionare il settore, obiettivo che gli è riuscito rischiando in prima persona. La serie non è strettamente biografica, ma ha il merito di raccontare un personaggio insolito e di restituire un quadro altrettanto inaspettato della cultura giapponese: tramite la lente del cinema per adulti ha ingrandito temi come la condizione femminile, la libertà di espressione, la censura, il senso del pudore.

Di Daniela Giambrone

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[Fonte Wired.it]