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mercoledì, Lug 08

Normal People, questa volta la serie dell’anno è sentimentale



Da Wired.it :

Dodici puntate da mezz’ora di fuoco l’una, per raccontare come il sesso e il desiderio siano una dittatura a cui nessuno può sottrarsi. Dal 16 luglio su Starzplay (leggi AppleTv)

Chi l’avrebbe mai detto che in Irlanda ci si possa amare così tanto e in modi così carnali, viscerali, umani!

Quella che probabilmente è la serie dell’anno, Normal People, questa volta è romantica. Parte il 16 luglio su Starzplay, piattaforma on demand del canale americano Starz che da noi si trova su AppleTv, ma ha già finito da tempo la sua corsa in patria. È tratta dal romanzo omonimo di Sally Rooney (che ha anche co-sceneggiato) e si muove su un canovaccio che più canovaccio non si può: lui e lei si conoscono a scuola e cercano di stare insieme, in qualche maniera, fino alla fine dell’università. Non c’è nessuna trama, c’è solo il passare del tempo a osteggiarli (come nei migliori melodrammi del resto), eppure lo stesso al momento è il miglior titolo dell’anno.

Fin dalla prima delle 12 puntate da circa 30 minuti l’una è evidente perché Lenny Abrahamson (che imposta tutto lo stile all’inizio e torna per qualche altro episodio poi) comprende perfettamente la materia narrata e riesce ad infondere da subito un eccezionale pudore dei sentimenti, che si riflette di corsa in pudore del narratore. Quello che in altre storie è sbattuto in faccia, quasi scontato, qui va guadagnato. Abbattere il muro di riservatezza dei personaggi è difficile e ci vuole tempo, ma è anche terribilmente soddisfacente.

Marianne e Connell si corteggiano a vicenda con un misto perfetto di desiderio palpabile (si vede subito che la trama è scritta da una donna, mentre la serie è impostata da un uomo) e riluttanza nordica a cedere esplicitamente alla dittatura dei sentimenti, che sarà la cifra stilistica di tutto il racconto e il suo fascino profondo. Invece di rimestare nelle solite dinamiche, invece di inserire l’amore sullo sfondo di altri intrecci, qui avviene il contrario. Qualsiasi evento che riguardi i protagonisti è sullo sfondo della storia del loro avvicinarsi e allontanarsi.

Un ragazzo atletico, che però non risponde allo stereotipo del capitano della squadra di football irlandese, e una ragazza acida, supponente ed emarginata, che è tutto tranne che la solita sfigata, con il passare delle ore e degli episodi acquistano dimensioni e mutano al mutare delle persone che frequentano, si contraddicono e fanno anche cose orribili senza che il nostro giudizio su di loro cambi. Come fossero conoscenze di vecchia data, viene loro permesso tutto, perché “del resto sono fatti così” e intanto siamo sempre più partecipi della tensione verso un sentimento che pare incoronabile.

Raramente una serie si è impegnata così tanto nel complicare le acque di un rapporto, riuscendo a rimanere costantemente a quella distanza a cui due magneti vibrano, si agitano e sono lì lì per scattare e attirarsi, ma ancora non ce la fanno. Senza un briciolo di azione (eppure con tantissimo sesso ripreso molto bene e recitato con un trasporto fuori dalla realtà di ogni giorno e dentro la proiezione dei sogni individuali), Normal People tiene lo spettatore sulla punta del divano, portando il pubblico con delicatezza a capire, in un caldissimo pomeriggio estivo rinfrescato a furia di ghiaccioli, che nonostante quel che accade, nessuno dei due è se stesso se non con l’altro.

Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal, i protagonisti, sembrano invece averlo capito alla perfezione da subito, con un’intelligenza attoriale sicuramente indirizzata alla perfezione da una regia che, a parte perder tempo con sciocchi giochetti temporali negli episodi centrali, è sempre precisissima e mai vezzosa. I due attori, nonostante abbiano ben poco alle spalle, sono perfetti. Uno ha la fissità di Ryan Gosling, quell’attendismo che pare sempre lasciare all’altro l’azione per tenere per sé la reazione e che nel vuoto tra le battute inserisce il proprio contributo; l’altra ha la bellezza algida di Anne Hathaway, ma senza la sua naturale inclinazione alla leggerezza, bensì con una gravitas esistenziale che quando viene sollevata apre spiragli di cielo tra le nuvole.

Entrambi sanno esaltare molto bene gli incredibili giri di parole che i loro personaggi fanno per dirsi qualcosa, l’atroce girare intorno al punto per poi buttarcisi a capofitto anche solo con un sopracciglio alzato o una piccola apertura stupita della bocca. Attraverso queste poche idee declinate benissimo e tirate lungo un climax che dura per tutta la serie fino al gran finale, Normal People si afferma come un racconto di pelle, di attrazione delle carne e di minuscoli dettagli erotici. La materia di cui è fatta questa produzione è il desiderio latente e costantemente inappagato, una sete di unione profonda che fa venire un’irrefrenabile voglia di provare i medesimi sentimenti.

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[Fonte Wired.it]